Sappiamo ancora amare? La nuova grammatica del cuore...

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

"Quando troverete qualcuno che, oltre i vestiti riuscirà a spogliare anche la vostra anima ,allora è li che capirete che è amore e non del semplice sesso”.

 Alessandro Capozza

La società di oggi,  propone un’eroticità facile ed immediata, spesso a scapito della dimensione dell’amore e del sentimento.
In un momento storico, dove gli amori nascono sul web, le emozioni vengono postate su Facebook e le relazioni sono spesso “a termine” e con una data di scadenza, forse dovremmo interrogarci sul significato di questo nobile ed importante sentimento: l’Amore.

Custodisco infinite confessioni di pazienti che si definiscono “single”, ma che in realtà sono semplicemente  “soli”: vivono, anzi consumano, amori a termine, amori che  durano un fine settimana o peggio ancora una sola notte, sono spesso relazioni che nel loro complicato transito dal virtuale al reale, perdono di fascinazione e di potere e che spesso non fanno altro che  regalare a chi le vive, una condizione di solitudine estrema.

E’ vero che oggi ci sono tanti mezzi per vivere le relazioni, ma la natura dei sentimenti non è affatto cambiata.

Oggi l’amore è dominato e condizionato dalla paura di lasciarsi andare, di perdere il controllo, di non essere all’altezza e di non essere abbastanza amati, per questi ed altri motivi, molte persone prediligono relazioni “mordi e fuggi”, a termine, praticamente “usa e getta”, spesso scevre dai sentimenti più profondi.

 La capacità e possibilità d’amare è ancora presente e possibile?

Quanta solitudine c' è dietro queste scelte? Sono scelte volute o subite? La paura contro l’amore?

Si tratta di amore vero o di compromessi esistenziali?

Si tratta veramente di amore o della sua brutta copia?

Sono tanti gli spunti di riflessione, sicuramente dalla complessa disamina,  ma proverò ad analizzarne alcuni.
L’incontro con l’altro, è innanzitutto un moto interiore, i cui ingredienti fondamentali sono la conoscenza di sé, la capacità di abbandonarsi ai flutti dell’emozione ed alla capacità di “sentire”, più che capire...  mantenendo un buon equilibrio tra quello che si vuole con la ragione e quello che si sente con il cuore.
La capacità d’amare profondamente e senza riserve, correla con la nostra più segreta “archeologia dell’amore”, da come siamo stati amati da bambini e da quanto abbiamo interiorizzato questo sentimento: se siamo stati toccati, accarezzati ed amorevolmente allattati e nutriti,  se l’affettività nella nostra infanzia apparteneva ai nostri codici comunicativi e da tantissimo altro. Questi elementi, indispensabili per poter amare, rappresentano  la  “dote affettiva”, che a nostra volta,  porteremo dentro la coppia.

Se nessuno ci ha insegnato ad amare è estremamente faticoso, se non improbabile, poter imparare da adulti e soprattutto sarà molto difficile non avere paura di questo dolce e destabilizzante sentimento, di questa sorta di "droga affettiva".

L’amore obbliga alla rinuncia dell’egoismo ed al superamento delle proprie paure, anche quando, durante le crisi di coppia, la vita costringe a fare i conti con la verità.

Una coppia quando attraversa una fase di difficoltà, che sia transitoria o cronica, ha una maggiore predisposizione alla rottura, più che alla riparazione. La riparazione è spesso faticosa, un percorso in salita, che necessita di umiltà ed immenso amore.

La “manutenzione del legame d’amore”, così come la sua ricostruzione, è sempre un percorso irto di ostacoli, compromessi ed impegni obbligatori.

Amare è ancora possibile ed attuabile?

Nell’immaginario comune, ancor di più in quello giovanile, il legame d’amore viene percepito come un vincolo, un freno alla propria esistenza ed a possibili altre relazioni, un limite alla libertà individuale.

Passare da un colpo di fulmine all’altro, da un’avventura all’altra, o peggio ancora da un corpo all’altro… sembra essere meno destabilizzante e fagocitante, in quanto custodisce  integro il nucleo più vulnerabile e profondo di sé.

L’Amore necessita di un “cammino comune”, di soste e ripartenze;  molte coppie si ritrovano dopo tanti anni insieme, l’uno accanto all’altro, coppie dall’estraneo sapore, senza nessuna condivisione e con tempi e moti psichici totalmente differenti. L’amore non prevede il possesso dell’altro, non è una dimensione data una volta per tutte, ma un lento e continuo mutamento: la passione cambia, si trasforma, talvolta si estingue, basta averne cura e manutenzionarla come se fosse un “prezioso giardino segreto”.

In un’epoca di trasgressioni e di perversioni soft, oggi, la vera trasgressione è amare, donare e sapersi donare.

