Un tumore del polmone ed è iniziato un lungo calvario che dura tuttora

Gent.mi dottori, ho 40 anni, un compagno e un figlio di 20 mesi e sto affrontando un momento veramente difficile della mia vita. A dicembre del 2007 a mia madre è stato scoperto un tumore del polmone ed è iniziato un lungo calvario che dura tuttora. Ho vissuto nello sconforto più profondo fino a temere di non farcela, anche perchè tutto è accaduto come un fulmine a ciel sereno in quello che credevo che fosse il momento più bello della mia vita: finalmente, dopo tanta attesa, avevo ottenuto quello che desideravo di più nella vita: una famiglia, un compagno che mi amava e che amavo, un figlio tanto desiderato (e ottenuto con una fecondazione in vitro). Ogni giorno mi svegliavo e mi sembrava di sognare da tanto che ero felice.. Mia mamma era sempre con me, anche lei contentissima (sono figlia unica). Poi ad un certo punto, la mazzata.
La diagnosi, la prognosi così severa (mi avevano detto al massimo un anno di vita). Sono caduta in una prostrazione assoluta. Tra l'altro avevo appena scoperto di essere di nuovo incinta (questa volta spontaneamente), ma di lì a poco ho avuto un aborto spontaneo. Ho cercato di reagire dandomi da fare, cercando i migliori dottori, cercando altri pareri, sono andata all'estero, in altre città d'Italia. Credo di aver fatto tutto quello che umanamente si può fare per curare nel modo migliore una persona malata. Le sono stata vicina, l'ho rassicurata, l'ho protetta dall'eccessiva franchezza dei medici, dalle loro gelide statistiche, dalle prognosi certe.. Ho fatto da filtro, tenendomi tutto dentro con un sorriso perennemente stampato sul viso.
Lei ha avuto una remissione completa e quindi mi ero anche parzialmente illusa che potesse farcela. E invece pare che la malattia stia tornando.. Per ora non ha sintomi, ma del futuro non c'è certezza. E io non so più come affrontare questa nuova mazzata. In più mi ero decisa ad affrontare di nuovo un altro tentativo di fecondazione perchè desideravo un altro figlio. Ho cominciato la terapia, ma adesso mi sento impotente. Mi sento sopraffatta da tutto. Non so come reagire, cosa fare.. A volte piango, a volte mi tranquillizzo, ma di fondo sto male. Dovrei essere serena anche per mio figlio che è un tesoro, ma non ci riesco. Mi prende un'enorme tristezza.
Cosa posso fare? Vorrei prendere dei tranquillanti ma temo che possano influire sull'esito della terapia che sto facendo.
Vi ringrazio se vorrete darmi un parere.
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signora,
è comprensibile il senso di profondo sconforto che la assale. Una gioia immensa come quella di creare una famiglia e il dolore insopportabile di sapere la propria mamma gravemente malata, non possono coesistere senza far vacillare l'equilibrio di una persona.

Mi ha colpito molto questa sua frase: "Ho fatto da filtro, tenendomi tutto dentro con un sorriso perennemente stampato sul viso".
Suppongo che con sua madre fosse necessario e inevitabile comportarsi così, per proteggerla e cercare di farle affrontare al meglio il duro percorso che l'aspettava.

Ma lei, signora, come si è protetta? Si è confidata, sfogata, consolata con qualcuno? Con suo marito?

Nei reparti di oncologia sono presenti quasi sempre psiconcologi che hanno il compito di supportare anche i familiari delle persone in cura. Spesso ci sono anche gruppi di auto e mutuo aiuto per i familiari.
Provi a cercarli e a rivolgersi a loro. Condividere la sua esperienza con altre persone nella stessa situazione è estremamente utile.

Se pensa di stare meglio con dei tranquillanti, si rivolga ad uno psichiatra spiegando le cure che sta facendo per avere un secondo figlio.

La saluto caramente,

Dott.ssa Giselle Ferretti Psicologa Psicoterapeuta
www.giselleferretti.it
https://www.facebook.com/giselleferrettipsicologa?ref=hl

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Signora,
mi sembra di capire che l'ultimo periodo sia stato estemamente pesante per lei. Tra l'altro mi pare che lei abbia affrontato, prima di sapere della malattia, la fecondazione assistita per poter avere una gravidanza, giusto?

