Tubercolosi
Salve,
sono un' insegnante di italiano per richiedenti protezione internazionale, presso alcune strutture di prima accoglienza. Tre mesi fa, in una di queste strutture, si è riscontrato un caso di tubercolosi e, questo, solo dopo un mese di sottovalutazione degli evidenti sintomi da parte del medico volontario della struttura. Il protocollo seguit da parte delle autorità preposte è stato quello di esaminare la cerchia di persone più vicine al ragazzo infetto (principalmente compagni di stanza) e sono stati rilevati altri 5 casi di infezione. Noi insegnanti ed operatori siamo venuti a sapere di ciò che stava succedendo solo in via incidentale e solo un mese dopo: non siamo stati informati direttamente di nulla. Solo una volta da noi sollevato il problema siamo stati sottoposti agli esami di accertamento. La motivazioe che ci è stata data è che noi insegnanti, secondo il protocollo, non siamo considerati nella cerchia delle persone a rischio, in quanto trascorriamo a diretto contatto ravvicinato con gli utenti solo un totale di 6 ore al giorno, suddivise in scaglioni di lezione di due ore (ogni insegnante ha tre classi diverse di lezione al giorno). Questo tipo di contatto - esporrebbe dunque l'insegnante al contatto con l'utente (o gli utenti) infetto/i di una classe per sole due ore al giorno. Ma, comunque, ad un totale di almeno 6 ore a contatto diretto e ravvicinato con decine di utenti.
La mia domanda è: può un protocollo come questo essere validamente applicato anche nel caso della nostra professione, che implica di fatto un contatto ravvicinato con un numero potenzialmente alto di infezioni tubercolari e per un periodo di tempo giornaliero prolungato, fino a 6/7 ore ed anche 8 per gli operatori? Oppure andrebbe applicato un protocollo e dunque delle misure preventive e di controllo diversi?
Ringrazio anticipatamente per il vostro riscontro.
sono un' insegnante di italiano per richiedenti protezione internazionale, presso alcune strutture di prima accoglienza. Tre mesi fa, in una di queste strutture, si è riscontrato un caso di tubercolosi e, questo, solo dopo un mese di sottovalutazione degli evidenti sintomi da parte del medico volontario della struttura. Il protocollo seguit da parte delle autorità preposte è stato quello di esaminare la cerchia di persone più vicine al ragazzo infetto (principalmente compagni di stanza) e sono stati rilevati altri 5 casi di infezione. Noi insegnanti ed operatori siamo venuti a sapere di ciò che stava succedendo solo in via incidentale e solo un mese dopo: non siamo stati informati direttamente di nulla. Solo una volta da noi sollevato il problema siamo stati sottoposti agli esami di accertamento. La motivazioe che ci è stata data è che noi insegnanti, secondo il protocollo, non siamo considerati nella cerchia delle persone a rischio, in quanto trascorriamo a diretto contatto ravvicinato con gli utenti solo un totale di 6 ore al giorno, suddivise in scaglioni di lezione di due ore (ogni insegnante ha tre classi diverse di lezione al giorno). Questo tipo di contatto - esporrebbe dunque l'insegnante al contatto con l'utente (o gli utenti) infetto/i di una classe per sole due ore al giorno. Ma, comunque, ad un totale di almeno 6 ore a contatto diretto e ravvicinato con decine di utenti.
La mia domanda è: può un protocollo come questo essere validamente applicato anche nel caso della nostra professione, che implica di fatto un contatto ravvicinato con un numero potenzialmente alto di infezioni tubercolari e per un periodo di tempo giornaliero prolungato, fino a 6/7 ore ed anche 8 per gli operatori? Oppure andrebbe applicato un protocollo e dunque delle misure preventive e di controllo diversi?
Ringrazio anticipatamente per il vostro riscontro.
[#1]
Medico Chirurgo
Salve,
non conosco che tipo di TBC sia stata diagnosticata ai ragazzi del centro accoglienza.
Non tutte le forme di TBC hanno la stessa contagiosità.
Il discorso delle ore è del tutto privo di fondamento: per cui evito di commentarlo.
Spero che vi abbiano sottoposto ad una Mantoux che è ancora il mezzo più semplice, immediato ed economico per stabilire se si è avuto contatto con il BK.
Ne parli o parlatene con chi si occupa di queste problematiche.
