Effetti del sonno sulle funzioni cognitive

gdesanctis
Dr. Giuseppe Christian De Sanctis Medico di medicina generale, Perfezionato in medicine non convenzionali, Medico di continuità assistenziale, Biologo nutrizionista

  1. Il sonno è fisiologicamente importante per ognuno di noi;si sente o legge spesso, che occorrano 7-8 ore di sonno per notte,anche se il più delle volte, ogni individuo sano ha i suoi ritmi più appropriati.Andando un pò più nel dettaglio,sappiamo che i nostri neuroni, durante lo stato di veglia,riescono a replicare ai vari stimoli esterni e interni, mediante le sinapsi,azione che richiede un dispendio di energia cellulare notevole,a tal uopo,importante funzione del sonno, è il ripristino di quell'equilibrio neuronale sinaptico che ridona forza alle connessioni(1),secondo altri autori sarebbe invece l'ippocampo (in via del tutto ipotetica) a rinforzare durante il sonno, i circuiti con la neocorteccia,ma solo a questo livello neuroanatomico,da ciò deduciamo che il sonno ha una rilevanza notevole nel fare una cernita di informazioni da salvare, per recuperare la capacità del cervello di essere efficiente il giorno successivo.Un malfunzionamento di questi meccanismi,potrebbe pertanto interferire con diverse vie dei neuroni, in primis quelle GABAergiche,alterando quindi le capacità sinaptiche(2) degli stessi.Nell'anziano è stata appurata una relazione insonnia-accumulo di sostanza beta-amiloide(3),inoltre la perdita di acetilcolina in corso di Alzheimer,potrebbe facilitare il declino cognitivo nella malattia medesima,sicuramente a tal livello, avverrà la riduzione anche di altri neurotrasmettitori.
  2. Si stima che nel nostro paese 10 milioni di anziani soffra di insonnia,divisa in diverse cause (che sono le medesime di chi soffre di insonnia in età più giovane): difficoltà ad addormentarsi,risvegli precoci,continui risvegli notturni ecc.;nell'anziano tuttavia si aggiungeranno motivazioni più pertinentemente geriatriche: nel maschio l'insonnia sarà aggravata da risvegli notturni, dovuti a nicturia in caso di una consomitante IPB non trattata,mentre le donne hanno statisticamente più disturbi d'ansia correlati, oltre a dolori articolari,rispetto agli uomini. Ricerche di Imaging, hanno evidenziato una riduzione del volume dell'ippocampo e di varie zone della sostanza grigia (soprattutto parietale e frontale)nell'anziano che soffre di insonnia(4,5),inoltre la riduzione del sonno, ha un effetto deleterio sulla connnessione sinaptica di cui prima e sulle funzioni relative al medesimo ippocampo,si aggiunge che una recente analisi, avrebbe dimostrato che la interruzione di onde lente, aumenta la proteina beta-amiloide,mentre un'insonnia protratta aumenterebbe i livelli di proteina tau.Anche la modificazione del sonno fisiologico,facilita l'infiammazione dei neuroni e la loro successiva degenerazione,soprattutto nell 'ippocampo che come abbiamo desunto, è una zona cerebrale importante per la memoria e la cognizione,ergo,i disturbi del sonno, soprattutto nell'anziano, facilitano il declino cognitivo!
  3. CONSIDERAZIONI PERSONALI:
  4. quando mi capita un paziente con insonnia,provo spesso a promuovere una cultura del sonno in maniera fisiologica: no a letto troppo presto o troppo tardi,non stimoli visivi eccessivi prima di coricarsi,no fumo o alcool per i medesimi motivi,eventualmente tisane, doccia tiepida che favorisce il rilassamento;se tutto ciò non funziona, instauro una terapia farmacologica fitoterapica(valeriana,melissa,ecc.) o ormonale (melatonina), tanto più se è un paziente anziano, e solo in caso di insonnia insistente,somministro per brevi periodi oppure occasionalmente, le BDZ.Per rallentare il declino cognitivo,oltre alle varie terapie di base a seconda del coso clinico in essere,sono propenso alla somministrazione di quei preparati (ne esistono diversi in commercio), a base di sotanze che migliorano le connessioni cerebrali (precursori dell'acetilcolina in primis)!
  5. RIFERIMENTI:
  6. 1)-Tononi G et al. Brain research Bulletin 2003;63:143-150
  7. 2)-Havekes r et al. Cell Signal 2012; 24: 1251-60
  8. 3)-Ju YE et al. Nat Rev Neurol 2013; 10: 115-119
  9. 4)-Riemann D et al. Sleep 2007; 30: 955-58
  10. 5)-Altena E et al.Biol Psychiatry 2010; 67:182-85

 

 

Data pubblicazione: 15 ottobre 2018

Autore

gdesanctis
Dr. Giuseppe Christian De Sanctis Medico di medicina generale, Perfezionato in medicine non convenzionali, Medico di continuità assistenziale, Biologo nutrizionista

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università degli studi G.D'Annunzio-Chieti.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pescara tesserino n° 3340.

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