Incidenti aerei: cause e prevenzione

c.squeglia
Dr. Clemente Squeglia Medico aeronautico

Le cause di un incidente aereo sono molteplici e più frequentemente dipendono: a) dal pilota b) dal personale di servizio a terra c) dall’aereo d) dalle condizioni metereologiche e) dalle condizioni del luogo di atterraggio.

Parliamo di incidente di volo quando esso avviene in volo oppure al momento del decollo o dell'atterraggio. Le cause sono molteplici e possono dipendere:

a) dal pilota
b) dal personale di servizio a terra
c) dall’aereo
d) dalle condizioni metereologiche
e) dalle condizioni del terreno e dell’acqua in cui avvengono l’involo, l’atterraggio e l’ammaraggio
.

 

Quali sono le condizioni che portano il pilota a rendersi responsabile dell’incidente di volo?

1) Malattie o esiti di malattie non compatibili col volo (malattia fisica o psichica)
2) Condizioni fisiopatologiche che intervengono durante il volo (es. ipossia, effetti delle accelerazioni, vibrazioni acustichè, illusioni ottiche, ecc...).
3) Pilota poco addestrato, indisciplinato, che resiste poco al volo, che assume farmaci per
autoprescrizione, ecc... 
Naturalmente c’è da aggiungere che non sempre si riesce a capire quali siano state le vere cause del sinistro.

Cause fisiche e psichiche

La malattia più temibile è l’epilessia, la cui diagnosi, anche tramite l’elettroencefalogramma, è talvolta estremamente difficile, se non addirittura impossibile. E’ questa una malattia che può restare silente per molto tempo e poi attualizzarsi nel momento meno opportuno — in volo — in seguito agli stimoli più disparati (luminosi, acustici, ecc...). Attenzione a quella ‘distrazione’ che gli stessi piloti o compagni notano e che altro non è che un’assenza epilettica.

Altre malattie che possono essere causa di incidenti di volo sono la drepanocitosi, che in condizioni di ipossia, può manifestarsi con una crisi emolitica, l’ulcera gastroduodenale, che in volo può complicarsi — perforazione — in seguito all’aumento del volume dei gas nello stomaco, la sincope.

 

L’uomo è per oltre il 60% causa di incidente di volo. Perché questo?

Perché, al contrario dell’aereo che ha subito col passar degli anni tante e tali modifiche da diventare una macchina quasi perfetta, l’uomo è rimasto sempre lo stesso, e cioè permeato di infinite variabili negative, pronte ad emergere in ogni momento. Oggi si parla di tendenza agli incidenti di volo soprattutto in quei piloti che nel loro passato sono stati maggiormente soggetti ai piccoli incidenti della vita quotidiana (incidente d’auto, caduta dalle scale...); oppure qualcuno arriva ad affermare che sono piloti in cui domina la tendenza ancestrale alla distruzione.

Attenzione a fare simili asserzioni, c’è pericolo di cadere in una filosofia spicciola che invece di chiarire il problema comporta ulteriore confusione. Ogni individuo è solo se stesso e reagisce ai vari stimoli esterni in maniera differente dagli altri.

Non è facile penetrare o meglio tradurre l’anagramma mentale presente nel subconscio di ogni pilota,  la cui soluzione possa far luce sull’attività mentale del pilota nell’atto di commettere un errore di volo, questa è la ragione principale che ci costringe a basare il nostro studio semplicemente sulle congetture.

Dal punto di vista psicologico vari sono gli errori che possono rappresentare una causa di incidenti di volo:

a) L’AUTOCINESIA, condizione in cui nel buio, una sorgente luminosa, immobile rispetto a chi l’osserva, viene interpretata dall’osservatore come fosse in movimento. Nel volo notturno, il pilota può vedere una luce immobile e può scambiarla per quella di un altro aereo, come se fosse quindi in movimento. Tale fenomeno di autocinesia può essere causa di un certo sconvolgimento nella mente del pilota.

b) L’ERRATA PERCEZIONE Dl MOVIMENTO RELATIVO, attribuire cioè il proprio movimento ad altri aerei.

c) L’ERRATO GIUDIZIO DI STRUTTURAZIONE DEL CAMPO VISIVO, attribuire nel volo notturno, la visione di due luci, a un solo aereo, mentre in realtà tali luci appartengono a due velivoli diversi.

