Body shaming :quando le parole sono frecce avvelenate
Quando si sente parlare di bodyshaming si parla di tutti quegli atteggiamenti che un gruppo di persone o una persona adotta con derisioni,mortificazioni rivolte a difetti fisici. Questa situazione di giudizio continuo e negativo provoca effetti deprimenti sulla persona di cui sono oggetto. Talvolta se la vittima non ha una”blindatura mentale” viene compromessa vita professionale e privata.
Un esempio che ci descrive bene ciò che ho detto è la parabola della ginnasta Katelyn Hoashi. Promettente stella della ginnastica artistica, è arrivata a fare performance migliori di Simone Biles, un’atleta con un paniere ricco di titoli mondiali e ori tra cui i 4 più luccicanti sono quelli olimpionici.
La breviforme Katelyn pur essendo eccellente sul tappeto riceveva battute di cattivo gusto riferite alla sua forma fisica, alla sua linea non esile e ogni notte la passava a vivere il dolore di quelle parole che risuonavano in un ritornello infernale. Alla fine la mente cedette, e le Olimpiadi divennero un obiettivo non più alla portata della ginnasta che rientrata in categorie nazionali senza più le frecce avvelenate del body shaming cominciò a volteggiare come nessuna mai aveva fatto stupendo tutti per come riuscisse a volteggiare con un corpo fuori dai canoni classici della danza artistica.
Ora la sua vicenda negativa ci insegna che cedere alle frecce avvelenate dei giudizi negativi vuol dire perdere il controllo della propria vita.