Il fatto di non riuscire ad avere bimbi, già di per sé, comporta un notevole stress emotivo. La gravidanza, con tutte le emozioni e le paure tipiche (perderò il bambino? nascerà a termine? sarà sano?) comporta un altro piccolo stress. Diventare mamma (dopo tutti questi sforzi tra l'altro) non è semplicissimo: per cui anche se da un lato il 2007 rappresentava il momento "più bello della sua vita", è comprensibile come la notizia della malattia della madre possa aver funzionato come la goccia che fa traboccare il vaso.

A questo aggiungo che lei il "miracolo" è riuscita a farlo, proprio perchè è stata in grado, nonostante tutto lo stress accumulato di cui sopra, di supportare col sorriso sua madre nel difficile percorso di cura

E adesso mi dice cosa può pretendere di più da se stessa? Crede davvero che in questi casi un essere umano (categoria alla quale lei appartiene, ricorda?)possa reagire con rinnovata forza ed entusiasmo?

Se vuole essere forte e d'aiuto, deve prima rinforzare se stessa e farsi aiutare. Un bagnino non può aiutare il natante in difficoltà se anch'egli si sente male, non crede?

Io le consiglio pertanto di effettuare:

1- una valutazione psichiatrica (per capire se il suo umore è così basso da avvicinarsi ad una depressione, e per approntare un'eventuale farmacoterapia di sostegno

2- una consulenza psicologica

3- un bell'esame di coscienza: se si sente giù è giusto che pianga, è giusto che si senta debole, è giusto che si riposi. Non è una sconfitta, ma una ricarica.

Infine: legga anche questo articolo sulla comprensione della depressione, potrebbe farle bene

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/

Concludo: la decisione di affrontare una nuova gravidanza va approfondita col suo compagno. Al quale, forse, farà piacere scoprire (magari leggendo queste mail) che sta con una donna dalle caratteristiche umane e non sovrumane

