Attacchi di panico: impara a temere la tua paura!

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Dr.ssa Graziella Tornello Psicologo, Psicoterapeuta

Molti sono i pazienti che mi chiedono aiuto perchè affetti da attacchi di panico. Spesso, quando arrivano in studio, si descrivono come paralizzati dalla paura di affrontare determinate situazioni e comunicano che, più passa il tempo, più diventano numerose le circostanze da evitare.

Ma facciamo un passo indietro: cos'è il panico? E' la forma estrema della paura e si innesca in maniera veloce, a partire da stimoli (visivi, uditivi, tattili, olfattivi) reali o immaginari. E' una reazione che coinvolge immediatamente le zone più arcaiche del nostro cervello e predispone il nostro corpo alla fuga, dunque è da considerarsi molto importante perchè se non esistesse non saremmo in grado di riconoscere le situazioni di pericolo, quindi di attivarci per metterci in salvo.
In alcuni casi però, la reazione di panico risulta incontrollata e si innesca anche in assenza di reali pericoli esterni, magari a partire da semplici immagini mentali.
Un esempio servirà a chiarire meglio. Immaginiamo un soggetto (che chiameremo per comodità Mario) che, trovandosi in auto, perda per un qualsiasi motivo il controllo del suo mezzo: molto probabilmente si scatenerà in lui il panico. In futuro la reazione di panico potrà innescarsi semplicemente salendo in macchina o ripercorrendo la stessa strada lungo la quale, la volta precedente, ha perso il controllo.

L'attacco di panico è caratterizzato da specifiche reazioni fisiche: fiato corto, tachicardia, ipersudorazione... Spesso il soggetto tenta di controllarle ma, rimanendo in continuo ascolto delle espressioni del proprio corpo, finisce paradossalmente con l'esasperarle. I pazienti mi raccontano spesso di essere come "assenti" rispetto alla realtà che li circonda in quanto estremamente attenti a verificare se il cuore batte più velocemente, se il respiro si fa affannoso, se le mani cominciano a tremare e a bagnarsi... e, guarda caso, tutte queste reazioni corporee si manifestano.
Ma non è questo l'aspetto più pericoloso dell'attacco di panico.Ciò che risulta più invalidante per il soggetto è il fatto che questi cercherà di evitare la situazione associata al panico e, con un effetto a valanga, un numero sempre maggiore di eventi.
Torniamo al nostro esempio. E' probabile che Mario, nel tentativo di percorrere un tragitto in auto, si senta quasi subito travolto dal panico e decida di tornare a casa prima del previsto. In questo modo sentirà al sicuro, ma l'aver interrotto prematuramente la sua attività, gliene confermerà indirettamente la pericolosità. E' altrettanto probabile che decida di utilizzare la macchina per tragitti sempre più brevi sino ad interromperne l'utilizzo, preferendo i mezzi pubblici.
Evitare le situazioni ritenute ansiogene, permette da un lato al soggetto di tranquillizzarsi ma allo stesso tempo amplifica sempre più in lui sentimenti di inadeguatezza dinanzi alle situazioni. Sortiscono lo stesso effetto gli aiuti da parte delle persone care che, mettendo in atto atteggiamenti iperprotettivi, confermano all'individuo affetto da panico (involontariamente s'intende!) la sua incapacità nel gestire qualsiasi evento potenzialmente ansiogeno.
Tornando al nostro Mario, si circonderà di persone che, conoscendo le sue difficoltà, saranno sempre pronte ad accompagnarlo là dove non sarà in grado di recarsi autonomamente. Lo faranno in buona fede, pensando di alleviare il suo disagio...non immaginano però quanto stiano gradualmente demolendo la fiducia nelle sue risorse. D'altronde, come dice un vecchio proverbio: "La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni"!

Dunque, come affrontare il panico? Innanzitutto evitando di evitare e soffermandoci sul fatto che la richiesta di aiuto contribuisce ad incrementarne i sintomi. Una paura più grande (quella per gli effetti disastrosi che si innescherebbero evitando le situazioni potenzialmente pericolose) può permetterci di affrontare con maggior audacia quegli eventi quotidiani che prevediamo essere forieri di panico.
Inoltre è fondamentale riflettere sul fatto che non esiste coraggio senza paura. Bontempelli scriveva: "Si può essere coraggiosi solo a patto di essere stati paurosi, il resto è incoscienza". Andando ancora più indietro nel tempo, ritroviamo un antico motto islamico che recita: "La paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, evitata diventa panico". Solo se accetteremo le nostre debolezze queste si trasformeranno in punti di forza.

Buona vita a tutti.

Nardone, G. (1993). Paura, Panico, Fobie. Firenze: Ponte alle Grazie;
Nardone, G. (2003). Non c'è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.

