Videogiochi per bambini: i genitori conoscono la PEGI?

I videogiochi hanno sostituito altre attività ludiche e spesso la forma stessa di “gioco” induce a pensare che non possano essere più di tanto sia dannosi - così come cartoni animati come i Simpson, i Griffin, South Park, Futurama ecc. si presentano sotto una forma che può trarre in inganno, ma negli USA (Paese in cui sono ideati e disegnati) sono destinati ad un pubblico essenzialmente adulto proprio a causa dei loro contenuti.

Per questo è importante che i genitori conoscano la classificazione PEGI (Pan European Game Information) che suddivide i videogiochi in base ai contenuti e all’età minima per la quale sono indicati: la scelta deve essere quanto più possibile consapevole, e la PEGI è un aiuto da questo punto di vista.

La PEGI è stilata prendendo in esame la presenza di:

  • Violenza
  • Linguaggio scurrile
  • Scene di sesso
  • Discriminazione
  • Droghe (rappresentazione del consumo)
  • Scene che possono spaventare i bambini
  • Gioco d’azzardo (rappresentazione e incoraggiamento all’attività).

Il livello di questi contenuti è messo in correlazione con l’età in cui possono essere gestiti senza provocare danni al minore: la classificazione è dunque stilata in accordo con gli studi di Psicologia dell’Età Evolutiva, e non ha intenti moralistici, ma scientificamente fondati.

E’ importante che i genitori sappiano riconoscere la classificazione PEGI: questa compare sulle scatole dei videogiochi con un bollino che contiene un numero, corrispondente all’età minima necessaria per utilizzare quel gioco, e con tanti altri bollini corrispondenti ai contenuti sopra elencati. Un utilizzo moderato dei videogiochi può infatti stimolare alcune funzioni cognitive e motorie del bambino, ma è prima di tutto importante che i contenuti siano a lui adatti.

Anche la presenza di un genitore è importante perchè svolge una funzione di mediazione fra i contenuti proposti e il bambino, ma non è sempre realizzabile e molte volte i bambini si trovano a giocare da soli.

Garantire che i giochi siano adatti alla loro età è un primo passo, ma non può rappresentare comunque il solo intervento che il genitore deve compiere in questo ambito. Se è vero che il bambino può avanzare richieste di giochi che non sono adatti a lui, a causa di mode o del fatto che i suoi amici hanno quel determinato gioco, è anche vero che spetta sempre ai genitori la supervisione di quali videogiochi impegnano il tempo libero dei figli.

I bambini non sono in grado di regolarsi da soli e non possono sapere cosa è bene o male per loro, perciò è fondamentale che gli adulti sappiano quali giochi stanno dando loro e che non prendano alla leggera la questione.

Per info: www.pegi.info/it/index/id/285/

Si veda anche: "Regali tecnologici e internet, senza regole minori a rischio" https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/130-regali-tecnologici-e-internet-senza-regole-minori-a-rischio.html

Giochi "intelligenti"? Non migliorano lo sviluppo, meglio parlare assieme ai figli" https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/137-giochi-intelligenti-non-migliorano-lo-sviluppo-meglio-parlare-assieme-ai-figli.html

 

Data pubblicazione: 20 dicembre 2010

7 commenti

#1
Psicologo
Psicologo

Questo articolo propone una segnalazione importantissima: la classificazione PEGI dovrebbe essere conosciuta da chiunque abbia la responsabilità di filtrare l'accesso di minori a contenuti multimediali più o meno adatti alla loro età.

#2
Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Grazie, Gianluca, l'intento è proprio quello di far presente la questione in vista del Natale sia perchè molti bambini riceveranno giochi in regalo, sia perchè durante le vacanze avranno molto tempo libero per giocare.

#3
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

I contenuti di videogiochi e altri mezzi audiovisivi, di per sé, non sono in grado d'influenzare più di tanto *SE* accanto ai figli sono presenti i genitori, che spiegano loro le differenze fra ciò che è vero e ciò che è finzione, immaginazione.

Orchi, mostri, giochi di guerra ecc. fanno parte *da sempre* della vita ludica dei bambini. Mi piacerebbe sapere se chi ha creato lo standard PEGI ha mai giocato alla guerra, da bambino.

Le campagne "minori a rischio" che periodicamente vengono portate avanti sono efficaci solo dal punto di vista terroristico, perché omettono quasi sempre un particolare importante: la presenza e l'efficacia dei genitori nel rapporto con i figli è *molto* più importante di qualsiasi altra variabile psicologica e relazionale nel determinare l'equilibrio del bambino.

Un bambino può giocare con un videogioco anche molto violento, ma se è seguito dal genitore, non ne riporterà alcun danno. Viceversa, il bambino abbandonato a se stesso a continue sessioni di "tv-sitting" dai contenuti idilliaci e buoni rischia molto più di andare incontro a scompensi.

