Reflusso gastroesofageo: l’esperto risponde

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Dr. Claudio Zulli Gastroenterologo

Da molti esperti riconosciuta come una delle “epidemie” del ventunesimo secolo, il reflusso gastroesofageo rappresenta una problematica troppo spesso sottovalutata dalla popolazione a causa della sfumatura dei suoi sintomi e della scarsa attenzione che a questi viene data

 

Cosa è? Il reflusso gastroesofageo, noto anche come reflusso acido, si verifica quando il contenuto acido gastrico risale nell’esofago. Tale condizione rappresenta una condizione fisiologica. Infatti la maggior parte degli episodi sono asintomatici. Quando le quantità di contenuto gastrico che risalgono in esofago aumentano, oppure aumenta l’acidità di questo rigurgito, possono comparire i primi sintomi. A questo punto si parla di malattia da reflusso gastroesofageo.

Come riconoscerlo? Il reflusso può causare sintomi tipici come l’acido in gola, il bruciore al centro del petto fino al dolore durante la deglutizione. Oltre a questi sintomi caratteristici, il reflusso gastroesofageo si può presentare con dei sintomi meno tipici come la tosse, la diminuzione della voce, la raucedine, l’asma, la faringite, le erosioni dentali.

Come curarlo? Curare il reflusso si può e non sempre sono necessari farmaci o rimedi omeopatici. Per curare la malattia da reflusso vanno prima di tutto modificati lo stile di vita e le abitudini alimentari, facendo attenzione al mettere in atto piccoli accorgimenti dietetici e comportamentali:

  • DIETA: sana ed equilibrata con pasti frequenti (4-5 al giorno), poco abbondanti e consumati lentamente. Gli alimenti da evitare assolutamente sono i cibi piccanti, brodo di carne, caffè, tè, agrumi, menta, cacao, alcolici, cipolla, pomodori oltre ai cibi ricchi di grassi come le fritture, i formaggi stagionati, il cioccolato, le carni grasse, ecc. Tra le verdure, è consigliabile evitare la lattuga.
  • STILI DI VITA: Evitare di andare a letto subito dopo la cena. Il sonnellino pomeridiano è assolutamente da abolire. Alzare la testata del letto di circa 10-15 cm sembra essere uno dei rimedi più utili per combattere i sintomi del reflusso notturno. Non indossare cinture o pantaloni stretti. Non fumare, non bere alcolici. Praticare almeno 30 minuti di attività fisica moderata al giorno.

Alcune curiosità

La diagnosi: il numero di persone affette da malattia da reflusso gastroesofageo è paragonabile a un iceberg di cui la gran parte sommersa corrisponde alle persone con diagnosi difficile. La punta dell’iceberg, invece, è rappresentata dai pazienti in cui questa malattia viene adeguatamente riconosciuta e curata.

La gastroscopia: Il reflusso gastroesofageo non sempre si accompagna a danni dell’esofago visibili con la gastroscopia, quindi una gastroscopia negativa non vuol dire che non abbiate la malattia.

I fattori predisponenti: esistono delle condizioni cliniche che favoriscono l’insorgenza o il peggioramento della malattia da reflusso. Ad esempio nella gravidanza la pressione esercitata dal feto sullo stomaco favorisce il reflusso; nell’obesità, invece, il grasso addominale oltre a comprimere lo stomaco, blocca la chiusura della valvola che separa l’esofago dallo stomaco, favorendo il reflusso dell’acido. Altre condizioni predisponenti sono l’ernia iatale (quando parte dello stomaco risale nel torace) e l’ansia e lo stress.

Le complicanze: la maggior parte dei pazienti affetti da questa malattia non svilupperanno mai complicanze. Quando invece sono presenti dei fattori predisponenti e il reflusso è presente da molto tempo o le quantità di acido che risalgono nell’esofago sono troppo elevate si possono verificare delle complicanze della malattia come ulcere o stenosi esofagee, infiammazione delle corde vocali o dei bronchi, esofago di Barrett, fino al tumore dell’esofago.

E ricorda: Se dopo aver seguito rigorosamente i consigli generali sulle abitudini alimentari e sullo stile di vita non hai trovato alcun beneficio, rivolgiti allo specialista di fiducia.

Data pubblicazione: 08 agosto 2016

5 commenti

#1
Utente 329XXX
Utente 329XXX

Buonasera, soffro di ernia iatale con esofagite classificata di grado C, ulcera bassa (altezza cardias) ed esofago di Barrett con prelievo, in sede di gastroscopia (anno 2013) per esame bioptico di cellule dell'esofago ad altezza del cardias senza, fortunatamente, alcun riscontro di tipo tumorale. Ho effettuato nel 2015 la seconda ed ultima gastroscopia che dovrò, secondo visita gastroenterologica, ripetere nel 2017. La mia terapia si basa sull'inibitore di pompa protonica (Lucen 40 e poi 20 mg, nel mio caso) e su dieta e attività sportiva che, ahimé, non riesco sempre a sostenere. Ho sentito dire che il trattamento diaframmatico osteopatico possa essere un'ottima arma associata al Lucen e alla dieta con attività sportiva: posso provare a chiedere anche al mio fisioterapista un trattamento viscerale o la competenza è esclusivamente dell'osteopata (specializzato in metabolismo), in quanto avente maggiori competenze? Grazie se potrete rispondermi.

#2
Dr. Claudio Zulli
Dr. Claudio Zulli

Gentilissimo,
il tipo di trattamento "diaframmatici osteopatico" non è contemplato in alcuna delle linee guida per il trattamento della patologia di cui è affetto.
Per tale motivo la inviterei ad affrontare la sua problematica seguendo accuratamente i consigli dello specialista gastroenterologo poiché l'evidenza di esofago di Barrett è una condizione patologica da affrontare con molta attenzione e cura.
Cordiali saluti

#3
Utente 329XXX
Utente 329XXX

Grazie, altro elemento: le cellule mutate dell'esofago possono tornare come prima dopo il trattamento o tale mutazione è irreversibile?

Grazie

#4
Dr. Claudio Zulli
Dr. Claudio Zulli

Dipende dal tipo di mutazione.
La metaplasia è certamente reversibile, la displasia solo in alcuni casi e previo accurato inquadramento diagnostico secondo linee guida e con strumenti all'avanguardia.

#5
Utente 329XXX
Utente 329XXX

Grazie mille, provvederò a nuova gastroscopia nel 2017, come prescrittomi, e valuterò col gastroenterologo il da farsi, arrivederci!

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