Chiara Bariffi - Un giorno in pretura: psichiatria e cronaca nera
http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=3&day=2011-05-07&v=63080&vd=2011-05-07&vc=3
In questo caso di cronaca narrato attraverso le deposizioni processuali, si ritrovano diversi elementi psichiatrici che è utile commentare brevemente.
Si tratta di un caso di cronaca abbastanza noto, una ragazza scomparsa dopo aver concluso una nottata con gli amici in un bar, il cui corpo fu recuperato dentro l'auto dal fondo di un lago, su indicazione di una sensitiva, dopo un lungo periodo di vane ricerche e falsi avvistamenti.
La ragazza, come raccontano la madre la sorella, aveva completato bene gli studi superiori, poi all'Università si era trovata in difficoltà: lo studio le pesava, trovava insormontabile l'idea di essere giudicata dai professori, di confrontarsi in sede di esame con loro, e per queste ragioni interruppe gli studi.
Trascorse un periodo di vacanza e studio all'estero, dove ebbe una relazione, durante la quale iniziò a dar segni di disturbo mentale. Infatti nel diario raccontava di questa storia come di un cambiamento netto, soprattutto sul piano sessuale, da una situazione di disinteresse o inibizione precedente, ad una fase di intenso trasporto e attività sessuale.
Retrospettivamente però l'esperienza, certamente vissuta con gratificazione, è invece descritta con un senso di estraneità, non propriamente di colpa, ma come di disagio per aver avuto un comportamento inutilmente frenetico ed eccessivo, quasi innaturale, come influenzata da una forza esterna, come una sorta di imposizione da parte di una parte di sé che, trascorsa quella fase, non riconosceva più.
Dopo il ritorno dall'estero l'umore si fa cupo e preoccupato, e improvvisamente si definisce un delirio strutturato sui genitori: la ragazza sostiene che i genitori sono stati "sostituiti" da sosia, e che quindi le persone che vivono con lei sono impostori, controfigure.
Un po' la stessa cosa che percepisce di sé, cioè l'essere stata in qualche modo "posseduta" da una se stessa che non le appartiene, quasi costretta da uno spirito esterno che le imponeva comportamenti disinibiti e impulsivi, che lei percepisce adesso come un esaurimento delle sue forze, uno svuotamento spirituale e fisico compiuto da chissà quale entità per chissà quale scopo. Idem sui genitori, una realtà che non è più quella, che ad un certo punto intuisce falsa, senza spiegarsi perché ma fermamente convinta dell'idea dei "falsi genitori".
Segue un ricovero coatto e una cura, che la segna fisicamente e a cui segue una lunga fase depressiva (isolamento in casa) ma con alcuni segni di ripresa, come nell'attività creativa.
La ragazza si dilettava di fotografia, e proprio prima di scomparire aveva allestito una mostra, cosa che l'aveva resa felice e sembrava uno spunto per ricominciare a vivere. Inoltre aveva amicizie e con queste amicizie trascorreva fuori anche le ore notturne, segno questo che l'umore almeno verso sera o notte era reattivo, vivace e che la vita sociale era ripresa.
Nel filmato si apprende che la sindrome di cui soffriva la ragazza è la sindrome di Capgras o sindrome del "sosia".
Si dice che sia un quadro particolare, in realtà questo quadro è piuttosto frequente come forma di delirio (altrimenti detto nella vecchia terminologia stato dissociativo), ma è in continuità con altri deliri che riguardano l'identità delle persone o la presenza di entità che interagiscono con la persona: deliri genealogici (essere figli segreti di personaggi importanti) deliri di possessione o di influenzamento (da parte di spiriti, divinità), mistici (essere la reincarnazione di profeti o divinità), di identità (vivere una vita doppia, essere reincarnazione di persone morte).
Inoltre la storia farebbe supporre, vista la fase di iperattività e disinibizione che precede poi quella depressiva con i sintomi psicotici, una classica psicosi bipolare.
Chi commenta esclude il suicidio, tuttavia non è raro che, anche in situazioni di apparente calma, e specialmente nelle forme con sintomi psicotici, bruschi sbalzi d'umore (non necessariamente depressivi) o riprese della psicosi con deliri mistici o persecutori possano portare al compimento di atti impulsivi che rimangono inspiegati.
Non è neanche strano o raro che persone affette da psicosi, specie bipolare, rimangano vittime di morti violente.
La "vittimologia", cioè la scienza che studia le caratteristiche e i fattori di rischio che portano a rimanere vittime di eventi fortuiti o delittuosi, riconosce nella malattia mentale un fattore importante. Le persone con disturbo bipolare sono particolarmente esposte a questi rischi, poiché vivono fasi anche brevi di impulsività, eccessiva fiducia negli altri, sottovalutazione dei rischi e hanno comportamenti vivaci che possono portarle in contrasto o suscitare negli altri reazioni viscerali o violente.
In queste forme è importante che la cura inizi ai primi segni di alterazione, in genere non psicotici ma umorali o comportamentali (in questo caso improvviso calo di prestazioni, ansia dei rapporti sociali o evitamento del confronto con gli altri, stati di perplessità o atteggiamenti sospettosi e pensierosi). Il trattamento in fase acuta, infatti, inevitabile, è però in genere più pesante, e accompagna poi una fase di convalescenza lunga e aggravata da qualche effetto collaterale delle medicine, come l'aumento di peso, l'affaticabilità o la sonnolenza.