Evoluzioni nella diagnosi del Tumore della Vescica: Cistoscopia a Fluorescenza e a "Banda Stretta"

ginoalessandroscalese
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo

La cistoscopia è una tecnica diagnostica che si avvale di uno strumento denominato “cistoscopio” (rigido o flessibile) costituito principalmente da una ottica che può avere un angolo di visuale variabile. Il cistoscopio si collega ad una fonte luminosa a luce bianca, ad una fonte di irrigazione (soluzione fisiologica) ed infine ad una telecamera  collegata ad un monitor  che ci permette una visione ingrandita di almeno 30 volte del lume virtuale dell’uretra e della vescica.

Il Tumore della vescica rappresenta il quinto più frequente tumore nella società occidentale, ed è il tumore “più costoso” da gestire da un punto di vista diagnostico e terapeutico sia da parte della società che da parte del paziente stesso. Fa parte di una categoria abbastanza eterogenea di tumori a differente prognosi , eterogeneità più evidente in quelli catalogati come Tumori non muscolo invasivi della vescica che sono quelli di più frequente riscontro.

Per questi motivi la tecnologia ci è venuta in contro mettendo a punto due nuove tecniche cistoscopiche utili soprattutto nelle forme non muscolo invasive : La cistoscopia a fluorescenza e la cistoscopia a banda stretta.

Cistoscopia a fluorescenza: si basa sulla selettiva produzione ed accumulo di particolari sostanze fluorescenti quali le porfirine e principalmente la proto porfirina IX, prodotte selettivamente da tessuti tumorali dopo la insitllazione endovescicale dell’estere dell’ acido 5-amminolevulinico  denominato examminolevulinato. Da studi multicentrici prospettici è emersa una differenza pari  al 19% in termini di diagnosi più precisa confrontando la cistoscopia classica a luce bianca con la cistoscopia a fluorescenza con luce blu, quest’ultima riusciva ad individuare lesioni cancerose o pre cancerose nel 96% dei casi a differenza di quella a luce bianca che era solo diagnostica per il 77% dei casi, la differenza era tanto più evidente se si prendevano in considerazioni le forme pre-cancerose (Displasia 93% verso il 48 %, Carcinoma in situ (95 verso il 68%) e nei casi di tumore superficiale 96 verso 85%). Tale nuova metodica è particolarmente raccomandata nella stadiazione dei pazienti con carcinoma vescicale non muscolo invasivo, nei pazienti con citologia urinaria positiva, ma con cistoscopia classica negativa, nel monitoraggio di pazienti con diagnosi di carcinoma in situ ed in quelli con carcinoma multifocale.  Per questa metodica è indispensabile l’uso di un cistoscopio rigido, e non quello flessibile.

Cistoscopia con luce a banda stretta: è un nuovo tipo di cistoscopia che insieme a quella a fluorescenza si propone di migliorare le potenzialità diagnostiche della cistoscopia classica a luce bianca. E’ un’immagine ottica ottenuta dall’assorbimento da parte dell’emoglobina contenuta nei globuli rossi di un particolare tipo di luce con determinate caratteristiche  denominata “a banda stretta”; essa ha un potere penetrativo molto basso ed è in grado di mettere in risalto la architettura delle strutture vascolarizzate  ed in particolare dei capillari presenti in superficie contrastandoli con il tessuto sano. A differenza della precedente può essere usata la cistoscopia flessibile. Confrontata con la cistoscopia classica si riesce ad evidenziare il 35% in più delle lesioni in particolare di quelle iniziali.

Considerazioni conclusive: l’obiettivo della diagnostica fotodinamica a fluorescenza e quella a banda stretta è principalmente quello di riconoscere ed eliminare lesioni potenzialmente pericolose al momento dell’intervento in modo tale da allungare le possibilità di recidiva di malattia (molto frequente per questo tipo di tumore) allungando il tempo libero da malattia riducendo la possibilità di progressione di malattia. I limiti delle nuove metodiche sono rappresentati oltre che dai costi anche dalla presenza di falsi positivi che può arrivare al 32% (questo comporta l’esecuzione di un numero di biopsie inutili) che si possono anche verificare in seguito a lesioni causate da fenomeni infiammatori derivati da recente intervento di resezione endoscopica del carcinoma vescicale o da quelli indotti da immuno o chemio terapia endovescicale post-operatori; d’altro canto i falsi negativi sono meno del 0.4%.  

Fonti:

ttmed Urology International

Timely Topics in Medicine

What’s New and Proven in the treatment of Noninvasive Bladder Tumors?

Prof. Karlheinz Emertus University of Amsterdam

Data pubblicazione: 25 aprile 2011

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