Macrocefalia benigna dell'adulto
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Cosa si intende per macrocefalia benigna?
La macrocefalia benigna dell’adulto è caratterizzata da una circonferenza cranica superiore al valore normale, che mediamente è 55 cm nella donna e 58 cm nell’uomo.
In assenza di segni e sintomi patologici, uno scostamento del 5 per cento, corrispondente a 8 cm, è accettabile, rientrando nei margini statistici e nelle usuali oscillazioni di qualunque parametro fisiologico.
Ciononostante, la macrocefalia benigna è spesso vissuta male, comportando un disagio psicologico inaccettabile. Un disagio non diverso da quelli ingenerato da un eccesso o difetto di statura (gigantismo e nanismo benigni), macromastia e ipomastia (volume eccessivo o insufficiente del seno femminile), il collo e il naso abnormemente lunghi, e così via. Da qui la ricerca affannosa di soluzioni anche drastiche, come la chirurgia.
Mi sono sempre vergognato della circonferenza della mia testa che misura 62 cm, si può parlare di microcefalia nel mio caso?
👉🏻L'esperto risponde Una testa di circonferenza 62cm circa, è normale?
La macrocefalia benigna nell'adulto si può correggere?
Purtroppo, a differenza di altre anomalie, la macrocefalia benigna dell’adulto non è suscettibile di correzione chirurgica.
Anziché subirla come un’onta, andrebbe pertanto accettata nella consapevolezza non solo della sua compatibilità con un’esistenza normale, ma anche del suo significato biologico moderno.
Un significato inteso come frutto di una lotta per la sopravvivenza che seleziona le qualità migliori trasmettendole alla discendenza (Darwin, 1869). A parte Darwin, si veda “La rivoluzione darwiniana” in “La medicina che cavalca la Natura” (Silvestrini, 2024). In quest’ottica, una frustrazione può essere trasformata in una qualità, da esibire con fierezza.
Se ne parla in questa nota, da leggere come esempio di prescrizione psicologica evoluzionistica in una sindrome da complesso di inferiorità.
Inquadramento nello sviluppo: il declino funzionale neuronale in pubertà
Durante lo sviluppo cerebrale, l’infanzia e la prima adolescenza rappresentano fasi di intensa neuroplasticità, in cui la crescita sinaptica e la mielinizzazione procedono a ritmo sostenuto. Tuttavia, con l’ingresso nella pubertà, si assiste a un fenomeno paradossale: la cosiddetta “potatura sinaptica”, ovvero l’eliminazione selettiva di connessioni neuronali ritenute superflue.
Questo processo, pur essendo fisiologico, segna l’inizio di un rallentamento funzionale: il cervello smette di espandersi in termini di potenziale cognitivo e si orienta verso l’efficienza e la specializzazione.
In altre parole, i neuroni non “smettono di funzionare”, ma cessano di generare nuove reti con la stessa intensità, riducendo la capacità di apprendimento fluido e creativo tipica dell’infanzia.
La macrocefalia benigna, se presente, può essere vista come un residuo strutturale di questa fase espansiva, una testimonianza anatomica di un cervello che ha avuto più spazio per crescere e connettersi.
Il significato evolutivo della mutazione che ha favorito l’Homo sapiens macroencefalizzato
La macrocefalia è una delle caratteristiche distintive dell’Homo sapiens rispetto ai suoi predecessori.
Studi genetici recenti hanno identificato mutazioni in geni come ARHGAP11B e NOTCH2NL, che hanno contribuito all’espansione della corteccia cerebrale. Queste mutazioni non solo hanno aumentato il numero di neuroni, ma hanno anche prolungato il periodo di sviluppo cerebrale, permettendo una maggiore complessità cognitiva.
In chiave darwiniana, la macroencefalia non è un’anomalia, ma un vantaggio selettivo: ha reso possibile il linguaggio articolato, il pensiero astratto, la cooperazione sociale e la cultura.
La macrocefalia benigna dell’adulto, quindi, può essere interpretata come una manifestazione fenotipica di questa eredità evolutiva, un segno visibile di un patrimonio genetico che ha sostenuto la sopravvivenza e il successo della nostra specie.
Conclusioni
In sintonia con i principi espressi in La medicina che cavalca la Natura, la macrocefalia benigna dell’adulto non va medicalizzata né stigmatizzata, ma compresa e valorizzata.
La medicina evoluzionistica ci insegna che molte caratteristiche corporee, anche quelle apparentemente “anomale”, sono il risultato di adattamenti selettivi. Cavalcare la natura significa riconoscere il valore biologico e psicologico di ciò che è stato plasmato dalla selezione naturale.
In questo senso, la macrocefalia benigna può diventare un simbolo di resilienza evolutiva, un tratto da accogliere con consapevolezza e orgoglio, anziché con vergogna o rifiuto. La vera medicina non è quella che corregge ciò che non è rotto, ma quella che insegna a convivere armoniosamente con la propria unicità.
Bibliografia
- Darwin C. R. (1859). On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle to Survive, John Murray, London.
- Silvestrini B. La medicina che cavalca la natura. Albatros Ed. 2024.