d) L’ILLUSIONE DEL MAI VISTO O GIA’ VISTO, nel primo caso ad es. non viene più riconosciuto dal pilota un terreno abituale; al contrario nel secondo caso un terreno mai visto viene avvertito come fosse conosciuto da sempre.

e) SALTO Dl FASE SEQUENZIALE, il pilota che, trovandosi in formazione con altri aerei, accortosi di un guasto, vira improvvisamente per rientrare senza prima guardare fuori dal lato ove intende virare, per evitare una possibile collisione.

f) ATTO AUTOMATIZZATO SECONDO STROLLO, il pilota che prima deIl’atterraggo pensa di dover estrarre il carrello e poi, all’atto pratico, invece di estrarlo, si limita a dire: “Fuori il carrello”

Fra le cause del secondo gruppo (condizioni fisiopatologiche che intervengono durante il volo) ricordiamo:

a) L’IPOSSIA, che se grave, conduce l’individuo alla perdita di coscienza e poi alla morte. Queste complicanze gravi si avevano in cabine non pressurizzate; oggi sono rare e possono comparire soltanto per insufficiente piessurizzazione, imperfetta ossigenazione, ecc..
b) LE ACCELERAZIONI
c) LA DECOMPRESSIONE ESPLOSIVA
d) MAL D’ARIA
e) AEROEMBOLISMO

Fra quelle del  terzo gruppo (pilota poco addestrato, indisciplinato, ecc.), che potremmo includere nel primo, il pilota è poco addestrato,  indisciplinato, disattento, indeciso, confuso, ecc...

Alcuni autori americani sono arrivati a parlare di "Nevrosi da destino": pura fantasia!
Si è scritto anche che:
— il longilineo, che mangia con poco sale, va incontro ad una ipotensione arteriosa, possibile causa di incidenti;
— dieta con pochi zuccheri porta all’ipoglicemia, ovvero ad una possibile altra causa di incidenti, ecc..

Sono, a mio avviso, inutili fantasticherie. L'alimentazione è senza dubbio molto importante, ma come causa di incidenti soltanto se rapportata alla possibilità di cibi avariati.

 

Normalmente gIi incidenti di volo sono così divisi:

a) CADUTA — Quando un aereo cade, è difficile stabilire da un punto di vista cinedinamico il campo di forze rispetto al pilota, ai passeggeri.., in quanto il velivolo può impattare di pancia, di dorso, d’ala, ecc...
Trattasi sicuramente dell’incidente più grave, in quanto funestato da una grande percentuale di mortalità (95% e oltre). E’ stato constatato che la mortalità è minore se la caduta avviene da un’altezza inferiore a 50 m.; al di sopra di tale altezza le conseguenze sono invece gravissime.

b) ATTERRAGGIO O AMMARAGGIO VIOLENTO — Distinguiamo:
1) il boom o piastrella, quando il velivolo tocca terra o acqua per varie cause (vento, asperità del terreno, ecc...), rimbalza in aria, e continua a saltellare finché si ferma. Le conseguenze, in genere, non sono molto gravi.
2) Spanciata a terra oppure in acqua: prima che avvenga l’atterraggio, l’aereo si trova a una velocità minima di sostentamento, per cui è facile che precipiti a terra e avvenga la cosiddetta ‘spanciata’. Vi possono essere, a carico dei passeggeri, lesioni più o meno gravi, soprattutto agli arti e al capo.

c) CAPPOTTATA — In seguito ad eccessivo frenamento, l’aereo può puntare il muso a terra dopo aver perso l’equilibrio; in seguito o cade a terra con la coda, oppure si cappotta. In questa situazione la mortalità, in genere, non è elevata, ma testa, arti superiori e tronco possono essere seriamente inteessati.

d) IMBARDATA — In seguito a manovre errate o a vento laterale, il velivolo può virare, per es. in fase di atterraggio, inclinarsi verso l’esterno della curva, e l’ala può toccare terra e spezzarsi. La mortalità è bassa e le conseguenze si hanno maggiormente a livello degli arti e della testa.

e) COLLISIONE — La collisione contro qualsiasi ostacolo ha sempre conseguenze molto gravi. La percentuale di mortalità è particolarmente elevata; basti pensare che quando avviene a grandi altezze, ai danni provenienti dall’urto, si aggiungono quelli legati alla caduta e alla decompressione esplosiva.

