Invecchiamento Attivo

cristinaselvi
Dr.ssa Cristina Selvi Psicoterapeuta, Psichiatra

Il 2012 è stato L’Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà, proclamato dall’Unione Europea.

La vita media si è notevolmente allungata grazie alle migliori condizioni generali di vita, alle conoscenze riguardo alle cause delle malattie e quindi la prevenzione e anche grazie alla capacità di curare efficacemente con i farmaci molte malattie che in passato avrebbero portato alla morte.

In effetti, il concetto di Malattia Cronica o Degenerativa è relativamente recente e riguarda quelle patologie che oggi possono essere controllate a lungo termine, allungando così l’attesa di vita.

Citando un medico molto famoso e una grande persona, purtroppo recentemente scomparsa, Rita Levi Montalcini, è però importante “aggiungere vita agli anni e non solo anni alla vita”. E’ cioè essenziale agire preventivamente attuando tutta una serie di strategie di cura di sé che ci possono assicurare una buona vecchiaia e non un’esistenza faticosamente vissuta e costellata di dolori cronici, assunzione di grandi quantità di farmaci che devono sostenere un organismo che va fisiologicamente incontro alla fine del suo ciclo di vita e soprattutto gravi limitazioni sia fisiche che mentali.

I processi d’invecchiamento sono in parte legati a una graduale involuzione delle ghiandole endocrine che col passare degli anni si atrofizzano e riducono la loro capacità di produzione ormonale. Questo processo, come è noto, riguarda le ovaie e i testicoli e quindi la produzione di ormoni sessuali ma coinvolge anche tutte le altre ghiandole del sistema endocrino, così come il sistema immunitario, gli organi emuntori, la cute, i muscoli, le ossa e il cervello.

L’invecchiamento è comunque molto influenzato dal patrimonio genetico individuale sul quale però si può intervenire, almeno parzialmente, modulando l’espressione del DNA, come ci spiega la scienza chiamata Epigenetica o comunque riducendo l’impatto delle conseguenze della nostra ereditarietà.

 

Vediamo quindi alcune condotte di vita e strategie preventive che possono influire positivamente rallentando e modulando i processi dell’invecchiamento cerebrale e fisico, ricordandoci che il corpo influenza i pensieri e viceversa.

E’ indispensabile rispettare e avere cura del proprio corpo e delle proprie facoltà mentali al fine di mantenerli efficaci e in salute per rallentarne l’inevitabile deterioramento. Ciò significa riconoscere i messaggi che il nostro organismo ci invia e dargli il giusto significato, non minimizzare limitandosi soltanto ad assumere farmaci che facciano scomparire i sintomi senza approfondire i motivi alla base della loro comparsa e attuare comportamenti preventivi.

E’ essenziale mantenere vivi interessi e relazioni sociali, mettersi nella condizione di ricevere stimoli che mantengano agili le nostre capacità mentali di elaborarli. Evitare di limitarsi ad una routine ripetitiva, quasi automatica che non farà altro che farci considerare ogni novità e cambiamento come un pericolo o nella migliore delle ipotesi una scocciatura da evitare.

Mantenere il contatto con il mondo sociale e la sua evoluzione e ci impone di rimanere aggiornati, di usare le nostre capacità di pensiero e di critica e condividere con chi ci sta vicino.

E’ importante sapere che la maggior parte delle cellule cerebrali non si replica, queste sono infatti cellule molto specializzate, estremamente complesse, per questo motivo il nostro patrimonio di cellule e di connessioni nervose va difeso con attenzione, usandolo ed allenandolo, esattamente come avviene per altri tessuti del nostro organismo.

Alimentarsi in modo corretto dal punto di vista qualitativo e quantitativo è oramai indiscutibilmente ritenuto importante per prevenire tutta una serie di patologie che possono ridurre la durata della nostra esistenza e che sicuramente influenzano negativamente la qualità di vita come l’ipertensione, il diabete, le patologie cardiovascolari, inoltre la restrizione calorica, attuata correttamente, ha un forte potere antiaging.

E’ anche essenziale svolgere un’adeguata attività fisica, la quale non solo mantiene i muscoli allenati, in grado di sorreggere il nostro corpo e di farci muovere con facilità e senza dolore, ma anche fortifica le ossa, il sistema immunitario e aiuta a controllare glicemia, pressione arteriosa e colesterolo, riducendo il massiccio ricorso a terapie che controllano questi parametri, come invece si osserva troppo spesso nella popolazione anziana e sedentaria.

 

Non esistono terapie allopatiche in grado di supportare un fisiologico processo d’invecchiamento, almeno se escludiamo l’assunzione di integratori vitaminici, peraltro molto utili in alcune situazioni.

Inoltre molti studi, correttamente svolti secondo criteri scientifici, confermano da tempo l’efficacia dell’assunzione di acidi grassi polinsaturi, di derivazione animale o vegetale per la prevenzione di alcune patologie sia a livello cardiovascolare che a livello delle funzioni cognitive.

 

La Medicina Omotossicologica, recentemente riconosciuta dall’Ordine dei Medici come approccio dotato di efficacia e di validazione scientifica, dispone di alcune strategie farmacologiche che possono rendere più graduale e fluido il declino sia cognitivo che fisico.

Ad esempio propone l’utilizzo di modulatori della risposta immunitaria (citochine e interleuchine) che potenziano le difese antivirali e antibatteriche oppure possono controllare le reazioni immunitarie quando queste sono troppo vivaci, come nelle malattie croniche di origine autoimmune. La longevità è infatti favorita da un sistema immunitario efficiente e forte ma non aggressivo.

Dispone inoltre di preparati che agiscono proprio all’interno delle cellule, a livello del mitocondrio, un piccolo organo cellulare che può essere considerato come la centrale energetica della cellula. Le cellule in carenza di energia sono destinate a morire o a degenerare.

L’invecchiamento è anche conseguenza di una graduale riduzione del numero e della funzionalità dei mitocondri, processo che può essere parzialmente rallentato attraverso l’utilizzo di preparati omotossicologici.

Sono a disposizione dell’Omotossicologia antiossidanti, come l’Ubichinone e altre sostanze che contrastano l’azione dei radicali liberi; questi sono molecole che si formano normalmente durante il metabolismo e intervengono nei processi di invecchiamento, nella genesi dei tumori e delle malattie degenerative, danneggiando le strutture cellulari.

Dispone anche di ormoni in Low Dose, dotati di azione regolatoria, il cui utilizzo non ha lo scopo di una terapia sostitutiva, ma piuttosto l’obiettivo di regolare la produzione ormonale in difetto o in eccesso, accompagnando le ghiandole ad esaurire la loro funzione in modo più graduale, meno brusco, riducendo quindi i sintomi dovuti alla carenza ormonale.

Dispone, infine, di fattori neurotrofici o neurotrofine, utilizzati anch’essi in preparazioni Low Dose; si tratta di proteine che promuovono la crescita cellulare, favoriscono il mantenimento in vita delle cellule nervose e delle loro reciproche connessioni, con un’influenza positiva sulle funzioni neuropsicologiche di attenzione, memoria e concentrazione.

 

Dott.ssa Cristina Selvi - Studio Psichiatria Integrata

 

Data pubblicazione: 20 gennaio 2013

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!