Se vorrà mi faccia sapere.
Cari saluti.
Caldarola.
non conosco che tipo di TBC sia stata diagnosticata ai ragazzi del centro accoglienza.
Non tutte le forme di TBC hanno la stessa contagiosità.
Il discorso delle ore è del tutto privo di fondamento: per cui evito di commentarlo.
Spero che vi abbiano sottoposto ad una Mantoux che è ancora il mezzo più semplice, immediato ed economico per stabilire se si è avuto contatto con il BK.
Ne parli o parlatene con chi si occupa di queste problematiche.
Se vorrà mi faccia sapere.
Cari saluti.
Caldarola.
[#2]
Utente
Gentile dott. Caldarola,
intanto la ringrazio per la sua tempestiva risposta. Quando dice che ''il discorso delle ore è del tutto privo di senso: per cui evito di commentarlo'': vuol dire che il numero di ore a contatto con le persone infette è ininfluente sulle possibilità /probabilità di contagio? E questo vale comunque per qualsiasi tipo di tbc?
L'esame a cui si è stati sottoposti è il quantiferum, mentre non ci è stato detto di che tipo di Tbc si tratti - e la motivazione addotta è la privacy..Con la stessa motivazione ci è stato negato di conoscere il nome degli studenti sottoposti a controllo e contestualmente frequentanti i corsi. Come può essere ammissibile tutto ciò?
Ad ogni modo dai sintomi rilevati in alcuni studenti dagli stessi insegnanti sembra si tratti di tbc polmonare.
Mi dice - giustamente - di parlarne con chi si occupa di queste tematiche: abbiamo indirizzato una interrogazione alla Asl preposta alla sorveglianza sanitaria, firmata anche dal nostro datore di lavoro, ma ad oggi non abbiamo ottenuto alcuna risposta, da un mese e mezzo.
D'altra parte, solo pochi di noi hanno ricevuto l'obbligatoria formazione ed informazione sulla sicurezza sul lavoro da parte del datore di lavoro. Insomma, ad oggi io non so se le misure di sicurezza adottate siano sufficienti affinché tale esposizione al rischio di contagio possa ripetersi nuovamente. Le faccio quindi un'ulteriore domanda: mi saprebbe dire - se non è troppo specifica come domanda - qual è il protocollo sanitario che la struttura accogliente i migranti dovrebbe mettere in atto per il controllo, la segnalazione e l'isolamento di casi anche solo sospetti di malattie infettive al momento dell'arrivo?
La ringrazio nuovamente per la sua attenzione
Con i migliori saluti
intanto la ringrazio per la sua tempestiva risposta. Quando dice che ''il discorso delle ore è del tutto privo di senso: per cui evito di commentarlo'': vuol dire che il numero di ore a contatto con le persone infette è ininfluente sulle possibilità /probabilità di contagio? E questo vale comunque per qualsiasi tipo di tbc?
L'esame a cui si è stati sottoposti è il quantiferum, mentre non ci è stato detto di che tipo di Tbc si tratti - e la motivazione addotta è la privacy..Con la stessa motivazione ci è stato negato di conoscere il nome degli studenti sottoposti a controllo e contestualmente frequentanti i corsi. Come può essere ammissibile tutto ciò?
Ad ogni modo dai sintomi rilevati in alcuni studenti dagli stessi insegnanti sembra si tratti di tbc polmonare.
Mi dice - giustamente - di parlarne con chi si occupa di queste tematiche: abbiamo indirizzato una interrogazione alla Asl preposta alla sorveglianza sanitaria, firmata anche dal nostro datore di lavoro, ma ad oggi non abbiamo ottenuto alcuna risposta, da un mese e mezzo.
D'altra parte, solo pochi di noi hanno ricevuto l'obbligatoria formazione ed informazione sulla sicurezza sul lavoro da parte del datore di lavoro. Insomma, ad oggi io non so se le misure di sicurezza adottate siano sufficienti affinché tale esposizione al rischio di contagio possa ripetersi nuovamente. Le faccio quindi un'ulteriore domanda: mi saprebbe dire - se non è troppo specifica come domanda - qual è il protocollo sanitario che la struttura accogliente i migranti dovrebbe mettere in atto per il controllo, la segnalazione e l'isolamento di casi anche solo sospetti di malattie infettive al momento dell'arrivo?
