Infermiere con ernia del disco e stenosi del canale
Sono un'infermiera, ho 33 anni e svolgo la mia professione da poco più di 3 anni.
A dicembre, durante il sollevamento di un paziente completamente dipendente, ho accusato un forte dolore lombo-sacrale, che non mi permetteva di compiere le attività quotidiane, come allacciarmi le scarpe ed altro. Ho assunto antidolorifici ed ho continuato a lavorare. Dato che a gennaio si è ripresentato lo stesso evento acuto, ho deciso di effettuare una risonanza magnetica del rachide lombo-sacrale. Questo il referto:
"Scoliosi sn-convessa. Spondiloartrosi diffusa. Verosimile angioma di L4.
L1-L2: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Rettilineizzazione del margine discale posteriore con segni di contatto discodurale.
L2-L3: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale circonferenziale con impegno biforaminale inferiore e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L3-L4: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale ad ampio raggio posteriore con impegno biforaminale inferiore e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L4-L5: conservato in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione erniaria discale ad ampio raggio posteriore con impegno biforaminale e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L5-S1: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale circonferenziale con aspetto erniario in sede mediana posteriore espulso e tendente alla migrazione craniale con impegno biforaminale e segni di conflitto discodurale.
Sofferenza ossea edematosa subcondrale a carico delle limitanti somatiche contrapposte di L5 e S1."
Lavoro nel reparto di urologia ed ogni giorno torno a casa con dolori atroci, dato che durante il lavoro effettuo movimentazioni di carichi (sacche di lavaggio vescicale, trasporto dei letti in sala operatoria, ecc) e pazienti. Mi è stato consigliato di rivolgermi al medico competente della mia azienda il quale, dopo la visita, mi ha rilasciato il certificato di idoneità lavorativa, con la seguente dicitura:
"Idoneo con limitazioni. Note: non deve mobilizzare pazienti senza ausiliazione meccanica o da parte di altro personale di assistenza."
In seguito i dolori sono migliorati, ma si ripresentano nel momento in cui, durante il turno notturno, non c'è molto altro personale, quindi è necessario intervenire in tempi brevi, mobilizzando i pazienti con il collega in turno.
Altresì si esacerba stando in piedi molte ore consecutive a lavoro.
Mi chiedo a quali rischi io vada incontro a lungo termine e se possa continuare a lavorare in una degenza, dove spesso capitano situazioni in cui è impossibile attendere l'aiuto fisico di altro personale, per il carattere di urgenza.
Dato che ho vinto concorsi anche in altre regioni (sempre per il ruolo di infermiere), se dovessi decidere di cambiare luogo di lavoro, potrei avere problemi durante l'iter di assunzione, ovvero non essere idonea?
A dicembre, durante il sollevamento di un paziente completamente dipendente, ho accusato un forte dolore lombo-sacrale, che non mi permetteva di compiere le attività quotidiane, come allacciarmi le scarpe ed altro. Ho assunto antidolorifici ed ho continuato a lavorare. Dato che a gennaio si è ripresentato lo stesso evento acuto, ho deciso di effettuare una risonanza magnetica del rachide lombo-sacrale. Questo il referto:
"Scoliosi sn-convessa. Spondiloartrosi diffusa. Verosimile angioma di L4.
L1-L2: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Rettilineizzazione del margine discale posteriore con segni di contatto discodurale.
L2-L3: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale circonferenziale con impegno biforaminale inferiore e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L3-L4: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale ad ampio raggio posteriore con impegno biforaminale inferiore e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L4-L5: conservato in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione erniaria discale ad ampio raggio posteriore con impegno biforaminale e segni di conflitto discodurale. Ridotto dimensionalmente il canale spinale.
L5-S1: ridotto in altezza lo spazio intersomatico. Protrusione discale circonferenziale con aspetto erniario in sede mediana posteriore espulso e tendente alla migrazione craniale con impegno biforaminale e segni di conflitto discodurale.
Sofferenza ossea edematosa subcondrale a carico delle limitanti somatiche contrapposte di L5 e S1."
