Meno figli per le donne obese... anche con la fecondazione assistita
Che l'obesità femminile può determinare assenza di ovulazione e quindi infertilità è ormai noto. Il problema è legato con l'aumento del body mass index (BMI) cioè alla percentuale di massa grassa rispetto a quella magra. I meccanismi coinvolti sembrano essere alterazioni dell'insulina, della leptina e, presumibilmente, un eccesso relativo di androgeni.
Il problema infertilità è specificamente associato all’aumento di obesità addominale. Ciò è verificabile da indagini epidemiologiche le quali dimostrano una chiara associazione fra l'aumentata prevalenza dell'obesità e quella dell'infertilità. Lo testimonia anche il fatto che nei centri di fecondazione assistita l'incidenza di donne obese è in aumento. Peraltro, va segnalato che alcuni servizi sanitari nazionali, come quelli inglesi ed olandesi, non accettano le donne obese con BMI superiore a 25, a meno che non siano disposte a ridurre il peso. Tutto questo poiché l'eccesso di peso rende più problematici i risultati delle tecniche di fertilizzazione assistita che, di per sé, sono scarsi (<25-20%).
Un’ importante causa di infertilità è rappresentata dalla sindrome dell'ovaio policistico, una condizione clinica poliedrica, caratterizzata da manifestazioni da eccesso di testosterone, irregolarità mestruali ed ovulatorie, morfologia ovarica tipica (anovulatoria). Moltissime donne con questa sindrome sono obese, hanno una condizione di insulino-resistenza e numerose altre alterazioni metaboliche. L'obesità, in questi casi, peggiora il quadro clinico ed endocrino-metabolico. La sua correzione ha invece gli effetti contrari.
La terapia principale è ovviamente quella di favorire la riduzione del peso e migliorare l'assetto endocrino-metabolico. Purtroppo non è sempre facile.
Sarebbe opportuno pianificare, come hanno fatto in Australia, un programma comportamentale e farmacologico mirato al miglioramento dello stato di obesità e delle co-morbidità associate, al fine di migliore i tassi di fertilità (bambini nati!), almeno nelle donne che accedono ai servizi di fertilizzazione assistita.
Alcuni farmaci come la metformina (un farmaco insulino-sensibilizzate) o il clomifene citrato possono essere utili.
La resistenza insulina e, conseguentemente, l'eccesso di insulina determinano infatti una serie di alterazioni del sistema endocrino che regola la funzione ovarica e, al tempo stesso, della funzione ovarica deputata alla formazione dei follicoli.
Risulta infine che il numero delle donne obese che ricorrono ai centri di procreazione assistita per avere figli sia aumentato. Sotto questo aspetto è responsabilità dei ginecologi dedicati alla fertilità il non indicare misure igienico-terapeutiche efficaci per ridurre i rischi di fallimento ed accettare passivamente le donne con vari problemi, inclusa l'obesità.
N.B. L'articolo tratto dall’intervista di Clicmedicina.it al Prof. Renato Pasquali della Società Italiana di Endocrinologia: http://www.clicmedicina.it/pagine-n-49/piu-peso-meno-figli.htm