Gastrite? Olga ci aiuta...
Il termine gastrite è spesso usato in modo improprio e fuorviante nel linguaggio comune.
Svariate situazioni nelle quali compare dolore o bruciore epigastrico non meglio caratterizzato vengono etichettate come ‘gastrite’.
In realtà la diagnosi di gastrite prevede un esame istologico eseguito su biopsie della mucosa gastrica eseguite in corso di gastroscopia ed indica genericamente una condizione infiammatoria della mucosa stessa.
Esistono tuttavia diversi tipi di gastrite con conseguenze cliniche molto diverse e da tempo si sentiva la necessità di una classificazione precisa che potesse orientare il medico nelle scelte terapeutiche e nei controlli da effettuare una volta posta la diagnosi, essendo le classificazioni precedentemente in uso poco soddisfacenti per diverse ragioni.
Il problema è stato brillantemente risolto da Olga, ovvero da un gruppo internazionale di scienziati che hanno messo a punto un sistema detto appunto OLGA (Operative Link on Gastritis Assessment) che tiene conto del grado di atrofia della mucosa e della posizione nello stomaco dove questa atrofia viene identificata.
I dati che se ne ricavano sono importantissimi perché il grado di atrofia si correla direttamente alla possibilità di sviluppare un cancro.
Il sistema prevede che vengano eseguite almeno cinque biopsie nello stomaco, due nell’ antro, una all’ angulus e due nel fondo. In ogni campione il patologo deve descrivere l’ eventuale presenza di atrofia e se presente descriverla come lieve, moderata o severa.
In questo modo si ottengono quattro ‘stadi’ di gastrite da I a IV dove l’atrofia è progressivamente maggiore.
E’ quindi possibile proporre controlli endoscopici più ravvicinati ai pazienti classificati come olga III e IV e meno frequenti negli stadi I e II.
L’integrazione di questo dato con la ricerca di Helicobacter Pylori e con un altro quadro istologico detto metaplasia intestinale permette un inquadramento ottimale del paziente ‘gastritico’.
Questo dato, oltre a permettere una diagnosi precoce pù’ mirata nei casi a maggiore rischio permette di utilizzare al meglio le risorse evitando di eseguire gastroscopie troppo ravvicinate non necessarie.
Una gastroscopia ‘ben fatta’ in un paziente con gastrite deve prevedere quindi almeno cinque biopsie e l’esame istologico deve definire la classe di appartenenza secondo...Olga.
Dig Liver Dis. 2008 Aug;40(8):650-8