Bipolarismo e estremismo politico - parte 2°: destra e sinistra
Proseguendo il discorso su umore e estremismo politico, ecco una riflessione sul senso di alcune categorie politiche. Prendiamo ad esempio gli opposti estremismi, ovvero estrema destra e estrema sinistra, nella loro realtà storica del dopoguerra italiano.
Storicamente parlando, il progetto rivoluzionario comunista si collocava come prosecuzione mancata e tradita di una componente della lotta partigiana e ancor prima dell'opposizione al fascismo. L'estrema sinistra tendeva al potere, sulla base di modelli esistenti, che erano la Russia, la Cina, Cuba. Rivoluzioni riuscite, nel passato e nel presente. Il rifiuto della società avveniva quindi in nome di una nuova soluzione, che oltretutto aveva caratteristiche di universalità, cioè avrebbe unito il destino di tutti i popoli in una grande comunità emancipata e egualitaria.
A differenza dei fascisti degli anni '20, i post-fascisti e i neo-fascisti del dopoguerra avevano presupposti diversi. Innanzitutto venivano da una sconfitta, e da una condizione di damnatio memoriae, poiché l'antifascismo era sancito in termini costituzionali, e le forze politicamente egemoni erano la trasposizione di quelle coinvolte nella lotta partigiana antifascista, o la loro evoluzione. Nonostante alcune dittature ancora in essere, come quella di Franco, la dimensione positiva del neofascismo si risolveva di fatto in un anticomunismo dittatoriale, esemplificato in diversi "colpi di stato" militari. La prospettiva invece di un socialismo nazionale, secondo gli schemi dei fascismi europei sconfitti nella II guerra mondiale, non fu mai invece neanche sul punto di essere riprodotta. Questi punti di partenza rendevano l'ideologia neofascista spesso nichilistica, ossia paga di una prospettiva di lotta senza esito, di testimonianza di un'opposizione al regime che nasceva proprio per la frustrazione di non poterlo vincere su larga scala.
La progettualità rivoluzionaria era anch'essa diversa negli obiettivi: obiettivi studiati e strategici, con impazienza di spiegarsi alle masse, e convinzione di dover gestire un consenso in crescita mediante le proprie azioni, a sinistra; obiettivi di rottura, anzi di distacco, per dichiarare la propria ostilità rispetto alle istituzioni, o per vendetta, a destra, con rivendicazioni mai rivolte ad un pubblico di ipotetici seguaci.
Diversa è anche la frustrazione, vissuta a priori nel caso del terrorismo "nero", a posteriori, come assenza di sbocchi e epilogo fallimentare della lotta nel caso dei terroristi "rossi". In generale, il vernir meno di una gratificazione esterna, e delle aspettative, si situa tipicamente all'origine della lotta armata nel caso dell'eversione nera, come delusione finale nel caso dell'eversione rossa.
Cronologicamente, i movimenti figli del '68 e quelli della generazione '77 esprimono due diversi orientamenti umorali: il primo più utopistico ma ottimista, il secondo più nichilistico. Eppure anche nel nichilismo del terrorismo "a perdere" vi era un seme di ottimismo e di ingenuità, che nella mania vanno di pari passo. In altre parole anche chi distrugge cova il sogno che questo sforzo serva a cambiare qualcosa, altrimenti, nell'assoluta mancanza di prospettiva, non rimarrebbe che l'inerzia. Si potrebbe anche pensare che sia proprio questo "moto", questa irrequietezza a portarsi dietro prospettive più o meno fantomatiche di nuovi mondi da costruire o di cambiamenti da provocare. E' l'agitazione che produce l'idea, e non il contrario in altre parole. Non di rado gli "agitati" o gli "agitatori" (che sono più coinvolti intellettivamente e meno operativamente) passano da una all'altra variante ideologica purché ci sia azione o fantasia di rivoluzione.
Secondo Sartre ad esempio, il "gruppo rivoluzionario" è la traduzione esistenziale di un principio di sovversione di matrice umorale, che può applicarsi a qualsiasi ideologia. Forse è il temperamento che fa andare a destra o a sinistra, con la sinistra più ipertimica e la destra più irritabile-ciclotimica.
"..a destra si arriva per spirito di contraddizione, perché non credo che ci possa essere una ideologia, neanche a sinistra probabilmente, che ti porta a una scelta di impegno totale come poi è stata la nostra; per simpatia, perché c'erano delle persone con cui ci si trovava bene, si andava d'accordo; ma soprattutto, per quanto riguarda me, per spirito di contraddizione. Io non avrei sopportato che qualcuno mi dicesse: "Stai zitta perché non la pensi come me". Difatti non l'ho sopportato, mi sono comportata di conseguenza e ho risposto: "io non sto zitta"." (intervista a Francesca Mambro, dei Nuclei Armati Rivoluzionari, da "La notte della repubblica" di S.Zavoli.
Il rivoluzionario rosso prevale con la sua nuova verità (concorrenziale), il nero si oppone alla verità con una componente nichilistica (oppositiva). Non a caso la stessa F.Mambro illustra la propria posizione ideologica non come il pensare di "avere ragione" nello scontro con gli altri, ma di avere "meno torto degli altri".
Così, il rivoluzionario fallito che parte ipertimico diventa aggressivo se non ha seguito, mentre l'altro è già votato all'autodistruzione e non crede in una condivisione a grandi livelli, ma se mai sogna una vittoria solitaria contro il mondo. Il rivoluzionario nero non ha visto alcun crollo ideologico, aveva già "torto", anche se meno degli altri, mentre il rosso vive in maniera amara il crollo del sistema positivo in cui aveva creduto, o reagisce inasprendone i connotati. La reazione di frustrazione della mania "rossa" somiglia quindi alla cosiddetta disforia da contrasto del soggetto in fase maniacale, che rilancia e diventa aggressivo se non assecondato, tramutando la ricerca di approvazione in odio per chi non lo sostiene. L'altro, il nero, evolve con inasprimenti autodistruttivi, scagliandosi "al massacro" contro chi vorrebbe aggregarlo.
Un principio di agitazione comune e due diverse coloritura umorali alla base di scelte che sono invece apparentemente di matrice ideologica. L'ideologia fornisce il movente ma quasi mai l'arma per entrare in guerra, o almeno non in maniera così efficace come uno stato eccitato.