Data pubblicazione: 30 settembre 2011

9 commenti

#1
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Utente 179XXX

Ha ragione,pure io mi rivedo in quel "Mario" in un contesto diverso si,ma ciò che descrive,le sensazione,le reazioni e le eventuali soluzioni sono coerenti con il mio problema. Per far capire con un'altro esempio,mentre al soggetto Mario è successo un'incidente,Ciò che ha scatenato in me questo circolo di attacchi di panico/ansiosi è stato un dolore al petto che ho avuto mentre ero al pc. Marco,ora anche solo montando in macchina,avrà il ricordo di quel fatto che farà scattare i pensieri e quindi la paura,se succederà di nuovo? cosa faccio? meglio prendere un bus? e così via,mentre a me,se sento un piccolo dolore al petto,o una palpitazione,subito mi torna in mente ciò che è successo la prima volta,e da li l'ansia prende il sopravvento. Provo si a prenderne il controllo,ma vale poco,il rilascio di adrenalina da parte del corpo mi fa muovere (muovendosi si smaltisce meglio che stando seduti) cerco di tenere regolare il respiro,cerco di pensare ad'altro,di mettermi in testa che è solo un'attacco di panico,ma vale ben poco..per questo esistono gli psicologi,che con un trattamento farmaceutico o psicoterapeutico (anche entrambi insieme come nel mio caso) Aiutano ad uscire da questo vero e proprio incubo giornaliero,io sto ottenendo buoni risultati,per questo vi sprono tutti,a non sottovalutare questo genere di problema,ma di curarlo prima che degeneri!

#2
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Dr.ssa Graziella Tornello

La ringrazio per la sua testimonianza perché, meglio della teoria, rende l'idea di come ci si sente in questi momenti.
Ovviamente in bocca al lupo per il suo percorso!

#3
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Utente 239XXX

Anche il sto seguendo un percorso di psicoterapia per mitigare ansia e attacchi di panico, senza farmaci pero'. Mentre io qualcosa avrei preso per supaerare almeno questo momento in cui gli attacchi sono più frequenti e mi stanno facendo venire una serie di fobie aggiuntive.. La terapia mi sta aiutando, ma il percorso e' ancora lungo.. Nel frattempo cosa posso fare quando arrivano gli attacchi??

#4
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Dr.ssa Graziella Tornello

Gentile utente,
ha posto la domanda al suo terapeuta? Lui e soltanto lui in questo momento, soprattutto in relazione al tipo di terapia intrapresa, potrà darle la risposta migliore. Se sta riscontrando dei risultati le chiedo di non avere fretta e di affidarsi con fiducia al professionista che la sta seguendo.

#5
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Utente 254XXX

dottoressa Tornello, sono rimasta molto colpita dalle sue parole....è vero cerchiamo di scappare da quella situazione per rifugiarci nei luoghi per noi sicuri....ma io ho sempre fatto in modo di nn evitare quello che l'attacco mi voleva fare evitare, così leggendo il suo articolo mi sento molto più coraggiosa a voler affrontare questo terribile disagio.Volevo chiederLe un consiglio:Io sono 2 mesi che faccio una terapia con entact da 20 mg e frontal da 1mg mezza compressa la mattina con entact e mezza la sera....entact da 20 lo prendo da un mese, prima lo prendevo da 10 mg e frontal lo stesso...tutto andava bene ma da 3 gg risento gli attacchi di panico, anche se controllabili e inizio ad avere vertigini,(sono anche i gg del ciclo)può essere che questa terapia nn fa per me? inoltre io 2 anni fa gli ho ripresi e sono guarita alla grande, ho avuto questa ricaduta perchè gli ho sospesi di testa mia senza chiedere consiglio al mio psichiatra,perchè stavo bene.lei cosa mi consiglia di cambiare terapia o continuare con la stessa e che per i benefici devo attendere?le sarei lieta leggere un suo consiglio.grazie in anticipo per avermi ascoltata.










#6
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Dr.ssa Graziella Tornello

Gentile utente,
a mio parere i farmaci rischiano di diventare una sorta di "copertina di linus", nel senso che con il tempo le dosi assunte potrebbero non essere più sufficienti e il soggetto potrebbe trovarsi a pensare di non riuscire più a farne a meno per affrontare le situazioni ansiogene. Quanto alla terapia che sta seguendo, considerando che non sono un medico e dunque non prescrivo farmaci, la inviterei a confrontarsi direttamente con il suo psichiatra. Dismettere e riprendere i farmaci è una questione delicata, il corpo non deve subire stress. Nel caso non l'avesse già intrapresa, le consiglio di iniziare parallelamente anche una psicoterapia. In bocca al lupo.

#7
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Utente 254XXX

grazie mille x la sua risposta, e x il suo consiglio. che il lupo crepi.grazie baci e buona notte

#8
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Ex utente

carissima dottssa volevo chiederle una cosa riguardando attacchi di panico.Sono stato da uno specialista e mi ha prescritto mutabon mite all 'inizio e successivamente mutabon ansiolitico... che differenza ce tra xanax e mutabon ansiolitico e poi il mutabon e efficace....

#9

Gentile utente,
non sono un medico quindi non posso rispondere al suo quesito .
Mi occupo di psicoterapia e tratto ansia e attacchi di panico senza l'ausilio di farmaci. Il medico che ha fatto la prescrizione passa rispondere alle sue domande in maniera approfondita.

Saluti

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