Gli strumenti della conoscenza

giorgia.digiacomo
Dr.ssa Giorgia Di Giacomo Psicologo, Psicoterapeuta

Le teorie filosofiche hanno cercato in vari modi di spiegare come avvenga la nostra conoscenza del mondo esterno, ma spesso si tratta di ipotesi non fondate sull’osservazione e l’esperienza, bensì su teorie preconcette dalle quali viene fatta dipendere la soluzione di questo che è uno dei più affascinanti e misteriosi problemi che l’uomo si sia posto. Per affrontare la questione in sede strettamente psicologica, cioè scientifica, cominciamo col distinguere tre elementi fondamentali del nostro rapporto col mondo esterno: in primo luogo il mondo esterno medesimo, colle sue caratteristiche fisiche che, variamente agendo su di noi, determinano cambiamenti sugli organi di senso, cioè gli stimoli; in secondo luogo gli strumenti di cui disponiamo per accorgerci di tali cambiamenti, cioè gli organi di senso; infine lo schermo su cui i cambiamenti avvertiti dagli organi di senso si vengono a proiettare, cioè il campo della coscienza. Gli stimoli ( una luce, un suono, un sapore...) vengono ricevuti dallo stimolo sensoriale specifico (cioè adatto per riceverli) e trasmessi sul campo della coscienza che li percepisce. Psicologi e filosofi hanno parlato e scritto molto sulle sensazioni, avendole considerate come gli elementi più semplici della vita intellettiva, come gli “atomi” psichici, la cui combinazione determina i processi mentali superiori. Questa ipotesi in realtà ha permesso di giungere ad un approfondimento notevole del meccanismo della conoscenza ed ha dato luogo ad una scienza, l’estesiologia ( parola che significa “dottrina del sentire” perché deriva da aistesis che in greco vuol dire “sensazione”) che riunisce i dati anatomici, fisiologici e psicologici relativi alla sensibilità. Però, pur apprezzando i dati estesiologici, oggi si ritiene che il meccanismo della conoscenza non si possa spiegare se non come una manifestazione sintetica e cioè una manifestazione in stretta dipendenza con tutto il dinamismo della personalità individuale. Non si può parlare di singole sensazioni e percezioni: la nostra conoscenza del mondo esterno ha carattere unitario e globale. Un bambino che tra il fogliame di un pesco scorge un frutto e lo riconosce, non compie solo un’operazione visiva di natura fisiologica, ma anche un’operazione senso-percettiva, che richiede l’intervento della funzionalità psichica; per i suoi occhi, infatti, il frutto è solo una macchia giallo-rossa. Egli inconsciamente, integra i dati sensoriali per poter percepire la forma tonda del frutto, ne pregusta anche il sapore e tutto ciò lo porta ad impadronirsi o meno di esso. Si può notare, allora, che il puro fatto visivo non permette la rappresentazione dell’oggetto; perché ciò avvenga, si richiede anche un’operazione percezionale.

Data pubblicazione: 11 luglio 2011

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