Ernia inguinale recidiva:quale tipo di intervento va applicato ?

Ernia inguinale recidiva: quale tipo di intervento va applicato ?

Salve a tutti,
mi rifaccio vivo a distanza di un anno: nel giugno 2010 sono stato infatti operato di ernia inguinale sinistra: l’intervento è perfettamente riuscito (dimesso dal day surgery dopo poche ore, nessun dolore postoperatorio, completa sparizione persino della cicatrice esterna), ma, dopo circa 6 mesi, ha cominciato a farsi notare un piccolo gonfiore nella stessa zona dell’intervento che, nel giro di alcuni mesi, ha assunto la diametro di un paio di centimetri, pur non dando luogo a nessun tipo di dolore o fastidio.
Nella visita che recentemente ho fatto con lo stesso chirurgo (ospedale Niguarda di Milano) che mi ha operato mi è stata diagnosticata una recidiva di ernia inguinale che ha sorpreso anche lo stesso chirurgo dato che aveva impiegato una rete molto buona, avendo trovato una ernia piuttosto complessa.
Dato che mi sembra che possa essere utile per rispondere alla domanda che poi farò agli specialisti, riporto qui di seguito la
“Descrizione dell’intervento chirurgico effettuato nel giugno 2010”
Eseguita plastica tension free sec. Lichtenstein: si procede ad incisione inguinale sinistra: aperta la fascia dell’obliquo esterno si reperta ernia obliqua esterna e diretta incarcerata, preparazione ed isolamento del sacco del funicolo, conservazione dei nervi, resezione del lipoma, riduzione del sacco.
Ricostruzione parete posteriore safil3/0, plastica sec. Lichtenstein (protesi ultrapo, fissata con un punto al legamento inguinale e colla di fibrina diluizione collante). Stress test positivo.
In presenza di recidiva mi sono stati prospettati 3 tipi di interventi possibili:

1) laparoscopico (con anestesia generale) con rete da dietro
2) con anestesia locale, intervento via open simile a quello già fatto un anno fa, andando a completare la protezione laterale rivelatasi insufficiente (c’è un certo rischio che possa infiammarsi il funicolo con la possibilità di un rimpicciolimento del testicolo: che problemi pratici potrebbe dare dato che sono alla soglia di 80 anni?)
3) con anestesia spinale via open mettendo la rete da dietro (come nel caso laparoscopico)
La domanda che rivolgo agli specialisti è:
quale delle 3 è la scelta più adatta ad evitare problemi postoperatori e/o ulteriori recidive? Ci sono altre alternative ?
(se può essere utile per dare un consiglio più mirato, la mia situazione generale di quasi ottantenne è la seguente:
non assumo alcun tipo di medicinale, nessun problema cardiocircolatorio per cui, prima dell’insorgere dell’ernia, ogni anno ho sempre fatto diverse centinaia di Km in mountain bike in montagna, un carcinoma prostatico ct2c gleason 6 diagnosticato all’inizio del 2010, che è completamente asintomatico e che tengo solo sotto controllo con la misura periodica del PSA).

Per potermi orientare meglio nella decisione definitiva, mi sarebbe anche utile conoscere il pro ed il contro da un punto di vista medico di ciascuna delle tre o più alternative possibili.
Ringraziando anticipatamente, cordiali saluti a tutti
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Mi sembra le sia stata fornita un' informazione chiara e completa.
Non esiste una risposta univoca, sono tre soluzioni corrette e percorribili. Se l' eta' o altro dovessero far preferire una tecnica anestesiologica, sceglierei la soluzione conseguente tenendo presente che la laparoscopia richiede l' anestesia generale mentre le altre tecniche possono essere eseguite in locale o spinale. Teorici problemi postoperatori ed eventuali ulteriori recidive si possono verificare con ogni tecnica. Auguri!

