Come parlare ad un malato?

Mia madre di 58 anni operata al seno 9 anni fa è da due anni ammalata alle osso con metastasi al bacino, collona vertebrale, costole e ultimamente cranio. Ha iniziato una nuova chemioterapia (ne aveva gia fatta una circa due anni fa) ma i medici giustamente ritengono che gli effetti collaterali siano maggiori dei benefici visto che è stata molto male per una bronchite e i valori del sangue sballati tanto che ha dovuto fare anche una trasfusione. Ora sta meglio: ha poco dolore usa durogesic50 e toradol ogni otto ore prende femara ogni giorno e anche zoloft perchè era molto depressa. Una volta al mese fa una flebo di zometa e per il resto ci hanno sconsigliato sia la chemio, come ho già detto,sia radioterapia perchè la metastasi sul cranio è troppo vicina al nervo ottico.
Ora lei chiederà perchè non gli fanno più chemio, visto che si sente meglio e noi dovremo spiegarle che non ci sono più cure, lei come glielo direbbe per evitare che si deprima e viva serenamente quel poco che gli resta da vivere?
Scusi la mia poca dimestichezza con i termini medici e spero di essere stata sufficientemente chiara , la ringrazio per la sua gentile risposta
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Dr. Paolo Fidanzi Medico di base, Psicoterapeuta 1
Se la mamma è a conoscenza della vera natura della sua malattia e della terapia(chemioterapia)gia somministrata
in passato potrebbe dirle che per un nuovo ciclo è necessario rinforzarsi di più, nonostante il momentaneo
miglioramnto.Insomma prima di rifare una chemioterapia bisognerebbe fare un altro tipo di cura.
In proposito usufrirei delle molte possibilita che la medicina palliativa offre
non solo gestite da specialisti ma anche dal suo medico
di base
Quindi, informare la mamma che la nuova chemioterapia sara fatta ma non subito.Nel frattempo proporre una terapia palliativa magari con il forte sostegno del suo medico di famiglia

cordiali saluti

dott.Paolo Fidanzi

[#2]
Dr. Alessandro Roscetti Anestesista 83 3
Carissima Signora,
la questione, che Lei pone, la affronto "a freddo", a distanza di tempo, perchè investe fattori psicologici, etici-deontologici e morali.
Non credo che si possa investire una Persona in un "dramma" già avviato, con ulteriori ferite-lacerazioni: specie se non sempre sono attivati "vicino" presidi idonei e/o non sono ancora chiare linee guida per una soluzione del problema da Lei sollevato.
Sono comunque sicuro che, vista la Sua richiesta, l'attenzione e l'Amore verso la Mamma è un dato di fatto realizzato.
Già, prima di tutto bisogna parlare di attenzione e di Amore... poi eventualmente procedere con eventuali speculazioni, che la Sua richiesta pone l'occasione di affrontare.
Di seguito mie considerazioni:
1) Ogniuno è l'artefice della propria Vita: la conoscenza della Verità, per tale motivo, anche se "cruda", è Vitale.
2) Per esperienza personale, durante i miei cicli di chemioterapia, intervento, radioterapia, i miei Compagni di Viaggio-storia di Vita, anche non informati direttamente, conoscevano il loro "male", sapevano il significato associato alla terapia, ed a Loro era ben noto il significato di una eventuale riduzione e/o cessazione del trattamento: ma avevano il "pudore di non palesarlo" nemmeno al medico che si prendeva cura di Noi.
Aneddoto: i Miei Compagni di Viaggio, non a conoscenza del mio ruolo professionale, disquisivano, durante i trattamenti, del Nostro problema... in silenzio ascoltavo e quando interpellato infondevo Loro la Mia stessa Speranza di risoluzione. Un giorno di concitata conversazione, al sopraggiungere del medico Nostro Curante, il primo ad accorgersi del suo avvicinamento disse: -...adesso zitti... altrimenti scopre che sappiamo... e se ne potrebbe dispiacere...-, parole che sono rimaste scolpite nella mia mente e nel mio cuore.
3- E' altrettanto Vero che spesso si accetta la consapevolezza del male, ma che, nel contempo, difficilmente si è disposti ad ascoltare da altri, che non siano i Compagni di Viaggio, la Verità: quest'ultima potrebbe avere il sapore di "condanna".
4- Per questo motivo sarebbe necessario un presidio-sostegno di Psicologia Clinica Antalgica, Psicologia Clinica della Sofferenza, per poter realizzare quanto al punto (1), ed inoltre per poter sostenere i cari che Vivono assieme all'UOMO SOFFERENTE.
Considerazioni personali, quale Psicologo ed Anestesista Palliativista (palliativo da "pallium", coperta e/o mantello, simbolo del conforto che con AMORE si deve a Chi Soffre).

In Fede

Alessandro Dr. Roscetti

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