Bambino di 11 mesi , ho il sospetto abbia la sindrome dello specchio autistico

Ho un bambino di 11 mesi.
Il bambino è giocoso, sorridente, sembra non avere problemi, ma ho alcune perplessità su alcuni comportamenti.

Il bambino ci segue con lo sguardo ed interagisce attivamente con noi genitori.
Sembra però preferire giocare spesso da solo, non accanendosi con nessun gioco in particolare.
Tende più che altro a giocare con i caricabatterie, i fili, le spine, le prese della corrente.
Gli piace aprire i mobili ma nemmeno tanto, gattona che è un fulmine e sembra voglia anche fare il primo passo quando si mantiene vicino al divano per esempio e cerca di andare da solo.
Quando gioca con noi, difficilmente dura più di qualche minuto.
Non indica ma quando un oggetto è in alto, si fa prendere in braccio e si tende con tutto se stesso per prenderlo da solo.
Non batte la manine ne fa ciao ed anzi quando cerchiamo di insegnarglielo sembra pure infastidito.
Non imita, Non ama le coccole, è un terremoto in casa ma fuori diventa abbastanza mansueto, a casa dei nonni e degli zii, dove è più a suo agio, ha lo stesso comportamento.
Se viene qualcuno a casa è sempre molto calmo.
Gioca con la cuginetta, ma tendenzialmente è testardo, e tende a fare solo quello che piace a lui e che gli interessa.
La lallazione è presente dai 7/8 mesi, raramente e non so se volutamente o meno dice mamma e papà e nient’altro.
Fa urli, chiacchiera incomprensibilmente sia da solo che con noi.
A volte gioca con noi per pochi minuti con la palla, ma sembra comunque non essere interessato a nessun gioco se non ai fili e alle spine degli elettrodomestici.
Ha tanti giochi ma sembra veramente che non gliene piaccia nessuno in particolare Non resta vicino a noi più di 1 minuto.
Non sta mai fermo.
Il suo pediatra lo ha visitato il mese scorso, un primario anche molto quotato, a mia domanda non batte le mani si è messo a ridere e ha detto che il bambino sta benissimo.
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Dr. Tiziano Pellegrini Psicologo 40 3
G.le Sig.

Se ho ben compreso dal suo resoconto, le sue preoccupazioni maggiori riguardo l'ipotesi di spettro autistico potrebbero essere:
- un'interazione troppo breve con voi (Quando gioca con noi, difficilmente dura più di qualche minuto; A volte gioca con noi per pochi minuti con la palla; Non resta vicino a noi più di 1 minuto; Non sta mai fermo)
- assenza di indicazione (gesto deittico o "pointing") (Non indica ma quando un oggetto è in alto, si fa prendere in braccio e si tende con tutto se stesso per prenderlo da solo.)
- assenza di imitazione (Non batte la manine ne fa ciao ed anzi quando cerchiamo di insegnarglielo sembra pure infastidito)

Per quanto attiene l'interazione nel gioco, ciò sembra più un fattore dovuto ad una vivacità da parte del bambino. Tuttavia se non ho capito male, questo suo tratto sembra cambiare in presenza di persone e in luoghi non familiari. Come si comporta con gli estranei?

Per quanto riguarda l'interazione con le persone: interagisce attivamente con voi? ovvero di sua iniziativa? riuscite a comprendere le sue emozioni e i suoi stati d'animo? riuscite a catturare la sua attenzione anche a una distanza non ravvicinata (ad esempio chiamandolo per nome o mostrandogli un oggetto)? Come reagisce quando ritornate a casa da lui?

Riesce ad associare alcuni oggetti alle parole corrispondenti? o comprende qualche comando?

Per quanto riguarda l'indicare, questa è un abilità in cui suo figlio è ancora nel pieno sviluppo. In media il pointing si sviluppa in un età compresa tra i 9 e i 15 mesi e consiste in due diversi tipi di indicazione: il pointing strumentale o richiestivo (punto il dito verso un oggetto perché lo voglio) e il pointing dichiarativo (punto il dito su qualcosa che voglio che tu veda, su cui voglio condividere con te la mia attenzione). Tale abilità emerge tra bambino e bambino in un lasso di tempo consistente in diversi mesi e dipende dalle abilità motorie, imitative, visive o attentive. Certamente può essere utile stimolare questa capacità indicando voi stessi degli oggetti o compiendo attività in cui indicate (es. leggere una fiaba e indicare le immagini, giocare con le bolle e indicarle) o in cui, accertati dell'attenzione del bambino, uno dei genitori indica all'altro un'oggetto che vuole e se lo fa consegnare.

Per quanto riguarda l'imitazione: Quando vuole farsi prendere in braccio alza le mani per farsi prendere? Se viene imboccato apre la bocca prima che arrivi il cucchiaino con la pappa? Potete provare a stimolarlo proponendo le filastrocche animate, le quali sono un'ottimo modo per incentivarlo ad imitare i gesti dei suoi personaggi preferiti, qualora dovesse averne qualcuno. Con le piattaforme di streaming oggigiorno è possibile reperire una buona mole di materiale educativo (es. Youtube Kids). Questa attività può essere proposta ed eseguita assieme o con qualche amichetto o con la cuginetta.

