Cannabis effetti lungo termine.

Ti sei fumato il cervello? Colpa della cannabis

Il dibattito sulle droghe leggere ha ripreso vigore e, ad alimentarlo, sono alcuni studi che dimostrano come il consumo di cannabis possa provocare effetti dannosi a livello cerebrale, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione. 

I numeri parlano chiaro: l’Italia più giovane fuma cannabis

Studi scientifici, effettuati su adolescenti consumatori abituali di marijuana, supportano tali affermazioni. L'abuso di cannabis potrebbe provocare danni anatomo-funzionali a un cervello in pieno sviluppo quale quello degli adolescenti. Le sostanze tossiche presenti nella cannabis influenzerebbero i processi neurologici di maturazione, compromettendo le funzioni percettive e cognitive dell’individuo. 

Cannabis: conseguenze del consumo abituale

Risultati ancora più allarmanti se si considerano le cifre del fenomeno in Italia.

  • L’Italia è seconda in Europa per consumo di cannabis tra i giovani.
  • Il 42% dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni fa uso abituale di cannabis.
  • È la sostanza stupefacente più consumata dagli italiani dal 2001.
  • È la sostanza più popolare tra i giovani dai 15 ai 19 anni. 

Per approfondire:Generazione Z a rischio dipendenze

Come studiare le alterazioni neuropsicologiche provocate dalla cannabis

Diventa fondamentale comprenderne l’impatto a livello cerebrale e quali conseguenze neuropsicologiche porti con sé in termini di alterazioni del normale sviluppo neuronale. Strumenti utili a ciò sono:

  • la risonanza magnetica, per ottenere immagini particolareggiate in 3D della struttura anatomica delle aree cerebrali;
  • la tomografia a emissione di positroni (PET), per mappare la densità dei recettori dei cannabinoidi 1 (CB1).

Cannabis e corteccia prefrontale: il fumo annebbia la nostra capacità di scegliere

A tal proposito, un studio del 2021, pubblicato sulla prestigiosa rivista Jama Psichiatry (1), ha studiato gli effetti del consumo abituale di cannabis sul cervello in un campione di 799 adolescenti seguiti per 5 anni. 

L’uso continuativo di cannabis si associava ad assottigliamento della corteccia prefrontale e maggiore era la densità di recettori CB1 più pronunciata era la riduzione dello spessore corticale.

La corteccia frontale è proprio la regione dell’encefalo che matura appieno attorno ai 20-21 anni d’età. Non a caso, la corteccia prefrontale, interviene, insieme a un’area cerebrale nota come lobo limbico, nel controllo degli impulsi, nella regolazione delle emozioni, nelle decisioni da prendere e nella pianificazione di obiettivi a lungo termine nonché nella valutazione dei rischi e delle conseguenze dei nostri comportamenti; tutte cose che si imparano a gestire con reale consapevolezza proprio in questa fase della vita. L’inibizione dei comportamenti pericolosi, controllata dalla corteccia frontale, si esercita anche sulle emozioni che comportano piacere immediato, come quelle legate all’assunzione di sostanze come la cannabis. Questo è uno dei motivi per cui negli adolescenti, in cui la corteccia frontale non è ancora completamente sviluppata, è più facile l’insorgenza di una dipendenza da droghe.

Le conseguenze neuropsicologiche del consumo abituale di cannabis durante l'adolescenza

Questi dati confermano e ampliano i dati di due studi del 2011 (2) e del 2012 (3) che hanno comparato adolescenti consumatori abituali e non di cannabis. Nei soggetti che abusavano di cannabis sono state riscontrate alterazioni dello spessore corticale, un alterato sviluppo della sostanza grigia cerebrale e una mancata eliminazione delle sinapsi neuronali in eccesso che avviene normalmente durante lo sviluppo e necessario a consolidare le sinapsi più utilizzate nei circuiti celebrali eliminando quelle superflue che potrebbero alterare alcuni processi cerebrali. È stato inoltre dimostrato che l’uso precoce e prolungato della sostanza causa alterazioni della connettività cerebrale, a loro volta alla base di deficit cognitivi e della maggiore vulnerabilità a disturbi psicotici e schizofrenici, oltre che depressivi e d’ansia.

Ciò che non ti uccide potrebbe cambiarti per sempre

È vero: di cannabis non si muore, anzi, in alcuni casi, quando usata a fini terapeutici, si guarisce persino. Ma dimostrare che il consumo abituale di marijuana in età giovanile è nocivo per il corretto sviluppo del cervello, delle emozioni e dell’impulsività ed è potenzialmente responsabile dell’eventuale emersione di disturbi psichiatrici, significa dover ammettere che una canna, anche se non ci uccide, può cambiarci dentro più di quanto vorremmo ammettere.

 

  1. Albaugh MD, et al. Association of cannabis use during adolescence with neurodevelopment. JAMA Psychiatry. Published online June 16, 2021. doi:10.1001/jamapsychiatry.2021.1258
  2. Lopez-Larson MP, et al. Altered prefrontal and insular cortical thickness in adolescent marijuana users. Behav. Brain Res. 2011 Jun 20;220(1):164-72
  3. Rubino T, et al. Adolescent exposure to cannabis as a risk factor for psychiatric disorders. Journal of Psichopharmacology, 2012, Jan;26. doi: 10.1177/0269881111405362
Data pubblicazione: 30 agosto 2021

2 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Di gran lunga peggio gli psicofarmaci per il cervello che la cannabis

#2
Ex utente
Ex utente

Ho avuto più danni da pochi mesi di psicofarmaci che da anni di uso cannabis

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