Bere per dimenticare, bere per non dimenticare
Si dice spesso che una delle ragioni per bere e ubriacarsi è "per dimenticare". Quando si ha un dolore, una delusione, brutti ricordi o pensieri negativi una persona può cercare l'alcol per spegnere questi pensieri, per affogare ricordi, sentimenti ed emozioni, per aggirare il dolore. Questa funzione dell'alcol può prendere però una piega inaspettata, che poi diventa il meccanismo dominante: si inizia a bere per dimenticare, si continua poi e in altre occasioni "per non dimenticare". Non tutte le persone si calmano bevendo, alcune invece si accendono, poiché l'alcol ha effetto euforizzante e disinibente, prima di essere sedativo. Una parte delle persone reagisce all'alcol agitandosi, parlando di più, pensando più velocemente anche se in maniera meno legata e logica, con un'emotività aumentata. In questo tipo di effetto è compreso anche un ribaltamento del rapporto con i cattivi ricordi, il dolore, la delusione e il senso di abbandono. Chi si ubriaca può sentirsi di nuovo forte, avere idee o spirito per contrattaccare, per riportare alla luce i ricordi e farci i conti. Se si tratta di delusioni, il dispiacere può cambiare e diventare voglia di rivalsa, o sensazione di poter superare le delusioni rilanciando, senza abbandonare la lotta, ma affrontandola ancora e con più convinzione. Nelle relazioni sentimentali, in particolare, chi è stato lasciato, o allontanato, o maltrattato, può trovare nell'alcol uno strumento per scordare emotivamente il dolore e invece proiettarsi verso una possibile ripresa del rapporto. Si capisce come l'effetto alcolico quindi non sia sempre costruttivo, perché può ritardare il distacco da situazioni invivibili, o fonte di infelicità. Può alimentare l'illusione che qualcosa di finito sia invece recuperabile, che mosse di riavvicinamento, o dichiarazioni d'amore, contatti o gesti dimostrativi possano essere vincenti, quando invece i presupposti sono contrari.
Chi è deluso ha due strade: distaccarsi dall'illusione che è crollata, o riprodurre una nuova illusione, un'illusione sull'illusione. Anche se spesso la prima via è la più logica e costruttiva, la seconda è quella che il cervello preferisce nell'immediato, perché può "salvare" l'illusione, e mantenerla come una spinta viva e concreta, una missione o un punto di partenza senza cui la vita perderebbe di significato. A volte, anche a distanza di tempo, chi si ubriaca cerca contatti con "ex", con un umore che può facilmente oscillare tra il desiderio e l'amore e l'irritazione e il rancore.
In altri casi quel che la persona cerca non è tanto l'illusione di una felicità che ha perduto, ma la forza per consumare una vendetta, una rivalsa. L'effetto disinibente dell'alcol può far sentire superiori, trovare parole crudeli, dire quello che si pensa e scaricare il proprio odio su chi si ritiene responsabile di un torto. Se il torto è un torto ormai passato, quel che si alimenta è il ricordo, quasi si trovasse utile scavare fino in fondo alla memoria per fare i conti una volta per tutte con i propri fantasmi.
In sostanza, bevendo e ubriancadosi, il contatto con ciò che ci ha reso infelici non tendono a chiudersi, piuttosto rischiano di continuare a lungo a non risolversi mai. La risoluzione spesso signfica passare attraverso un dolore e elaborarlo, l'alcol entra in gioco con la promessa di lenire il dolore, ma finisce per alimentare l'illusione, e quindi portarsi dietro con quell'illusione una nuova dose di dolore. Quando si pensa di poter cancellare il pensiero dei torti subiti, l'alcol entra in gioco con questa funzione ma finisce per sviluppare un atteggiamento di sfida verso chi ha fatto il torto o verso il passato ormai sepolto. La funzione dell'oblio, che si realizza nell'immediato durante l'ubriachezza, è invece transitoria per i fatti ormai accaduti e memorizzati, e anche dimenticare discorsi spiacevoli, fatti spiacevoli o pensieri che si erano fatti per darsi ragione di un dolore, significa interrompere il processo di "digestione" di un dolore. Anzi, alcune volte significa invertire questo processo, e mantenere in vita "cadaveri" di relazioni ormai concluse o dannose, ricordi che anziché essere sistemati ritornano a far parte del nostro presente.
Anche se la presentazione della persona è spesso quella di bere "per dimenticare", per non sentire e per cacciare la depressione, la realtà clinica dice che nel tempo la funzione diventa spesso quella di produrre un umore sufficientemente buono o euforico da non vedere i problemi, affrontarli mentalmente con l'impressione di poterli sconfiggere, o perdersi in lotte infinite con questioni passate o irrilevanti che continuano invece a rimanere irrisolte, proprio per effetto del bere.
Le terapie per l'abuso alcolico, specialmente quello che inizia con una fase di umore depresso o agitato, devono quindi tener conto di questa necessità di correggere la funzione eccitatoria sul pensiero e sul comportamento, e d'altra parte prevedere che, quando si smette di bere, le questioni irrisolte emergeranno e dovranno essere gestite verso una loro risoluzione e archiviazione, evitando una via d'uscita "illusoria".