Invece di dire continuamente: "Attenti a Tv e videogiochi", sarebbe più produttivo incentivare i genitori a diventare genitori più efficaci. Magari frequentando corsi appositi.

#4
Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Quanto è importante quel *SE*!
In ogni caso penso che un gioco che ad es. rappresenti scene esplicite di sesso o determinati tipi di violenza non sia adatto ai bambini al di sotto di una certa età, anche se c'è un genitore al fianco a dare spiegazioni.

Immagino che della classificazione PEGI si occupino degli psicologi, è riconosciuta in tutta Europa e sostenuta dalla Commissione Europea.
So per certo che il marchio "GIOCATTOLI SICURI" che si trova sui giochi italiani è assegnato dall'Istituto Italiano Sicurezza Giocattoli, che si avvale della collaborazione di una psicologa per quanto riguarda gli aspetti psicologici della valutazione (come quello dell'età minima necessaria per utilizzarli): www.giocattolisicuri.com

#5
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

I giochi a contenuto sessuale sono percentualmente pochi e comunque è difficile che un genitore ne compri ai propri figli, così com'è difficile che compri loro qualsiasi altro materiale pornografico o a contenuto sessuale esplicito. Non c'è bisogno di comitati, per questo: avviene già da sé.

Io mi riferivo alle diatribe sui programmi e videogame con contenuti violenti, che sono la maggioranza.

Poi, se prendiamo ad esempio un cartoon come i Simpson, si vede che il modello di famiglia espresso è molto vicino, sia pure in forma caricaturale, alla famiglia reale. E nessuno psicologo, che io sappia, si è mai preoccupato di far notare che tutti gli episodi dei Simpson, inevitabilmente, si concludono con la stessa morale: la famiglia è un valore importante da preservare. A me questo pare un messaggio positivo.

Per quanto riguarda i comitati, non sempre riescono a esprimere idee valide. Anzi, molto spesso esprimono pareri e concetti "medi", grossolani che non tengono conto di un sacco di cose. C'è un detto secondo cui il cammello è un cavallo progettato da un comitato.

Quindi, attenzione ai comitati e attenzione a far di tutte l'erbe un fascio.

#6
Dr.ssa Flavia Massaro
Dr.ssa Flavia Massaro

Bella la storia del cammello!

A volte i genitori non sono ferrati in materia "videogiochi", e i bambini fanno le proprie richieste perchè un gioco va di moda fra ragazzi più grandi. Inoltre fra i giochi piratati che passano di mano ce ne possano essere di tutti i tipi: i genitori devono ovviamente preoccuparsi anche di questo ed esserne informati.

I Simpson in America sono un cartoon per adulti, possono essere divertenti per un ragazzino che sia già in grado di capire il sarcasmo e di cogliere sfumature e significati che non vengono compresi prima di una certa età, proprio perchè non sono loro im destinatari dell'opera anche se ad un'occhiata superficiale possono sembrarlo. Peggio ancora altri cartoon che ho nominato, come i Griffin e South Park, anch'essi rivolti originariamente ad un pubblico adulto.

Il concetto è lo stesso dei manga: dietro ad una forma (il fumetto) si nascondono contenuti di ogni tipo e determinati manga sono a contenuto espressamente erotico ( infatti da noi sono censurate le loro trasposizioni televisive in cartoon: https://it.wikipedia.org/wiki/Adattamento_e_censura_degli_anime ).

L'importante è che la forma, che in alcuni Paesi è legata al mondo dell'infanzia/adolescenza (da noi i cartoni animati sono per bambini), non venga confusa con il contenuto.
Dal momento che i genitori non possono presidiare ogni minuto libero del bambino è meglio che sappiano dove si nascondono eventuali rischi, su cosa possono stare tranquilli e su cosa è meglio vigilare.

#7
Dr. Giuseppe Santonocito
Dr. Giuseppe Santonocito

>>> Dal momento che i genitori non possono presidiare ogni minuto libero del bambino è meglio che sappiano dove si nascondono eventuali rischi, su cosa possono stare tranquilli e su cosa è meglio vigilare.
>>>

È proprio perché i genitori non possono presidiare ogni minuto libero dei loro figli, che devono metterli in grado quanto prima di regolarsi da soli.

C'è vieta internet ai propri figli. Ma il ragazzo esce, va dall'amico e si guarda tutti siti che vuole. Su internet qualsiasi contenuto può essere scaricato in forma pirata. Quindi, fidarsi dei figli dopo aver insegnato loro a fidarsi di noi non è solo un'alternativa, è l'unica possibile.

Con buona pace dei comitati.


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