Se il Medico non sa più curare
Dr. Luigi Laino Dermatologo
Nel mio ruolo di membro del consiglio direttivo dell'ordine dei medici di Roma, so quanto l'allontanamento fra medico e paziente ad oggi sia vasto:
Mi chiedo spesso, nella mia pratica quotidiana che prende quasi tutta la mia giornata, quanto questa situazione possa essere colmata o se - al contrario - ci si avvia verso un modello non più valicabile, ed inteso come quello americano, dove i pazienti sono oggetti semi-sconosciuti e temuti, dove la diagnosi e la terapia può non prescindere nemmeno più da una stretta di mano.
Del resto il termine "malasanità" è un neologismo: 30 anni fa non esisteva e di certo ancora prima la gente vedeva i medici come "totem" di scienza e sapere, da cui non prescindere e con cui non dibattere.
Ad oggi invece - scherzando con i miei pazienti - dico loro che i farmacisti (con tutto il rispetto), e financo il naturopata, il naturologo (uso termini un pò vaghi per non suscitare ansie in altre categorie, ma ci spieghiamo..) e via cosi' di sicuro stanno divenendo figure più accreditate o credibili dei poveri medici specialisti - quelli che hanno studiato e faticato per decenni sui libri e sui tavoli operatori o nelle cliniche mediche, gli stessi che conoscono l'uomo e la disciplina specialistica che professano meglio di chiunque altro.
Perchè questa lontananza ? perchè questa diffidenza ?
mi ritengo fortunato: i miei pazienti, generalmente, mi seguono: quasi costantemente accettano il loro stato di salute e comprendono ciò che dico e i risultati in termini di comprensione sono quasi sempre positivi.
allora mi chiedo ancora ? perchè la nostra categoria è ad oggi cosi' svilita e vilipesa? perchè un omotossicologo o un omeopata vale più di un medico specialista formato nella scienza clinica di quella patologia?
La risposta io ce l'ho: andiamo tutti troppo di fretta. I pazienti (parlo in termini sempre generali) che ad oggi pensano di dover guarire subito e se non si guarisce o si muore la colpa è sempre e comunque di chi non è riuscito a salvarti o a guarirti (come se la morte fosse sempre un evento accidentale ..) e i medici che invece di "acquisire tempo" (spiegherò poi) si sono completamente trincerati dietro ad una "medicina difensiva" che ha nei cannoni e nei fucili, una miriade di ricette e un vespaio di prestazioni aggiuntive che non faranno probabilmente bene al suo paziente, ma aumenteranno le liste d'attesa creando ancora più disamore per questo fondamentale rapporto medico-paziente.
Io ho scelto nel limite delle mie poche possibilità, di "acquistare tempo" ovvero di dedicare nell'ambito della mia professione privata (quella che posso meglio gestire senza troppe sovrarchitetture) un tempo - non necessariamente lungo - nel quale cerco di capire chi ho di fronte:
chiamarsi per nome, darsi del tu, non sempre significa mancanza di rispetto, anzi ci si deve SEMPRE rispettare: rispetto per il ruolo e rispetto per la persona; tutto questo però sfonda un muro, apre le coscienze, fa capire che chi si ha di fronte è comunque - sebbene con altri trascorsi, a volte nemmeno cosi' dissimili, una persona come te, prima di tutto.
quindi non è necessario immaginare le alternative alla medicina : non c'e' niente di alternativo alla medicina - semmai c'è qualcosa d'altro - ma me lo debbono spiegare bene quelli che professano tutt'altro da quello che abbiamo studiato e imparato ad essere.
Curarsi assieme è la ricetta per guarire noi e il nostro rapporto fra medico e paziente. so per certo che è la strada giusta, ma bisogna SOLO collaborare assieme: questa strada o si fa in 2 o non si fa per niente..
abbraccio telematico
Mi chiedo spesso, nella mia pratica quotidiana che prende quasi tutta la mia giornata, quanto questa situazione possa essere colmata o se - al contrario - ci si avvia verso un modello non più valicabile, ed inteso come quello americano, dove i pazienti sono oggetti semi-sconosciuti e temuti, dove la diagnosi e la terapia può non prescindere nemmeno più da una stretta di mano.
Del resto il termine "malasanità" è un neologismo: 30 anni fa non esisteva e di certo ancora prima la gente vedeva i medici come "totem" di scienza e sapere, da cui non prescindere e con cui non dibattere.
Ad oggi invece - scherzando con i miei pazienti - dico loro che i farmacisti (con tutto il rispetto), e financo il naturopata, il naturologo (uso termini un pò vaghi per non suscitare ansie in altre categorie, ma ci spieghiamo..) e via cosi' di sicuro stanno divenendo figure più accreditate o credibili dei poveri medici specialisti - quelli che hanno studiato e faticato per decenni sui libri e sui tavoli operatori o nelle cliniche mediche, gli stessi che conoscono l'uomo e la disciplina specialistica che professano meglio di chiunque altro.
Perchè questa lontananza ? perchè questa diffidenza ?
mi ritengo fortunato: i miei pazienti, generalmente, mi seguono: quasi costantemente accettano il loro stato di salute e comprendono ciò che dico e i risultati in termini di comprensione sono quasi sempre positivi.
allora mi chiedo ancora ? perchè la nostra categoria è ad oggi cosi' svilita e vilipesa? perchè un omotossicologo o un omeopata vale più di un medico specialista formato nella scienza clinica di quella patologia?
La risposta io ce l'ho: andiamo tutti troppo di fretta. I pazienti (parlo in termini sempre generali) che ad oggi pensano di dover guarire subito e se non si guarisce o si muore la colpa è sempre e comunque di chi non è riuscito a salvarti o a guarirti (come se la morte fosse sempre un evento accidentale ..) e i medici che invece di "acquisire tempo" (spiegherò poi) si sono completamente trincerati dietro ad una "medicina difensiva" che ha nei cannoni e nei fucili, una miriade di ricette e un vespaio di prestazioni aggiuntive che non faranno probabilmente bene al suo paziente, ma aumenteranno le liste d'attesa creando ancora più disamore per questo fondamentale rapporto medico-paziente.
Io ho scelto nel limite delle mie poche possibilità, di "acquistare tempo" ovvero di dedicare nell'ambito della mia professione privata (quella che posso meglio gestire senza troppe sovrarchitetture) un tempo - non necessariamente lungo - nel quale cerco di capire chi ho di fronte:
chiamarsi per nome, darsi del tu, non sempre significa mancanza di rispetto, anzi ci si deve SEMPRE rispettare: rispetto per il ruolo e rispetto per la persona; tutto questo però sfonda un muro, apre le coscienze, fa capire che chi si ha di fronte è comunque - sebbene con altri trascorsi, a volte nemmeno cosi' dissimili, una persona come te, prima di tutto.
quindi non è necessario immaginare le alternative alla medicina : non c'e' niente di alternativo alla medicina - semmai c'è qualcosa d'altro - ma me lo debbono spiegare bene quelli che professano tutt'altro da quello che abbiamo studiato e imparato ad essere.
Curarsi assieme è la ricetta per guarire noi e il nostro rapporto fra medico e paziente. so per certo che è la strada giusta, ma bisogna SOLO collaborare assieme: questa strada o si fa in 2 o non si fa per niente..
abbraccio telematico