Cosa fa la mente quando è sotto stress

fabrizio.tabiani
Dr. Fabrizio Tabiani Psicologo, Psicoterapeuta

Come reagisce la nostra mente quando siamo sotto stress? Come ci comportiamo quando siamo stressati? Cosa ci suggerisce la ricerca scientifica in proposito?

Lo stress è una naturale reazione del nostro organismo per rispondere e adattarsi alle modificazioni ambientali.

Ad esempio, lo sciatore che si appresta ad una impegnativa discesa è in uno stato di stress, ma lo stress si ridurrà rapidamente al termine della prova. Prima della prova il suo sistema neurovegetativo aumenta il battito cardiaco, la pressione arteriosa e il tono muscolare. Queste modificazioni sono fisiologiche, normali perché l’incremento della funzione cardiaca, il miglioramento della concentrazione e dell’attenzione o l’aumento del tono muscolare permettono di affrontare meglio la prova.

Infatti, un’attività sia fisica sia psichica crea una perturbazione nell’equilibrio dell’organismo e questa perturbazione viene definita “stress”. Non vi è nulla di negativo in questo stato di perturbazione, purché tale stato sia solo momentaneo.

Nel mondo naturale, ogni animale di fronte ad un pericolo, ad un perdita, ad una prova o ad uno stimolo ambientale reagisce immediatamente con un comportamento di fuga o di attacco e riporta il proprio organismo in uno stato di equilibrio.

Nella nostra vita quotidiana, non è sempre possibile di fronte ad una situazione negativa, reagire con la fuga o con l’attacco. Se le situazioni che ci creano disagio sono frequenti e noi non siamo in grado di gestirle in modo appropriato, le alterazioni del sistema neurovegetativo si manterranno nel tempo e potranno creare dei seri problemi organici e psicologici.

Abitualmente una persona quando si sente stressata e avverte disagio, tenta di ridurlo, perché avverte una diffenza tra l'idea di come le cose sono (o come si aspetta che diventino) e l'idea di come si desidera che siano o dovrebbero essere.

Queste differenze tra ciò che percepiamo essere e quello che vorremmo che fosse hanno due effetti:

  1. stimolano una qualche emozione negativa;

  2. attivano una serie di pensieri abituali e ricorrenti su come ridurre e/o eliminare la differenza tra stato percepito e stato desiderato.

Se con un'azione il divario viene ridotto, lo stress diminuisce e il nostro organismo ritorna in equilibrio.

Ma cosa succede quando l'azione o la soluzione da attuare non è chiara o non può essere intrapresa subito?

La ricerca scientifica ha messo in evidenza come spesso si viene coinvolti in una lotta contro pensieri, sentimenti e sensazioni nel tentativo di ridurre il divario e risolvere i problemi, motivati dall'idea che se ci sforza abbastanza, se si rimugina abbastanza, una soluzione, alla fine, si trova.

In questi casi, purtroppo, continuare a lottare contro pensieri, sentimenti e sensazione non fa altro che mantenere la differenza osservata e aggravare lo stato di disagio, di tensione e di sofferenza emotiva, prolungando e aumentando lo “stress”.

Invece di continuare ad “andare dietro” ai propri pensieri ed emozioni, tentandoli di risolverli immediatamente, è possibile stare loro vicini, ma senza esserne travolti, trovando un posto di osservazione calmo da cui osservarli, al fine di prendere consapevolezza piena delle difficoltà, di comprendere chiaramente i problemi e quello che c'è da fare, per affrontarli in modo più adeguato e meno reattivo, impulsivo, automatico.

Lo scopo, quindi, non consiste nell'eliminare lo stress, la sofferenza e nel non provare più emozioni e sentimenti negativi, ma di evitare che questi stati d'umore negativi diventino condizioni stabili quando si presentano.

I ricorrenti modelli di pensiero negativo si basano processi di pensiero, come la preoccupazione/ rimuginazione, motivati dallo scopo di fuggire/evitare le situazioni di vita problematiche. Benché inefficaci, questi processi di pensiero si mantengono perché la persona persiste in un “modo di relazionarsi ai propri pensieri, sensazioni fisiche ed emozioni”, e quindi di uno specifico funzionamento mentale, che ha le seguenti caratteristiche:

  • il “pilota automatico”;

  • un forte desiderio di liberarsi dallo stato d'animo negativo e un forte attaccamento all'obiettivo si sentirsi felice;

  • un controllo continuo dello stato attuale percepito confrontato con quello desiderato;

  • il fare ricorso a strategie esclusivamente "della parola", “razionali”, di “soluzione dei problemi”.

Si propone quindi, una strategia alternativa per gestire lo stress in modo efficace che prevede l'apprendimento di una serie di abilità per “sganciarsi” dai ricorrenti modi di reagire alle sensazioni, ai pensieri e ai sentimenti negativi, cambiando prospettiva dalla quale si osservano, imparando ad esserne consapevoli e "lasciandoli andare", per abbandonare il coinvolgimento automatico in queste cattive abitudini. Queste abilità prendono il nome di abilità di mindfulness.

Lo scopo ultimo di tale apprendimento è la libertà, di scelta e di azione, e non la felicità, il rilassamento, anche se questi possono essere “effetti collaterali” graditi.

Il metodo di apprendimento dell'abilità di mindfulneess non è una conoscenza di tipo intellettiva, ma esperienziale. Si impara per esperienza diretta, attraverso una costante pratica.

 

Data pubblicazione: 23 giugno 2013

Autore

fabrizio.tabiani
Dr. Fabrizio Tabiani Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 1999 presso Università di Torino.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Piemonte tesserino n° 3238.

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