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Innanzitutto ringrazio il Dottor Favara per la tempestività della sua risposta, che mi riconferma la dinamicità di questo forum.
Poi vorrei però chiarire un po’ meglio le motivazioni della mia domanda sulla scelta del tipo di intervento da adottare: visto dal lato di un paziente, normalmente, come nel mio caso, completamente ignorante nel campo della medicina (io sono un vecchio ingegnere in pensione ormai da 15 anni !), il fatto, apparentemente banale, di dover scegliere fra 3 procedure, completamente diverse come metodologia e forse anche come risultati finali, basandosi solo su una succinta descrizione più o meno tecnica, mi ha messo in difficoltà mi ha spinto a chiedere consiglio a questo forum.
Naturalmente farò tesoro del consiglio del Dottor Favara, che ringrazio anche per questo, di tener conto in particolare della tecnica anestesiologica compatibile con l’età o con eventuali altri problemi in modo poi da orientarmi su una soluzione congruente.
Quando però ad un ignaro paziente vien detto che la rete può essere messa da dietro (dietro che cosa ? dietro la muscolatura ? dietro il peritoneo ?) sia con l’intervento chiamato 1) laparoscopico che con quello chiamato 3) con anestesia spinale via open, viene spontaneo domandarsi quando conviene usare uno o l’altro, nel caso che sia praticabile l’anestesia generale.
Dopo aver navigato in vari forum, ma soprattutto in questo, la mia ignoranza in materia non è diminuita di molto, ma in compenso ho sentito, fra i vari pareri su temi simili, che la decisione sulla scelta sul tipo di intervento spetterebbe al chirurgo, il quale conosce sia le condizioni psicofisiche del paziente sia le modalità ed i rischi di ciascun tipo di intervento: anche questa soluzione mi potrebbe andar bene anche se poi nel forum ho anche sentito medici ammettere che la scelta da parte del chirurgo potrebbe essere influenzata dalla sua maggiore o minore esperienza nell’una o nell’altra tecnica operatoria più che dalla reale esigenza del paziente: non trovo nulla di cui scandalizzarsi perchè molto spesso questo può avvenire nella convinzione da parte del chirurgo che sia meglio anche per il paziente operare con la tecnica di cui si è più sicuri.
Nel mio caso specifico io ho invece avuto piena libertà di scelta ed un altro motivo per cui chiedo chiarimenti è che, nel caso che dovessi optare per l’intervento laparoscopico (ho letto nel forum che è meglio affidarsi ad chirurgo o ad una struttura che ha fatto parecchi interventi laparoscopici su ernie recidive) molto probabilmente dovrei trovare un altro chirurgo in un’altra struttura. In questo caso dovrei anche chiedere a chi normalmente opera se è meglio far fare il nuovo intervento allo stesso chirurgo che ha già messo le mani nella stessa zona od affidarsi ad un nuovo chirurgo magari più esperto che però non sa esattamente quello che troverà ?
Immagino di aver fatto troppe domande, ma ringraziando sarò anche grato se qualcuno mi aiutasse a chiarire un po’ dei miei dubbi.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Ai sui legittimi dubbi la risposta è semplice: non esistono attualmente evidenze scientifiche sufficienti a favore di una tecnica rispetto alle altre: per questo sono tutte valide.Sicuramente l' esperienza del chirurgo nell' utilizzo di una tecnica gioca il suo ruolo e che sia lo stesso che ha eseguito il primo intervento credo sia poco rilevante.L' ospedale al quale si è rivolto tra l' altro è all' avanguardia nell' utilizzo di tecniche laparoscopiche.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Ringrazio ancora il Dottor Favara per avermi confermato l’importanza dell’esperienza del chirurgo nell’utilizzo di una tecnica operativa soprattutto (se ho ben capito) in caso di tecniche come quelle laparoscopiche che richiedono un lungo periodo di sperimentazione diretta: quindi, se dovessi decidere per l’intervento laparoscopico, dovrei darmi da fare per trovare un buon chirurgo cha abbia già fatto un ragionevole numero di ernie inguinali, meglio ancora se recidive. E qui casca l’asino ! Mi sto infatti lambiccando il cervello per come fare a trovare un buon chirurgo con queste caratteristiche: immagino che ce ne siano disponibili, ma come è possibile trovarli da parte di uno come me che conosce a malapena il suo medico di base (che, per reciproca fortuna, non disturbo più di una volta all’anno per farmi fare il certificato necessario ad una modesta attività in una palestra per settanta-ottantenni) ?
Se passassi all’intervento laparoscopico, oltre a cambiare chirurgo, dato che abito fuori Milano sul percorso della linea MM2, eventualmente opterei per esempio per il San Raffaele che ha la metropolitana che arriva fino al suo interno: ma come trovo il chirurgo con quelle caratteristiche ? Non posso certo chiederlo al centralino o a qualche sconosciuta segretaria !
Mi sembra di aver capito che in questo forum nomi non se ne possono fare, ma mi sarebbe già di aiuto un consiglio sulla via da seguire, sia che si tratti di un sito internet che di numeri telefonici da interpellare o anche andando di persona a chiedere in qualche posto dove si possano avere indicazioni affidabili: se qualcuno (o medico o paziente che ha già affrontato questo problema) può darmi qualche indicazione in tal senso, gliene sarò certamente grato.
Un ultimo dubbio che invece non dovrebbe incontrare ostacoli regolamentari è il seguente: da quello che ho capito, è possibile inserire la rete dal retro (che mi pare raccomandata in caso di recidiva) sia con la tecnica laparoscopica che con un intervento open con anestesia spinale: ma allora che vantaggio c’è nell’utilizzare la laparoscopia che oltretutto richiede una anestesia generale ? Continuo a chiedere scusa per la mia ignoranza in materia, ma forse, a forza di chiedere, qualche idea un po’ più chiara di medicina l’avrò anch’io !
E qui mi fermo, per non tirare troppo la corda. Saluto e ringrazio anticipatamente chi riuscirà a darmi qualche utile suggerimento o spiegazione.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Come le avevo segnalato, l' ospedale al quale si è rivolto è piu' che qualificato per eseguire interventi in laparoscopia. Qualora non fosse possibile, sara' il chirurgo stesso a segnalarle un' altra struttura con la competenza necessaria, come viene abitualmente fatto.
Come le dicevo, i vantaggi della laparoscopia non sono ancora evidenti, tuttavia evitare di reincidere in corrispondenza della precedente cicatrice probabilmente riduce il rischio di potenziali lesioni alle strutture del funicolo.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Sono stato operato di ernia inguinale sinistra recidiva (infatti poco più di un anno fa ero stato operato di ernia inguinale sinistra a cielo aperto secondo Lichtenstein con anestesia locale)
Questa volta invece l’intervento è stato : “alloplastica inguinale sinistra, via laparoscopica (TAPP) con mesh in poliestere” con anestesia totale, quest’ultima preceduta da vari esami, in cui si è tenuto anche conto che sto per compiere 80 anni. L’intervento è andato bene, nel senso che, dopo circa 10 giorni dall’intervento, posso camminare e muovermi liberamente senza dolori od impedimenti. Anzi, alcuni giorni fa, sono andato con i mezzi pubblici (più di un’ora tra vari metrò e tram !) alla visita di controllo in cui il chirurgo che mi ha operato ha constatato che tutto procedeva regolarmente, salvo un piccolo rigonfiamento in corrispondenza della preesistente pallina di ernia, dovuto però alla presenza di siero che dovrebbe essere riassorbito spontaneamente oppure essere aspirato con una siringa.Ma allora, quale è il problema ? Il problema è che da alcuni giorni mi sono accorto che la mano sinistra ha difficoltà ad eseguire i normali compiti che le vengono richiesti: se,per es. ho intenzione di prendere una gomma con la mano sinistra, la mano va sì verso la gomma, ma arriva alla sua destra o alla sua sinistra, per cui sono necessari ulteriori tentativi e spostamenti per arrivare ad afferrare finalmente la gomma. All’inizio pensavo di aver fatto dei test poco comparabili con la situazione preesistente, ma ieri sera ho avuto una prova inconfutabile della presenza del problema: infatti due settimane fa , avevo scritto una lettera sulla tastiera del computer, utilizzando, come al solito, sia la mano destra che la sInistra (in verità l’indice della mano destra e l’indice della mano sinistra); ieri sera, invece, sempre scrivendo una lettera, utilizzando anche la mano sinistra, ne sono risultate parole incomprensibili, dato che dalla mano sinistra venivano premuti i tasti accanto a quelli giusti : ho dovuto riscrivere la lettera con la sola mano destra, come pure ho fatto con questa mia richiesta.
che cosa mi sta succedendo ? E’ una domanda che rivolgo a tutti gli specialisti di questo forum, dato che non so quali sono le specialità che possono essere coinvolte (potrò eventualmente dedurlo dalle risposte che avrò). C’è qualche relazione con l’intervento chirurgico subito ? Oppure può essere un effetto collaterale della anestesia totale? Se quest’ultima può essere la causa, si tratta di un effetto transitorio che può regredire, oppure definitivo ? Ci può essere anche un ulteriore aggravamento? C’è eventualmente qualche terapia praticabile per eliminare od arrestare la menomazione ? Ci possono essere altre cause oltre alle due citate, tenendo conto però che non ho assunto alcun tipo di medicinale sia prima che dopo l’intervento, escluse alcune compresse di Omeprazolo che il chirurgo mi ha prescritto dopo l’intervento ? Ringraziando anticipatamente, resto in ansiosa attesa di risposte sulle eventuali possibili cause e/o rimedi che ciascun specialista potrà indicare in base alla propria esperienza personale su casi analoghi.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Ottimo per quanto riguarda l' ernia. Per il resto, se il problema persiste credo utile una valutazione neurologica.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Gent. dr. Favara, la ringrazio per la tempestività della sua risposta, particolarmente utile in una fase di cambiamento inaspettato delle mie condizioni fisiche: posso sperare che qualche suo collega neurologo possa darmi qualche risposta più specifica in modo che mi possa meglio render conto se mi sto incamminando verso un doloroso declino della mia attuale completa autosufficienza? Grazie di nuovo a Lei ai suoi colleghi che volessero chiarire la mia situazione neurologica, indicandomi eventualmente qualche autotest per verificare la situazione, prima di andare a farmi visitare da uno specialista.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Prego, se desidera un parere dai colleghi del sito dovrebbe ripostare il quesito in neurologia, altrimenti rivolgersi personalmente a un neurologo.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Grazie Dottor Favara, provo a ripostare il quesito in neurologia.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente