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#3]
dopo
Utente
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Gent.mi dott. Ferretti e Bulla, innanzitutto vi ringrazio davvero tanto per le vostre parole che mi hanno molto toccata. Avete entrambi centrato il punto, sotto profili diversi.
Circa quello che mi chiede la dot.sa Ferretti, posso rispondere che io ho cercato fin quasi da subito di trovare il modo di reagire al panico. Devo dire che il mio compagno sa essere molto comprensivo e mi ha aiutato tantissimo soprattutto da un punto di vista pratico. Mi ha sollevata quasi del tutto da tutta una serie di incombenze quotidiane cui io non riuscivo più a far fronte, si è sobbarcato a volte la cura quasi esclusiva di nostro figlio e della casa, mi ha accompagnato dai vari medici a Milano, a Parma, ha letto anche lui la letteratura medica sulla malattia di mia mamma per trovare insieme a me la soluzione migliore possibile per lei. Quindi non posso che ringraziarlo e sono consapevole che si tratta di un uomo assai raro, oggi come oggi. Però, d'altra parte, se devo essere sincera fino in fondo, non ha potuto darmi quel sostegno psicologico, quella spinta a reagire nei momenti di crisi emotiva. Quando sto male, lui non sa cosa dirmi, non sa quali parole usare, resta in silenzio, lui è più bravo con i fatti. Ma io avrei anche bisogno di qualcuno con cui parlare liberamente e che riuscisse a farmi vedere le cose anche da punti di vista diversi dal mio, magari meno pessimisti. E questo lui non lo sa fare, non gli riesce proprio. E non gliene faccio una colpa. Ho quindi sentito il bisogno di un aiuto psicologico e mi sono rivolta ad uno psicologo. Lo so che non ci si può aspettare miracoli in pochi mesi, ma se non posso negare che mi abbia aiutato, neppure posso dire che l'ansia sia diminuita o che il sonno sia tornato. Il mio benessere o malessere è sempre dipeso unicamente dall'andamento della salute di mia mamma e dalle sue reazioni alle terapie. Quando sorge il dubbio di un problema serio, torno a stare malissimo, non appena la cosa appare risolta, anch'io mi risollevo.
Non so, forse, effettivamente non c'è nessuno che possa davvero risolvere la mia sofferenza psichica, dev'essere un lavoro mio, ma è così difficile.. durante l'estate avevo interrotto queste sedute psicoterapiche e poi non le ho più riprese. Forse dovrei, ma ora come ora mi sento paralizzata. Con quest'ultima notizia negativa, la paura ha ripreso il sopravvento e anche la tristezza, lo sconforto, il senso di impotenza. D'altra parte questi miei stati d'animo non mi impediscono di agire per cercare comunque una soluzione e in questi due giorni ho telefonato, preso appuntamento per nuovi consulti, parlato con medici, scritto mail ecc. Di notte però mi ha preso un'ansia indicibile, un pensiero fisso a quello che potrebbe accadere a breve, alla terribile prognosi, al fatto che mia madre potrebbe non veder crescere il suo adorato nipote e non non ho chiuso occhio.
Quanto alle osservazioni del dott. Bulla, si è vero, io prima di questo problema, ho comunque affrontato l'infertilità con tutta la frustazione che ne deriva. Per fortuna è stato un periodo limitato perchè abbiamo cominciato a cercare un figlio nell'agosto 2005 naturalmente e sono rimasta incinta, al primo tentativo di fecondazione assistita, nel settembre 2006. Sicuramente ho vissuto tutta la gravidanza con l'ansia di chi sa che di fronte a sè non ha comunque molte altre possibilità però poi alla fine, quando tutto è andato per il meglio e il bimbo è nato sano e bello, la gioia è stata infinita sia per me che per il mio compagno, ma anche per i miei genitori (nonni per la prima volta). Quindi posso dire che in realtà io stavo bene prima della terribile notizia. Vi assicuro, non c'era giorno che io non mi alzassi e non pensassi a com'era bello avere accanto a me quel piccolo neonato, il mio compagno, i miei genitori vicini, i miei cari amici (anche perchè per motivi di lavoro in passato ho vissuto per anni lontano da casa). Quando s'è scoperto il tumore di mia mamma, mi è come caduto un sipario grigio su tutto il resto e anche le cose che prima mi davano questa gioia infinita da quel momento mi provocavano una malinconica tristezza. Guardavo mio figlio e pensavo: chissà se conoscerai tua nonna, se ti ricorderai del suo sorriso e della sua dolcezza quando sarai grande o se per te rimarrà un'immagine su una vecchia fotografia.
Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Quanto al suo suggerimento circa la fecondazione assistita, posso dirle che la decisione ormai era stata già presa e la terapia cominciata..quindi su tutte le altre difficoltà si somma anche l'incognita e la problematicità di questo percorso a ostacoli che io e il mio compagno abbiamo intrapreso per la seconda volta con consapevolezza e convinzione. Del resto, sono tuttora convinta di aver fatto bene perchè se l'avessi rimandato, non avrei potuto neppure ipotizzare che tra sei mesi o più i problemi di mia mamma si sarebbero risolti. E alla mia età anche un ritardo di sei mesi può essere significativo purtroppo in questo tipo di percorso.
Col fatto quindi che sto assumendo questi farmaci particolari (che prima inducono una menopausa e poi stimolano la funzione ovarica), il mio medico di famiglia mi ha proprio oggi sconsigliato altre medicine per l'ansia. Per cui non posso contare neppure sull'aiuto di tranquillanti o quant'altro. Non vi nego che tutto l'insieme di cose (salute di mia mamma, sue eventuali terapie, ansia e angoscia da parte mia, fecondazione assistita, mio figlio di venti mesi..) mi spaventa non poco e ha ragione il dott. Bulla quando dice che devo rassegnarmi al fatto che sono umana. A volte vorrei non esserlo e trovare la lucidità e la calma per far fronte a tutto il coacervo di problemi in cui sono immersa. Ma poi crollo e posso solo piangere e chiedere aiuto.
Grazie per avermi ascoltata anche se mi sono dilungata e grazie se vorrete scrivermi ancora.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente, non mi posso dilungare più di tanto, purtroppo qui possiamo solo orientare gli utenti, non possiamo sostituire la psicoterapia via mail.

Però potrà notare insieme a me quanto le abbia fatto bene scriverci, leggere le nostre risposte e riflettere su alcuni spunti, vero? Come sa questo succede in psicoterapia

E il fatto che richieda altri spunti conferma ancor più, secondo me, la necessità di un supporto psicologico vero ed in carne e ossa.

Non si tratta di una sconfitta tipo "non ce l'ho fatta da sola": la maggior parte delle persone che vanno in palestra si fanno aiutare da un trainer, senza per questo rovinarsi la giornata dicendo a se stessi "non ce la faccio da solo, mi devo far aiutare maledizione!" e così in molti altri settori

Per cui:

- in passato ha tratto giovamento dal supporto psicologico

- qui da noi ha tratto un piccolo giovamento anche solo attraverso due mail...