Lavoro nel reparto di urologia ed ogni giorno torno a casa con dolori atroci, dato che durante il lavoro effettuo movimentazioni di carichi (sacche di lavaggio vescicale, trasporto dei letti in sala operatoria, ecc) e pazienti. Mi è stato consigliato di rivolgermi al medico competente della mia azienda il quale, dopo la visita, mi ha rilasciato il certificato di idoneità lavorativa, con la seguente dicitura:
"Idoneo con limitazioni. Note: non deve mobilizzare pazienti senza ausiliazione meccanica o da parte di altro personale di assistenza."
In seguito i dolori sono migliorati, ma si ripresentano nel momento in cui, durante il turno notturno, non c'è molto altro personale, quindi è necessario intervenire in tempi brevi, mobilizzando i pazienti con il collega in turno.
Altresì si esacerba stando in piedi molte ore consecutive a lavoro.
Mi chiedo a quali rischi io vada incontro a lungo termine e se possa continuare a lavorare in una degenza, dove spesso capitano situazioni in cui è impossibile attendere l'aiuto fisico di altro personale, per il carattere di urgenza.
Dato che ho vinto concorsi anche in altre regioni (sempre per il ruolo di infermiere), se dovessi decidere di cambiare luogo di lavoro, potrei avere problemi durante l'iter di assunzione, ovvero non essere idonea?
[#1]
Gentile utente,
la sua problematica al rachide certamente influisce sulle sue prestazioni sul lavoro e certamente può essere stata la causa degli eventi acuti che ha avuto (non della patologia al rachide che a mio parere ha una diversa e più antica origine).
Il Collega medico del lavoro ha ritenuto in scienza e coscienza che le limitazioni che le ha dato fossero sufficienti per garantirle di effettuare il turno di lavoro senza problemi ed evitare ulteriori aggravamenti. Da quanto lei riferisce sembrerebbe invece che anche rispettando le limitazioni imposte lei continua ad avere problemi.
Purtroppo quanto si emette un giudizio di idoneità non è sempre facile stabilire limitazioni certamente efficaci (in particolare modo nelle problematiche osteomioarticolari). Molto spesso è indispensabile una fattiva collaborazione tra il medico, il dipendente e l’azienda per individuare le più adeguate limitazioni ed a volte non è sufficiente una singola visita ma è necessario effettuare visite con periodicità ravvicinata per verificare l’efficacia nel tempo delle limitazioni imposte.
Le consiglio di richiedere all’azienda nuova visita con il medico competente a cui riferirà la persistenza dei suoi problemi per una nuova valutazione del giudizio di idoneità.
In merito alla sua ultima domanda purtroppo le confermo che sì, in caso di assunzione presso altro datore di lavoro, a parer mio la sua patologia rachidea potrebbe influenzare il giudizio di idoneità alla mansione specifica.
Cordiali saluti
la sua problematica al rachide certamente influisce sulle sue prestazioni sul lavoro e certamente può essere stata la causa degli eventi acuti che ha avuto (non della patologia al rachide che a mio parere ha una diversa e più antica origine).
Il Collega medico del lavoro ha ritenuto in scienza e coscienza che le limitazioni che le ha dato fossero sufficienti per garantirle di effettuare il turno di lavoro senza problemi ed evitare ulteriori aggravamenti. Da quanto lei riferisce sembrerebbe invece che anche rispettando le limitazioni imposte lei continua ad avere problemi.
Purtroppo quanto si emette un giudizio di idoneità non è sempre facile stabilire limitazioni certamente efficaci (in particolare modo nelle problematiche osteomioarticolari). Molto spesso è indispensabile una fattiva collaborazione tra il medico, il dipendente e l’azienda per individuare le più adeguate limitazioni ed a volte non è sufficiente una singola visita ma è necessario effettuare visite con periodicità ravvicinata per verificare l’efficacia nel tempo delle limitazioni imposte.
Le consiglio di richiedere all’azienda nuova visita con il medico competente a cui riferirà la persistenza dei suoi problemi per una nuova valutazione del giudizio di idoneità.
In merito alla sua ultima domanda purtroppo le confermo che sì, in caso di assunzione presso altro datore di lavoro, a parer mio la sua patologia rachidea potrebbe influenzare il giudizio di idoneità alla mansione specifica.
Cordiali saluti
Dr. Domenico Spinoso
Medico del Lavoro
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 7k visite dal 17/03/2019.
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