Protesi valvolari transfemorali e transapicali (TAVI)

gactisdato
Dr. Guglielmo Mario Actis Dato Cardiochirurgo, Cardiologo, Chirurgo toracico

Breve spiegazione della procedura e dei limiti di impianto di una protesi transapicale o transfemorale

Si sono rese recentemente disponibili delle protesi cardiache che possono essere impiantate senza dovere fermare il cuore e in alcuni casi senza dovere aprire il torace ma passando attraverso una arteria periferica.

Queste prendono il nome di TAVI, acronimo inglese per Transcatheter Aortic Valve Implantation.

Come sono fatte le protesi cardiache TAVI

Queste valvole sono costituite da uno stent metallico simile a quello utilizzato nelle coronarie (ma di dimensioni maggiori) sul quale e' fissata una protesi biologica analoga a quelle che vengono impiegate a cuore aperto.

La via di accesso (femorale o apicale) dipende dalle condizioni delle arterie periferiche. Ovviamente se si tratta di un paziente con arterie piccole o malate la via femorale comporterebbe dei rischi maggiori e quindi si preferisce quella transapicale.

La protesi viene compressa e resa sottile come una matita poco prima di essere impiantata allo scopo di consentirne l'inserimento attraverso una arteria periferica oppure dalla punta del ventricolo sinistro, senza dovere fermare il cuore

protesi compressa prima dell'impianto
 

Procedura per via transapicale

Ecco i tempi principali di una procedura eseguita per via transapicale:

  • Incisione del torace a livello del 4-5 spazio intercostale sinistro con un piccolo taglio sufficiente a consentire di isolare la punta del cuore.
  • Inserimento di una guida attraverso la quale verra' inserita la protesi di calibro adeguato.Posizionamento della protesi in aorta
  • La valvola in questo caso viene fatta arrivare a livello della valvola aortica stenotica attraverso la punta del cuore (a)
  • Una volta controllato con la scopia la corretta posizione la valvola viene aperta tramite un palloncino che gonfiato opportunamente ne consente la perfetta adesione sostituendo la valvola nativa malata (b, c)

Ovviamente la valvola nativa malata non viene asportata ma "schiacciata" e dilatata per consentire di allargare l'orifizio e quindi sostituita nella funzione di valvola dalla protesi di adeguata misura. In caso di gravi calcificazioni o di vicinanza delle coronarie al piano valvolare questo intervento non puo' essere eseguito.

Questa procedura e' attualmente indicata solo in pazienti con elevato rischio operatorio e con aspettativa di vita non ottimale per le condizioni cliniche (neoplasie, malattie sistemiche gravi,...) in quanto non sono ancora noti i risultati a distanza dall'impianto.

Non e' da escludere che nel futuro tutte le sostituzioni valvolari possano avvenire in questo modo ma allo stato attuale sono riservate a una tipologia limitata di pazienti selezionati con cura.

Data pubblicazione: 12 maggio 2010