...direi che la soluzione è davanti ai Suoi occhi

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Utente
Utente
Penso che abbia ragione. La ringrazio davvero molto. Se però vorrete scrivermi ancora, leggerò le vostre parole con estremo interesse. Grazie
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signora,
sono lieta del fatto che abbia trovato giovamento dalle nostre, brevi, parole.
Io aggiungerei solo una cosa a quanto già detto dal collega Bulla: provi a cercare e ad inserirsi all'interno di gruppi di sostegno (o di auto e mutuo aiuto) per familiari di pazienti oncologici.
Parlare, confrontarsi e condividere con persone nella sua stessa situazione, potrebbe esserle di vero sostegno.

Le auguro tante buone cose.

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Utente
Utente
Grazie molte anche a Lei, dott.sa Ferretti. La sua è certamente un'ottima indicazione. Il fatto è però che io ad oggi sono solo molto preoccupata per la mia mamma e concentro tutte le mie energie in quel problema. Non ho la forza di andare ad informarmi di questi gruppi di sostegno. Anche perchè se mia mamma venisse a saperlo, credo che le sue ansie sulle sue condizioni peggiorerebbero tantissimo. Adesso mi sento come stanca, demotivata, non ho lo sprint giusto per affrontare questa cosa. Proprio stamani ho parlato con un altro medico che segue mia mamma che mi ha detto che secondo lui l'esame che ha fatto recentemente probabilmente denota una ripresa della malattia. Ora si aspetta l'esito di un altro esame. Mi ha di nuovo presa una tristezza fortissima, uno scoraggiamento più totale. In questo stato non ho voglia di andare ad attivarmi per partecipare a questi gruppi. Penso solo a mia madre e a come affrontare i problemi che nel prossimo futuro si porranno. Lei ancora non sa di cosa ha detto questo medico e per me è un gravissimo problema il cosa dirlem come dirglielo. Non so se riesco a spiegarmi. Sto malissimo, ma non riesco a fare nulla..
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Dr.ssa Giselle Ferretti Psicologo, Psicoterapeuta 615 14 22
Gentile signora,
sa cosa troverebbe in un gruppo di auto e mutuo aiuto? Persone che si trovano nella sua stessa situazione, qualcuno meglio, qualcun'altro peggio, talune persone che si trovano all'inizio di questo percorso, altre che lo vivono già da molti anni e hanno passato e passano gli stessi suoi tormenti.

Immagino la sua difficoltà nel trovare le energie per fare qualsiasi cosa, la tristezza, lo scoramento per le nuove cattive notizie. E' molto probabile che si tratti proprio di depressione.

Tuttavia dovrebbe fare solo uno sforzo, cercare un modo per sostenere se stessa e sua madre.
Dice che lei non ha le risorse per dire a sua madre l'evoluzione della malattia. Dal confronto con altre persone potrebbe trovare le risposte molto più facilmente di quanto non pensi, più che altro grazie alla condivisione.

Probabilmente ora non ha le risorse per intraprendere una psicoterapia, ma insisto nell'invitarla a prendere contatti con un gruppo di sostegno per familiari di pazienti oncologici. Si faccia forza, cerchi sul web qualcosa che possa fare al caso suo; visto che suo marito è così bravo nel risoverle le questioni pratiche, chieda questo aiuto a lui.

E per quanto riguarda la preoccupazione di sua madre in merito a questa cosa, beh...non è obbligata a dirglielo. E' una mezza verità a fin di bene.

Se non ha le forze neanche per cercare un riferimento telefonico, dubito che andando avanti col tempo le sue risorse emotive e psicologiche aumenteranno da sole.

Lo deve a se stessa e a sua madre.

Tanti cari auguri,
[#9]
dopo
Utente
Utente
Grazie dott.ssa Ferretti, Lei ha ragione. Cercherò pian piano di trovare questa forza, anche se, mi creda, mi devo dividere tra molte cose: ho anche un lavoro che non ha orario e molto impegnativo, che non posso abbandonare, ho un figlio di 20 mesi che quando non lavoro ha bisogno di me, ho mia mamma a cui dare conforto, compagnia, ho un compagno, una casa.. e la giornata è fatta di 24 ore. E non parliamo della stanchezza che ho per il fatto di non riuscire a dormire per l'ansia.. Insomma mi sembra che attivarmi nel senso che dice Lei per me ora sia come scalare l'Everest a piedi nudi. Lo so, mi farebbe bene e farebbe bene anche al mio rapporto con mia madre, devo solo trovarne la forza, ma non è facile.
Però terrò senz'altro presente il suo suggerimento e cercherò di attivarmi, non so come e quando, ma cercherò.
Grazie davvero, mi siete stati vicini.
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