Salve a tutti. Ritorno in chirurgia generale, dopo aver ripostato in neurologia il problema relativo ad una improvvisa mancanza di alcune funzionalità alla mano sinistra dopo l’intervento all’ernia inguinale sinistra in laparoscopia : fortunatamente, a distanza di quasi un mese dall’intervento, l funzionalità della mano sinistra sono ritornate quasi alla completa normalità (e spero, col tempo di poter togliere anche quel “quasi” ) , anche se sono rimaste un po’ incerte le cause della disfunzione: però, a questo punto, a me interessa di più una conclusione positiva del problema che non scoprire se la causa è stata l’anestesia generale o qualche altra procedura .
Ritorno invece in chirurgia generale perchè vorrei avere qualche chiarimento su un altro problema che a suo tempo non avevo neppure accennato perchè l’avevo giudicato irrilevante rispetto ad una non funzionalità di una mano.
Si tratta di un doloretto che si manifesta lungo la coscia sinistra a partire da poco sotto l’inguine fino a quasi al ginocchio: più che un dolore è una specie di sensazione di fastidio di cui mi accorgo quando sono seduto e che mi costringe ogni tanto ad alzarmi ed a camminare: quando cammino e quando sono sdraiato (per es. di notte) non avverto questo disturbo. Da quel poco che ho imparato navigando in questo forum, immagino che si tratti di un nervo femorale irritato: può questo ipotetico nervo essere irritato dallo sfregamento contro la reticella di plastica messa nell’intervento e, se si, questo effetto può regredire (o peggiorare) ?
Oppure la causa può essere un’altra? Per permettere un esame più completo della situazione mi sembra opportuno riferire anche un altro particolare: durante la prima visita di controllo, da parte del chirurgo che ha operato, fatta a una settimana dall’intervento, è stata riscontrata in profondità una piccola sacca contenente siero più o meno nella posizione dove fuoriusciva l’ernia prima dell’intervento. Nella seconda visita di controllo fatta a 20 giorni dall’intervento, questo siero risultava quasi completamente spontaneamente riassorbito: fra circa un mese il chirurgo controllerà la sua completa estinzione, altrimenti provvederà ad aspirarlo con un ago: la mia domanda è la seguente: può essere una causa di irritazione del nervo femorale la presenza di questo siero in quella zona ?
P.S. Mentre la disfunzione della mano sinistra è andata via via migliorando col passare del tempo, questo “fastidio” femorale è rimasto completamente inalterato.
Saluto e ringrazio anticipatamente per le eventuali risposte.


