Punto “G”, leggende metropolitane o realtà?

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Del "punto G" si è tanto parlato, oscillando tra gossip e scientificità.
Gli studiosi del famoso o meglio famigerato punto G, si dividono esattamente a metà: i sostenitori e gli scettici.
Cerchiamo di comprendere insieme di cosa si tratta e come correla, se correla, con il piacere femminile.

Anticamente, nella cultura orientale, quando si parlava di sessualità femminile, oltre alla zona clitoridea, veniva evidenziata una “zona misteriosa” dei genitali femminili, che corrispondeva al piacere sessuale: il “punto del sole” o “punto di piacere”.

Questa zona, negli antichi testi filosofico-religiosi correlava chiaramente al piacere femminile.
I primi studi sul punto “G”, vennero svolti da Ernest Grafenberg, ginecologo tedesco, che oltre 50 anni fa divenne famoso, appunto per la presunta scoperta.
La scientificità di questa scoperta non è affatto dimostrabile e, negli anni a seguire moltissimi studiosi si sono imbattuti in queste strade impervie e scarsamente dimostrabili, che correlano la complessità del piacere femminile al punto G.

L’argomento appartiene più a salotti, che a convegni, correla con il chiacchiericcio del collettivo e non con reali scoperte scientifiche, ma ha un chiaro richiamo mediatico.
Questa estrema curiosità che ha mosso ginecologi, medici, psico-sessuologi ed urologi nella ricerca, ci da la misura di quanto sia complesso il piacere femminile e di quanto sarebbe facile, semplice e risolutivo, correlarlo a qualche millimetro di parete vaginale.

Il punto G, risiede tra apparato urinario e genitale di alcune donne, proprio perché è una reminiscenza dell’uretra maschile, un retaggio filogenetico e forma un angolo di 35 gradi con la parete laterale dell’uretra
Questo piccolo bottone del piacere, è composto dallo stesso tessuto del pene e del clitoride, ricco di terminazioni nervose, che correlano al piacere.

Veridicità a parte, credo fermamente che il piacere femminile, correli con tantissimo altro rispetto ad infinite terminazioni nervose, presenti o assenti nell’ambiente vaginale.

La sessualità femminile, è una sessualità di mucosa, non d’organo come quella maschile, proprio per la sua caratteristica di interiorità, emozionalità, relazionalità e psichicità.
Il piacere correla con un caleidoscopico patrimonio di pelle e di sensi, di relazione e di immaginario, di attesa e di coinvolgimento.

Valutare soltanto la corporeità e glissare su tutto il resto, è riduttivo, miope sul piano mentale e soprattutto scarsamente realistico sul paino scientifico.
“La sessualità è un essere, non un fare”, punto G a parte!

Data pubblicazione: 01 maggio 2012 Ultimo aggiornamento: 05 maggio 2016

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