La ringrazio nuovamente per la sua attenzione
Con i migliori saluti
[#3]
Medico Chirurgo
Gentile Signore,
la Struttura accogliente ha il dovere di porre in essere gli screening per le potenziali malattie infettive e diffusive nei migranti che vengono accolti.
L'organizzazione a tal fine all'interno della struttura deve tenere conto della realtà epidemiologica delle aree da cui i migranti provengono.
In genere La TBC polmonare è la più frequente malattia infettiva e diffusiva che questi sfortunate persone possono avere e potenzialmente trasmettere al personale dei centri di accoglienza.
I casi possono essere non segnalati per tutelare la privacy e la la dignità di questi esseri umani nostri pari, ma si deve provvedere parimenti alla tutela del personale.
Pertanto i casi di TBC aperta, dunque fortemente contagiosa, vanno ricoverati in idonee strutture sanitarie e i casi con forme meno diffusive, specialmente se rispondenti al trattamento farmacologico, oltre ad essere periodicamente controllate dall'Autorità Sanitaria possono essere ammesse nel Centro.
Tuttavia il personale pur non essendo informato dei nominativi deve essere informato che nelle loro classi ci sono casi di TBC e pertanto, posto che la faccenda delle ore di esposizione è al limite del caricaturale, dotati di presidi di prevenzione come per esempio mascherine idonee. Ciò da un lato non lede alcun diritto alla dignità dovuta ai migranti e dall'altra tutela il diritto alla salute del personale che è garantito dalla Costituzione.
Si tratta di trovare una soluzione dettata dalla mediazione e dal buon senso.
Per altre malattie ovviamente, il caso individuato va segnalato e se fortemente diffusivo il soggetto deve essere allontanato e si deve provvedere alla profilassi del personale come per legge.
Ritengo che dovreste muovervi per organizzarvi in questo senso.
In ogni caso se il Quantiferon effettuato è negativo può escludere di avere contratto la TBC.
Gli esami ritenuti idonei al controllo del personale devono essere effettuati a scadenza ragionevolmente stabilita e al personale deve essere consegnata copia del referto recante l'intestazione della struttura che esegue il test e la firma del Medico che lo valida.
Cari saluti.
Caldarola.
la Struttura accogliente ha il dovere di porre in essere gli screening per le potenziali malattie infettive e diffusive nei migranti che vengono accolti.
L'organizzazione a tal fine all'interno della struttura deve tenere conto della realtà epidemiologica delle aree da cui i migranti provengono.
In genere La TBC polmonare è la più frequente malattia infettiva e diffusiva che questi sfortunate persone possono avere e potenzialmente trasmettere al personale dei centri di accoglienza.
I casi possono essere non segnalati per tutelare la privacy e la la dignità di questi esseri umani nostri pari, ma si deve provvedere parimenti alla tutela del personale.
Pertanto i casi di TBC aperta, dunque fortemente contagiosa, vanno ricoverati in idonee strutture sanitarie e i casi con forme meno diffusive, specialmente se rispondenti al trattamento farmacologico, oltre ad essere periodicamente controllate dall'Autorità Sanitaria possono essere ammesse nel Centro.
Tuttavia il personale pur non essendo informato dei nominativi deve essere informato che nelle loro classi ci sono casi di TBC e pertanto, posto che la faccenda delle ore di esposizione è al limite del caricaturale, dotati di presidi di prevenzione come per esempio mascherine idonee. Ciò da un lato non lede alcun diritto alla dignità dovuta ai migranti e dall'altra tutela il diritto alla salute del personale che è garantito dalla Costituzione.
Si tratta di trovare una soluzione dettata dalla mediazione e dal buon senso.
Per altre malattie ovviamente, il caso individuato va segnalato e se fortemente diffusivo il soggetto deve essere allontanato e si deve provvedere alla profilassi del personale come per legge.
Ritengo che dovreste muovervi per organizzarvi in questo senso.
In ogni caso se il Quantiferon effettuato è negativo può escludere di avere contratto la TBC.
Gli esami ritenuti idonei al controllo del personale devono essere effettuati a scadenza ragionevolmente stabilita e al personale deve essere consegnata copia del referto recante l'intestazione della struttura che esegue il test e la firma del Medico che lo valida.
Cari saluti.
Caldarola.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.2k visite dal 27/01/2018.
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