Psicologia e patologia delle sette sataniche

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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta

Diverse sono le ideologie “religiose” ed i credi che aleggiano tra gli appartenenti ad una setta satanica

Dal quotidiano “Libero” del 10/6/04  
Di Armando De Vincentiis

Cosa spinge un individuo ad aderire ad una setta satanica e quali sono le caratteristiche psicologiche di un satanista?

Diverse sono le ideologie “religiose” ed i credi che aleggiano tra gli appartenenti ad una setta satanica. Esse sono per la maggior parte confuse, prive di un vero retroterra culturale o di una tradizione storica ed esprimono una fusione di credenze, miti, idee pseudoreligiose ed invenzioni new age. In alcuni casi non vi è nemmeno la credenza nel diavolo, così come è visto nelle sue vesti dalla normale tradizione cattolica. Quest’ultimo viene contornato dai significati più diversi. A volte è considerato solo come il simbolo di una libertà interiore, una libertà psicologica e di costume ed è proprio questo che sovente spinge verso comportamenti illegali. In altre occasioni, e non si sa il perché, il diavolo è considerato come il  portatore di qualche  bene misterioso e di salvezza dell’animo umano. Infine, ed è questo il significato più noto e ricercato, la sua adorazione rappresenta la forma più alta, più potente di trasgressione e di anticonformismo sia sociale sia psicologico.

Adorare il diretto nemico di Dio, effettuare sacrifici in suo onore, agire nel suo nome, conferisce al satanista una sorta di privilegio, una sensazione di diversità e di onnipotenza. Queste sono le caratteristiche più comuni e superficiali che delineano il quadro degli appartenenti ad una setta satanica. L’adepto cerca, appunto, quella gratificante sensazione di essere privilegiato rispetto ai comuni mortali. Ma dietro la ricerca di tutto questo ci sono delle condizioni psicologiche ben precise, a volte di
debolezza e di solitudine,  a volte di vere e proprie psicopatologie.
Non esiste un profilo unico, ma diverse esigenze di varia  natura trovano nutrimento quando si entra in qualche tipo di setta, anche se quelle sataniche sostengo e alimentano le esigenze più estreme.

Il bisogno di appartenenza ad un gruppo è la motivazione più semplice. Purtroppo questo sviscerato bisogno di farsi accettare più spingere addirittura una personalità particolarmente debole a commettere qualche atto illecito. L’effettuare qualcosa di estremo è un rituale di iniziazione tipico di qualche setta e se non lo si commette si è fuori. Per un giovane a caccia di valori che lo rendano unico e riconosciuto nello stesso tempo, il commettere un atto estremo assume una importanza straordinaria, una prova per il gruppo e soprattutto per se stesso.

Il bisogno di dipendenza e di protezione è un altro elemento che spinge ad aderire ad una setta satanica. L’adepto è in continua ricerca di figure protettive particolarmente forti e, tali considera gli adoratori del diavolo. Chi può garantire una protezione assoluta dal male se non, paradossalmente, chi lo professa? In questa occasione l’individuo è incapace di vivere in modo autonomo, di prendere decisioni ed ha il continuo bisogno di una supervisione potente che solo questo tipo di gruppo è in grado di dargli.

Un’altra esigenza presente tra gli appartenenti ad una setta è quella di ricercare simboli significativi che possano dare colore alla propria vita. Si tratta di particolari individui che vivono una condizione di  solitudine anche nell’ambito della stessa famiglia all’interno della quale sono svalutati, non considerati e dalla quale non hanno avuto la possibilità di creare una immagine di sé forte e piacevole. Questi cercano all’esterno dei valori in grado
di gratificarli, non ha importanza quale sia il contenuto di questi valori,  l’importante è aderirvi e più essi sono speciali più fanno presa. In questa particolare condizione psicologica un simbolo che nega i valori più comuni come il rispetto e  la solidarietà, appunto rappresentato dalla figura del diavolo, è fortemente accettato ed interiorizzato. Rifiutare i più naturali valori sociali rappresenta, in questo caso, il rifiuto dei valori della propria famiglia.

La paura del diavolo rappresenta un ennesimo elemento che spinge paradossalmente  ad adorarlo. Una educazione religiosa particolarmente rigida e immatura, improntata sulla credenza e sul timore dell’influenza del diavolo può spingere verso comportamenti che hanno la pura funzione di esorcizzare questa paura ed il modo migliore per farlo è quello di stipulare un vero e proprio patto di alleanza con la diretta fonte dei propri timori. “Se adoro il diavolo, lui non può infierire su di me, se gli rendo omaggio lui mi proteggerà da lui stesso” , questo è il ragionamento sottostante a tale comportamento.

Infine, tipico del capo setta, è il bisogno narcisistico di onnipotenza. Il leader è lui stesso, in alcune occasioni, venerato come il rappresentante diretto dell’oggetto di culto. Ha una personalità forte ed incisiva, è spesso animato da ambizioni morali fantasiose e irraggiungibili come ad esempio l’eliminazione nel mondo del credo cattolico, la ricerca di particolari libertà sessuali e considera assolutamente negativa ogni forma di limitazione sociale. Come   ogni capo setta può evidenziare una particolare umiltà e semplicità, ma in realtà nasconde una sorta di superbia che lo rende intollerante verso tutti coloro che la pensano diversamente da lui. Egli pretende atti di devozione estrema in cambio di una qualche particolare salvezza che promette in nome di Satana o di qualche altro demone da lui presentato o addirittura inventato.
Anche in questa occasione vi è la presenza di una reazione psicologica a qualche frustrazione subita, una massiccia  mancanza di considerazione che lo ha fatto sfociare in una ricerca continua di gratificazioni  che solo dalla venerazione dei suoi adepti riesce ad ottenere. Oppure qualche torto subito da figure significative della sua vita che cerca di rivendicare attraverso il rifiuto delle regole, della morale e mediante l’imposizione di nuove regole da lui create.

Superficialmente il satanismo, come detto in precedenza, è voglia di trasgredire e non c’è alcun dubbio che con esso si trasgredisca, basti pensare ai recenti fatti di cronaca, tuttavia il fenomeno rappresenta un condensato di malesseri più profondi, una spasmodica ricerca di situazioni diversificate tra di loro che trovano nelle sette il terreno più fertile e dietro una apparente espressione dei potenti istinti più trasgressivi dell’uomo, si celano le più profonde debolezze dell’animo umano.

Data pubblicazione: 02 giugno 2010

Autore

a.devincentiis
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 1996 presso Università La sapienza di Roma .
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Puglia tesserino n° 1371.

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