Le consiglio, comunque, di monitorare con molta serenità queste variabili fino al prossimo bilancio di salute col suo pediatra (15-18 mesi) senza preoccuparsi tanto. Molte tappe evolutive variano di alcuni mesi tra un bambino e l'altro e ciò non significa che l'assenza di una di queste entro una età precisa sia indicatore di disturbo. Senz'altro l'attenzione mostrata da voi congiuntamente ai controlli periodici assicurerà al bambino la miglior traiettoria di sviluppo possibile anche in caso di problematiche future.

Cordiali saluti

Dr. Tiziano Pellegrini
Psicologo dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta.
Le vado ad integrare in base alle sue risposte.

-Per quanto attiene l'interazione nel gioco, ciò sembra più un fattore dovuto ad una vivacità da parte del bambino. Tuttavia se non ho capito male, questo suo tratto sembra cambiare in presenza di persone e in luoghi non familiari. Come si comporta con gli estranei?
Risp : Dopo un iniziale diffidenze di solito no ha problemi a stare in braccio , a giochicchiare , poi dipende da persona a persona

- Per quanto riguarda l'interazione con le persone: interagisce attivamente con voi? ovvero di sua iniziativa? riuscite a comprendere le sue emozioni e i suoi stati d'animo? riuscite a catturare la sua attenzione anche a una distanza non ravvicinata (ad esempio chiamandolo per nome o mostrandogli un oggetto)? Come reagisce quando ritornate a casa da lui?
Risp: Interagisce con noi , ride , piange , fa capire che una qualche esigenza anche se non riusciamo a capire di preciso quale . Se non aplicatro in qualcosa si gira sempre , altrimenti ci vuole piu' di una chiamata , quando ritorno a casa sorriso e richiesta di essere preso , dopo 1 minuto vuole essere messo a terra e fare i fatti suoi

-Riesce ad associare alcuni oggetti alle parole corrispondenti? o comprende qualche comando?
Risp: Piu' no che si in entrambi i casi , piu' che altro capisce il no e con aria dispettosa , ma giocosa , provoca il mio no . capisce palla , macchina , ma difficilmente esegue l'ordine di portare o andare a prendere l'oggetto. Il vieni qui sembra capirlo ma fregarsene .

Piu' che altro , vedo un piccolo ritardo verso agli altri bambini della sua età.
Lui sta per fare il primo passo , infatti , spesso si lancia da solo cadendo .
E' molto caparbio ed è questo che mi fa avere paura , perchè se vuole una cosa anche se non riesce a prenderla , si lancia all'avventura , al massimo ci guarda facendo capire che la vuole , ma non chiede aiuto .
[#3]
Dr. Tiziano Pellegrini Psicologo 40 3
G.mo

Le tappe evolutive linguistiche, motorie, cognitive e relative alle autonomie sono conquistate dai bambini in maniera diversa e in una finestra temporale più o meno ampia consistente in diversi mesi. Verso la fine del primo anno molti bambini saranno diversi tra di loro, motivo per cui un confronto con altri bambini, soprattutto se sono avanti, può indurre più preoccupazioni del dovuto
Sulla caparbietà: il bambino è in un età dove inizia a costruire la sua identità come qualcosa di diverso dalla mamma, dal papà e dal mondo. La sua spinta all'autonomia e i suoi futuri "No" sono un modo per affermare la sua volontà e la sua identità. Ovviamente ha anche bisogno di stabilire i suoi confini e deve avere la possibilità di capire dove può riuscire e dove ha bisogno di mamma e papà. In accordo col suo pediatra non vedo, da quel che ha descritto, i presupposti per approfondire ulteriormente il quadro che lei ha ipotizzato.
Tuttavia si può agire attivamente per stimolare ulteriormente la comunicazione da parte del bambino, senza però ansie da prestazione e preoccupazioni ma lasciando crescere vostro figlio in tutta tranquillità e rispettando i suoi tempi.
Il fatto che vi guardi quando non riesce ad ottenere un oggetto è un punto di partenza.
Le prime volte, non appena vi guarda per indicare che vuole qualche oggetto non raggiungibile, potete fornire un aiuto indicando l'oggetto, pronunciandolo a voce alta e chiedendogli se vuole quell'oggetto. Le volte successive, oltre al modello che state facendo vedere a vostro figlio potete anche fornire un piccolo aiuto, ad esempio alzando il suo braccio verso l'oggetto che vuole, pronunciandoglielo e fornendoglielo subito dopo.
Non appena notate dei cambiamenti nello sforzo comunicativo di vostro figlio (ad esempio: dal guardare solamente all'inizio/ ad accennare qualche vocalizzazione/ ad alzare timidamente un braccio/ a puntare il dito nella direzione dell'oggetto/ a puntare il dito verso l'oggetto e nominarlo) consegnate l'oggetto solamente se il bambino emetterà l'ultimo traguardo comunicativo raggiunto, ignorando tutte le precedenti forme più implicite di richiesta (ad. esempio se prima per ottenere un oggetto ci guardava solamente e adesso ha imparato ad indicare col braccio, d'ora in poi consegniamo l'oggetto solamente quando vi direzionerà il braccio e ignoreremo quando ci guarderà solamente).
Il pointing e la pronuncia degli oggetti attorno al bambino può essere utilizzato da voi anche semplicemente per indicare qualsiasi oggetto su cui condividere semplicemente l'attenzione con vostro figlio e insegnargli a sua volta a condividere la sua esperienza con altre persone.

Saluti

Dr. Tiziano Pellegrini
Psicologo dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta