Sensi di colpa, indecisione, frustazione.

Buongiorno,
avevo richiesto un consulto un po' di tempo fa riguardo la scelta fra seguire il mio ragazzo o rimanere a lavorare presso l'attività di famiglia.
Nel frattempo ho avuto anche un colloquio con una vostra collega che mi ha detto di provare a cercare qualcosa dove lavora il mio fidanzato, mi ha fatto capire che a volte i genitori impongono ai figli la strada che loro vorrebbero senza tenere conto dei loro effettivi desideri convinti di agire per il loro bene ed inoltre mi ha spiegato che il senso di colpa che provo nei confronti dei miei genitori non dovrebbe sussistere perché ho il diritto di voler vivere la mia vita.
Il mio ragazzo ha provato a cercare lavoro dalle mie parti ma senza grosso successo e non se la sente di lasciare un lavoro sicuro e vorrebbe che fossi io a raggiungerlo dato che avrei più possibilità di trovare (in fondo me l'ha ribadito anche la dottoressa che ho migliori carte da giocare). Io d'altro canto sono molto combattuta e comunque sono sempre in preda ai sensi di colpa, ho proposto al mio ragazzo di continuare a distanza, ho sentito di parecchie famiglie che sono costrette a vivere così ma lui da quell'orecchio non ci sente.
Periodicamente litighiamo di brutto e ci diamo dell'egoista a vicenda ma comunque ci teniamo l'uno all'altra, a me dispiace farlo soffrire e a lui dispiace far soffrire me, mi dice spesso che mi trovo fra l'incudine ed il martello e si scusa di questo, mi dice che sarebbe comunque disposto a farsi da parte se quello che voglio è stare nel mio ambiente ma non accetta che io lo debba fare per senso del dovere e gratitudine.
D'altro canto anch'io ho pensato di chiuderla qua in modo da lasciarlo libero e di portare avanti l'attività che hanno creato i miei genitori in modo da non deluderli ma ho paura di trovarmi fra qualche anno insoddisfatta ed infelice senza una famiglia mia e piena di acredine.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
il suo messaggio comunica un'impressione di immobilismo e di incapacità di trovare soluzioni che mal si conciliano con lo spirito di rinnovamento che accompagna in genere le storie d'amore.
Non c'è bisogno di essere dei romantici per ricordare Romeo e Giulietta: lei gli offre tutta sé stessa purché lui rinunci al suo nome di famiglia, e lui accetta senza esitazioni, di slancio. Vediamo tutti i giorni delle coppie che lottano contro tutti e vanno all'altro capo del mondo, pur di stare insieme. "Lasceranno il padre e la madre e saranno una sola carne", recita anche la Bibbia.
Voi due, invece, da anni vi attestate su posizioni che sembrano fatte apposta per non stare insieme. Lei arriva a prospettare l'assurdo: "ho proposto al mio ragazzo di continuare a distanza, ho sentito di parecchie famiglie che sono costrette a vivere così".
Ma chi? Quando? "Costrette a vivere così", dice lei stessa; ma chi costringe voi due? Sappiamo tutti la tragedia dei migranti, ma non vogliamo certo metterci di proposito in quelle condizioni! Lei invece si augura una fede al dito, ma un letto solitario e dei figli da crescere senza padre, mentre suo marito, distante, quando si sentirà troppo solo cercherà compagnia in qualche bar?
Lei considera impossibile una gestione alternativa della ditta di famiglia. Ma se l'ha creata suo padre, perché dovrebbe chiuderla quando lei va via? Continuerà a lavorarci suo padre e addestrerà qualche bravo impiegato.
Lei dice che ci tenete tanto a stare insieme; ma possibile che non siate disposti ad attuare quello strappo che sempre, fisiologicamente, accompagna la nascita di una coppia nuova?
Io temo, purtroppo, che la verità sia nel fatto che il vostro sentimento ormai ha superato il suo punto culmine e ha perso la forza di rompere il vecchio e di costruire il nuovo. Se è così, siate almeno sinceri e non restate insieme per abitudine, per paura, o peggio ancora per ripicca verso i genitori.
La sua psicologa immagino le avrà proposto la soluzione principale in questi casi: andare a vivere insieme per un anno e vedere cosa accade. Molte cose potrebbero chiarirsi; soprattutto, tentando almeno questo strappo momentaneo, parziale, dimostrereste di avere ancora una minima volontà di provare.
Auguri, e ci faccia sapere cos'avrà deciso.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta.
Si in effetti sono arrivata ad un punto che devo prendere una decisione definitiva che comporterà una rottura in un senso o nell'altro.
Sono d'accordo con quanto dice che è quanto mi aveva già detto sostanzialmente la dottoressa che avevo consultato, una sola cosa perché stare assieme per ripicca nei confronti dei genitori? Le assicuro che non c'è niente di tutto ciò.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
le spiego le mie parole circa la ripicca nei confronti dei genitori. Tenga conto che io ho letto anche il suo messaggio di qualche mese fa.
I suoi hanno dato molti suggerimenti e molti giudizi, forse senza mai lasciarla libera di ascoltare i suoi desideri più profondi.
Non so cosa abbiano fatto intanto i genitori di lui, ma da quanto scrive è chiaro che il suo partner è esasperato e anche offeso.
Ed ecco la frase che mi fa pensare ad un braccio di ferro in atto tra lui e i suoi: "mi dice che sarebbe comunque disposto a farsi da parte se quello che voglio è stare nel mio ambiente, ma non accetta che io lo debba fare per senso del dovere e gratitudine".
Le sta dicendo, in pratica, di essere disposto rinunciare a lei, ma anche lui si cura ben poco dei suoi sentimenti! Se lei prova senso del dovere e gratitudine, li deve estirpare da sé perché lui non è d'accordo?
Diciamo che al momento io non le suggerirei tagli bruschi, perché se non li avete fatti al culmine dell'innamoramento, adesso c'è il rischio che ogni minimo disagio conseguente all'una o all'altra scelta vi appaia il segnale che avete sbagliato tutto.
Preferirei la soluzione moderata di un anno di convivenza. Moltissime coppie oggi si offrono questa chance, per verificare la tenuta dei loro sentimenti, l'adattamento alla vita comune, nel vostro caso anche la possibilità di un lavoro diverso. Perché voi due non dovreste offrirvi nemmeno questa opportunità?
Ci pensi, e ci tenga al corrente.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
i genitori di lui non li ho menzionati perché non si sono intromessi nelle questioni del figlio giusto un po' di preoccupazione nel vederlo giù di morale.
Lui intendeva che devo pensare a cosa voglio di più l'importante è che non lo faccio per senso del dovere o perché me lo dicono gli altri (e con la parola altri include anche sè stesso).
In fondo lui ha già deciso, dopo molti tentativi, fallimenti e anche un po' di mortificazioni non se la sente di raggiungermi, sarebbe infelice e casomai senza lavoro.
D'altro canto capisco anche i miei genitori hanno fatto dei sacrifici per i figli, ci hanno fatto studiare e dato possibilità che non tutti hanno.
Capisco che sono preoccupati nel vedere la figlia fare una scelta che forse non approvano, nell'abbandonare il certo per l'incerto (e il certo ha sempre portato loro soddisfazione anche se con grossi sacrifici), sono concordi nel dire che l'autonomia, il lavoro sono importanti e non bisogna mai dipendere da nessuno, forse sono preoccupati dal fatto che sono presa da questa persona e non posso essere lucida o forse non hanno fiducia in noi.
Io però ritengo di essere una persona con la testa sulle spalle, se abbandono pur temporaneamente (cosa che posso fare essendo in famiglia mentre il mio ragazzo non può chiedere un'aspettativa con il rischio di trovarsi senza lavoro) è sempre nell'ottica di trovarne un altro.
Grazie per le sue parole.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 184
Gentile utente,
molte delle cose che ha scritto, in quest'ultimo messaggio specialmente, sembrano rimandare a quello che tecnicamente si chiama "rapporto invischiante".
I genitori, se non sono poveri al punto da rinunciare al cibo per pagar loro gli studi, non fanno sacrifici nel crescere i figli.
Ai figli, come forse lei avrà occasione di sperimentare, si dà quello che li aiuta a crescere e a farsi una posizione, non per sacrificio, ma per proprio desiderio e spesso con soddisfazione personale.
Inoltre i suoi le dicono che il lavoro è importante e non bisogna mai dipendere da nessuno, e con l'altra mano la tengono legata ad un'attività creata da loro?
Cosa dicono i suoi fratelli, che a quel che capisco si sono fatti le loro famiglie e la loro vita?
Lei segnala: "forse sono preoccupati dal fatto che sono presa da questa persona e non posso essere lucida o forse non hanno fiducia in noi".
Ma stiamo parlando di una donna ampiamente adulta, sana e ragionevole, che ha scelto da tempo un partner, o c'è qualcosa che non ci ha detto?
Lei non dice nemmeno se prenderà in considerazione il mio suggerimento di una convivenza temporanea. Ci ha riflettuto?
Mi sembra che un colloquio con una psicologa alla quale possa affidarsi sia utile per due ragioni: la prima è trovare il bandolo della matassa emotiva al momento così ingarbugliata e scoprire cosa desidera davvero e cosa teme. La seconda è supportarla nella sua scelta, una volta che l'avrà attuata. Nella sua regione c'è una brava psicologa che si occupa proprio di invischiamenti familiari, la prof.ssa Antonella Lia.
Auguri. Ci tenga al corrente.
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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
avevo già preso in considerazione il suo suggerimento di convivenza temporanea anche per non lasciare nulla di intentato.
Se sarà necessario prenderò in considerazione anche l'altro suo suggerimento.
Cordiali saluti