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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Il nervo femorale non viene abitualmente coinvolto durante questo intervento , neanche dall' eventuale raccolta di sierioche si puo' formare come descrive. Se il sintomo persiste credo corretto riferirlo al collega che la segue per un corretto inquadramento. Prego.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Ringrazio il Dr. Favara che ha risposto, come è sua consuetudine, quasi in tempo reale.
In verità, nell’ultima visita di controllo a 20 giorni dall’intervento, avevo già fatto una domanda analoga al chirurgo, il quale mi aveva dato una risposta molto simile: in realtà lo scopo della mia domanda in questo forum non era dettato da sfiducia nei riguardi del chirurgo, ma era quello di verificare, magari dall’esperienza fatta da diversi specialisti su altri casi analoghi, se il disturbo può ragionevolmente essere attribuito ad un nervo femorale oppure a qualche altra causa collegata o meno con il tipo di intervento subìto; su questo stesso forum ho letto parecchie lamentele per disturbi analoghi (a dir la verità anche molto più gravi rispetto al mio caso) che sono emersi dopo un intervento di ernia inguinale e, dall’esame di casi simili, volevo capire, anche in base alle effettive cause possibili, se il disturbo può regredire o peggiorare.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Prego, difficile dirlo senza conoscerne la causa.
Per fortuna, la stragrande maggioranza degli interventi per ernia inguinale sono caratterizzati da un ottimo esito ed una rapida ripresa senza sequele, i casi complicati sono una esigua minoranza.
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
La cortese (ed istantanea) risposta del Dr. Favara mi ha ricordato che, in medicina, ogni caso è diverso e può reagire in modo differente da un’altro: non mi resta quindi che aspettare per verificare se ci saranno variazioni nel prossimo futuro, sperando ovviamente di rientrare nella maggioranza dei casi che hanno un esito completamente positivo.
Ringraziando, prometto comunque che informerò il forum di eventuali future novità.