 

Prevenzione degli incidenti

La prevenzione degli incidenti di volo non è semplice; essa è legata, oggi soprattutto, al perfetto stato psico-fisico del pilota. Momento essenziale per la prevenzione di questi incidenti è la selezione del personale aeronavigante.

Citiamo una statitica della RAF eseguita durante la Seconda Guerra Mondiale:
— Piloti giudicati molto idonei al volo furono causa di un 9% di incidenti.
— Piloti ritenuti idonei causarono il 23% di incidenti di volo.
— Piloti considerati appena sufficienti causarono il 68% degli incidenti.

Questa è una casistica che potremmo definire “ottimistica”, poiché non è così facile selezionare il personale adatto. Riuscire in questo nostro intento, significherebbe poter distinguere la emotività fisiologica da quella patologica; possiamo noi dosare l’emotività di un pilota alla stessa stregua di una glicemia, di un’azotemia, ecc...? Certamente no!

Tentativi per ridurre le varie lesioni traumatiche, che derivano da simili incidenti, hanno portato a predisporre quanto segue: l’uso obbligatorio di cinture addominali, la disposizione particolare delle poltrone su cui siede il personale di volo, le varie posizioni corporee da assumere al momento dell’urto nel tentativo di minimizzare quanto più è possibile idanni.

Quanto più è severa e meticolosa la selezione del personale navigante, tanto meno si verificano gli incidenti aerei. Il personale di volo va controllato molto spesso, onde stabilire se l’idoneità al volo abbia subito menomazioni.

Poiché il pilota è la causa principale degli incidenti, riportiamo in sintesi le variabili negative cui va incontro, desumendole dal quadro riassuntivo di E. Evrard, “Precis de medicine aeronautique et spatiate”:

Fattori fisici:
1) Altitudine: Dilatazione dei gas, (aerodontalgia, aerosinusite, aerotite, aeroenterite), Ipossia, Decompressione della cabina (esplosiva o rapida), Aeroembolismo.
2) Accelerazioni (lineari, radiali, angolari, ecc.).
3) Metereologia (circostanze sfavorevoli).
4) Tempertura.
5) Rumori e vibrazioni.
6) Luce (all’interno della cabina di pilotaggio, volo diurno, volo notturno).
7) Radiazioni.

Fattori Fisiologici:
1) Sistema nervoso centrale (metabolismo cerebrale in ipossia, visione, turbe visive e illusioni).
2) Apparato cardiovascolare (turbe della funzione cardiaca, circolazione periferica, volume sanguigno).
3) Apparato respiratorio (alterazioni del meccanismo respiratorio, ostruzione delle vie respiratorie, decompressione rapida e aeroembolismo con lesioni polmonari).
4) Apparato gastro—intestinale (lpomotiiità, ipermotilità).
5) Apparato urogenitale (Sincope da minzione).
6) Sistema osteoarticolare (diminuzione della funzione, riduzione della motilità).
7) Età.
8) Struttura fisica (obesità, astenia).
9) Resistenza fisica.

Fattori psicologici:
1) Disorientamento (Illusioni visive, vestibolari, miste, cioè oculogire, oculograviche).
2) Fatica mentale (acuta, cronica, nevrotica).
3) Ansia (acuta, cronica).
4) Disciplina (condizione essenziale della sicurezza di volo).

Fattori patologici:
Gli antecedenti patologici possono essere stati un fattore eziologico dell’incidente.

Fattori farmacologici:
Medicamenti presi intenzionalmente predispongono all’insuccesso.
1) Sedativi (alcool etilico, ipnotici, analgesici, antistaminici, tranquillanti)
2) Stimolanti (caffeina, anfetamine e similari).
3) Farmaci vari

Fattori tossicologici:
1) Tossici ingenti (intossicazione alimentare, insetticidi, alcool).
2) Inalazioni nocive (sostanze itnitanti, sostanze non irritanti).

 

Data pubblicazione: 15 marzo 2012

Autore

c.squeglia
Dr. Clemente Squeglia Medico aeronautico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1993 presso Un. ROMA La Sapienza.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Potenza tesserino n° 2246.

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