Data pubblicazione: 31 dicembre 2013

3 commenti

#1
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Ringrazio la dott.ssa per questo profondo e bellissimo approfondimento sull'amore: penso sia ciò a cui dobbiamo tendere sempre! Grazie, cordiali saluti e buon anno nuovo. S

#2
Ex utente
Ex utente

Salve dottoressa, ho letto il suo articolo e mi è sembrato veramente illuminante, mi ha colpito molto "l'archeologia dell’amore" e riguardo il fatto di quanto siamo stati amati da bambini e da quanto abbiamo interiorizzato questo sentimento, in questo pasaggio trovo un indizio e una chiave per recuperare la mia storia d'amore.
Vorrei esporvela in questo commento, e cercherò di essere il più dettagliato possibile: io 31 anni e lei 29, siamo arrivati a 4 anni di fidanzamento, i primi 3 anni sono stati un vero "prezioso giardino da coltivare" e lo coltivavamo veramente bene, anche se le cose erano difficili perché io lavoravo di giorno e lei in un locale di sera, questo non impediva me di aspettarla dal lavoro, passare un oretta insieme, fare l'amore e addormentarci abbracciati. I primi 3 anni sono andati così, uniche e poche note storte sono state qualche momento di crisi nervosa per lei (non le si poteva proprio parlare perché gli venivano crisi isteriche, ed è successo sette o otto volte) e qualche rara scenata di gelosia da parte mia (tre o quattro volte).
Prima di palare di quello che è successo nell'ultimo anno volevo aprire una parentesi che si collega al passaggio nel suo articolo, cioè all'archeologia dell'amore: io vengo da una famiglia dove mio padre e mia madre, pur in difficoltà economiche e di salute, sono stati sempre uniti e non hanno fatto mai pesare problemi sui figli, finché non siamo diventati grandi e li abbiamo capiti da noi. Lei, figlia unica, invece viene da una separazione dei genitori all'età di 8 anni, un padre molto apprensivo e amorevole ma un po all'antica per lei e sua madre (deceduta davanti ai suoi occhi tre anni prima che ci conoscessimo) che faceva uso di psicofarmaci e abuso di alcolici, alternando compagni con storie della durata di un anno o due, mi ha raccontato che sua madre aveva crisi isteriche e spesso sfogava su di lei, nonostante ciò a volte non nasconde che le manca.
Ora, nell'ultimo anno è successo che lei stressata dal suo lavoro (che non le permetteva di avere una "vita" come le ragazze della sua età, poiché aveva un giorno a settimana libero, ovviamente infrasettimanale perché il weekend i ristoranti lavorano) si licenzia, fa qualche lavoretto, ma le crisi aumentano, io la supporto, pur avendo un calo nel mio lavoro la aiuto a sostenersi quando è in difficoltà ( l'ho sempre fatto con amore e lo rifarei tuttora se ne avesse bisogno, e lei prima di allora lo aveva fatto per me), il rapporto si stava raffreddando per via di questi stress della paura per le difficoltà economiche e il desiderio da parte sua era iniziato a calare poco prima del momento del licenziamento dal suo vecchio lavoro nel ristorante, un giorno mentre la porto a casa mi dice piangendo che non mi ama più, non mi voleva vedere, e non voleva continuare a prendermi in giro, io pur soffrendo la assecondo anche perché vederla soffrire nello stare con me mi faceva più male che non vederla più, le dico che comunque qualsiasi cosa le servisse io c'ero, e cosi dopo qualche giorno mi chiede se potevamo andare a mare con degli amici, io ovviamente ci sono andato perché dentro di me non ho mai finito di amarla e volere il suo bene, così siamo ritornati a frequentarci, durante questo periodo l'ho spinta a realizzare il suo sogno che era quello di iscriversi a una scuola per specializzarsi in un mestiere da lei sognato, l'ho supportata anche perché per l'amore che ho per lei voglio che venga fuori il meglio di lei, dopo questo periodo si convince a tornare a tutti gli effetti di nuovo con me, anche se a differenza di prima non dormiamo più tutti i giorni insieme, ma solo il fine settimana. Passano cinque mesi e lei mi manda un messaggio nel quale solleva i suoi dubbi sul nostro rapporto, mi lascia di nuovo, ma stavolta dura pochi giorni e ci rimettiamo insieme. Quattro mesi dopo un altro messaggio dove scrive che non sente più di amarmi, come quando era successo d'estate, dice che non le va più di prendermi in giro e vuole guardarsi dentro, le rispondo che è meglio se ci lasciamo allora, che non voglio che una persona sia infelice per il fatto di stare con me, e ci siamo lasciati, anche se a malincuore per me, perché la amo. Ora due giorni dopo mi contatta come sto e come non sto, io cerco di non pensarla ma ovviamente voglio solo lei, e va a finire che iniziamo a frequentarci di nuovo, non so come comportarmi, so cosa voglio: lei perché ancora la amo.

Dottoressa vorrei una sua opinione, e complimenti ancora per l'articolo.

#3
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Buonasera,
grazie per i complimenti, fanno sempre piacere.
Anche se la sua e-mail è molto lunga e dettagliata, è pur sempre una consulenza online e mi viene davvero difficile risponderle in maniera dettagliata e sensata
Se desidera parlare con me può scrivere nel mio sito: www.valeriarandone.it

Un cordiale saluto

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