Contatto corporeo e comunicazione in giovani disabili

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Dr.ssa Monica Cappello Psicologo, Sessuologo

Negli ultimi anni si è iniziato a trattare il tema del diritto alla sessualità per le persone disabili: è d’obbligo, però, una premessa rispetto alla necessità, per il portatore di handicap, di crearsi una propria indipendenza psicologica dalla famiglia, e una vita affettivo-sessuale, come tutti.

Importanti per la crescita psicosociale sono soprattutto le relazioni di amicizia tra due individui, caratterizzate dall’analisi delle proprie reazioni emotive e dei propri pensieri. Se rapportiamo alla crescita del soggetto disabile questo quadro descrittivo dell’identità psicosociale del giovane individuo che si addentra nell’età adulta, ci rendiamo subito conto dei possibili “svantaggi” cui va incontro il soggetto disabile. Considerato “eterno bambino”, perché bisognoso di assistenza, il giovane disabile non è quasi mai abituato a rendersi indipendente nei limiti consentiti dalla sua reale patologia, ma viene abituato a considerarsi come colui che non può gestirsi. Questa percezione di sé deriva da atteggiamenti prima familiari, ma in seguito anche sociali, perché la vita del disabile viene da tutti vista come dimensione priva di progettualità. Molti ancora ritengono che le amicizie servono a distrarlo dal solo diritto di noia, i sentimenti poi…meglio che li rimuova!

Ci si stupisce, però, quando un soggetto con disabilità mostra atteggiamenti a sfondo sessuale, creando confusione e difficoltà nel gestire tali comportamenti!

E’ necessario sottolineare che quando persone con gravi difficoltà di comunicazione mostrano segni di comportamento sessuale, questi sono raramente diretti consapevolmente verso gli adulti. Si devono piuttosto intendere nel contesto complessivo della vita emozionale del soggetto. Il bisogno di sicurezza, intimità o attaccamento è comune a tutti noi. Quando queste esigenze non vengono soddisfatte in varie fasi della vita, la conseguenza è che la persona non familiarizza con la propria vita emozionale. Questo può dar luogo a irrequietezza, tensione e insicurezza che si possono manifestare in vari modi. Con una persona in età puberale, o più adulta, con un linguaggio povero o dei mezzi limitati sia per capire sia per esprimere i propri sentimenti, nasce la possibilità che tale frustrazione produca una palese reazione di natura sessuale. I soggetti con grave disabilità sono estremamente vulnerabili a tutti i tipi di rifiuto. E’ importante che i comportamenti apertamente sessuali non portino a un rifiuto della persona. Nello stesso tempo, l’attività sessuale non deve diventare un centro di attenzione.

Credo sia necessaria una corretta informazione rivolta sia ai familiari del disabile, che il più delle volte tendono a bloccare la sessualità del figlio, ma anche agli operatori socio-sanitari che giornalmente nelle strutture residenziali o centri diurni si ritrovano a non saper gestire le richieste di attenzione degli utenti di cui si occupano…

Ecco come identificare i bisogni e stabilire gli obiettivi, attraverso la valutazione della relazione dell’utente con altre persone e con l’ambiente:

-      Come reagisce il soggetto alle altre persone in situazioni differenti? Accetta o rifiuta il contatto?

-      Fino a che punto e in che modo il soggetto indica i suoi desideri in relazione agli altri?

-      Qual è l’immagine personale e la consapevolezza corporea del soggetto rispetto alle altre persone e all’ambiente? Quanta comprensione dimostra di come il corpo può essere usato quale mezzo di interazione con persone e cose? Ha molta o poca fiducia in se stesso? Ha un’immagine positiva o negativa di se stesso?

Soltanto dopo un’attenta e corretta analisi dei bisogni del disabile, è possibile un intervento educativo, mirato a soddisfare nel modo più opportuno, le esigenze dell’utente con difficoltà psico-fisiche.

Nel 1999 decisi di scrivere la mia tesi di Laurea in Psicologia, affrontando proprio il tema della sessualità nei disabili, argomento che destabilizzò gli stessi docenti, che forse non erano pronti a trattare un tema ancora tabù. Sono trascorsi 16 anni: passi in avanti ce ne sono stati, ma ritengo ci sia ancora bisogno di informazione e sensibilizzazione per aprire la mente ad una società che troppo spesso, ancora oggi, si rivela impreparata ad affrontare il binomio SESSUALITA’ – DISABILITA’…

 

 

 

Data pubblicazione: 22 gennaio 2015

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