Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Il consorzio che si occupa gestione dei canali

Buongiorno blog, io ci sono
Un bacione a tutte, io dono sempre in quarantena, pochi sintomi, la mamma sta bene, oggi un po' più su di morale.
Mi sono sentita ispirata e ho fatto la tarte tatin...sono un'appassionata di cucina...peccato che da isolata me la pappo solo io..
Sarà sicuramente un piccolo incidente risolvibilissimo. Se fa fatica a masticare, io ovviamente eviterei i croccantini, ed eventualmente al cibo umido sostituirei omogeneizzati o yogurt. Comunque domani è vicinissimo. Tante coccole

PAUUUUUUUURAAAAAAAA





E allora partiamo subito ad avvolgerti nei fili colorati!🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈
Elifirenze
Tantissimi fili anche per il tuo papà. Facci sapere che dicono. In ogni caso lo tireranno sù con qualche flebo e starà meglio.🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈
Cara Bava, non ho nulla da aggiungere a ciò che hanno detto le altre Rfs e ti mando un grande abbraccio!
Mare64 tanti fili colorati per il tuo nipotino!
Evviva la carbonara e la bellezza dei bambini che ci insegnano a non porci troppi limiti!
Sarapadova
Samanta, fili colorati per voi!
La tante tatin è quella, diciamo, sottosopra? Buona
Mi accontento di una foto!
comportati da guarita e sarai guarita"
Che bella frase ti ha detto…
Io invece questa frase non la capisco ... mi sembra sempre che si voglia responsabilizzare indirettamente le persone
Io a non mangiare affatto
Io sono un orso in tuta e pantofole...esco pochissimo e lavoro pure da casa, nn ho nemmeno l'opportunità/incombenza di uscire per prendere i bambini a scuola. Stamattina mi sono imposta un giretto x vedere qualche vetrina. Ma una fatica vincere la pigrizia.
Buona domenica.
Grazie amiche per i vostri messaggi di conforto...lo so che dobbiamo concentrarci sul presente e quindi dobbiamo onorare la vita al massimo ora, ma a volte è davvero dura. Bava ti capisco benissimo, e non me ne vergogno a dirlo, ma questo sentimento a volte lo provo anch'io. Provo invidia per chi ha un k in situ o a chi fa accertamenti che si concludono positivamente. Ovviamente sono felice per queste persone ci mancherebbe, però mi chiedo : ma perché mi è successa questa cosa? È un misto di emozioni contrastanti e spesso irrazionali. Spero che voi non mi giudichiate negativamente per questa mia confessione.
Il pulcetto la carbonara ha detto la mangia più tardi perché non ha fame ! Però e felice perché babbo l'ha fatta !🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈🌈
Pensate i miei nipotini sono delle buone forchette però sono magrissimi
Il piccolino ultimamente aveva messo su un kiletto per la pediatra altezza ok un paio di kg in più non guasterebbero
Ora con il covid il kiletto guadagnato si volatilizza non mi preoccupo per l sua magrezza a nche il fratello è così perché sono bimbi che mangiano di gusto e di tutto senza scegliere troppo !
Però addio kiletto!😘
è capibile anche io sono invidiosa di tutte le persone che hanno una buona salute è un sentimento che proviamo tutte ❣️
Io la interpreto come un invito a guardare “al di là del muro “.
Noi abbiamo responsabilità su noi stesse.
Responsabilità di scegliere se lasciarci prendere dallo sconforto senza alzarci nemmeno dal letto, lamentandoci e piangendoci addosso.
Possiamo scegliere di rimuovere e far finta nn sia mai successo.
Oppure possiamo provare a reagire. Passo passo, piano pianino, facendo 3 passi avanti e 2 indietro. Ma andando avanti, guardando in faccia la paura.
Se poi lo si fa con l’aiuto di una famiglia come questa è ancora più facile.
Nn mi riferisco ai momenti della diagnosi ovviamente.
E nn dico sia facile, anzi è difficilissimo.
Sarebbe molto più semplice adagiarsi, abbandonarsi agli eventi.
Sapessi quante volte mi viene voglia di farlo…
Bellezza..perche c e qualcuno che dice che siete forti per superare questa prova un po piu complicata.
Io a mia mamma nn l ho mai detto perche nn ci credo.
È cosi..si guarda solo presente ne' al passato e nemmeno al futuro ( almeno io da figlia) nn lo nomino mai.
Morgana ti abbraccio forte forte
Pensate i miei nipotini sono delle buone forchette però sono magrissimi
Il piccolino ultimamente aveva messo su un kiletto per la pediatra altezza ok un paio di kg in più non guasterebbero
Ora con il covid il kiletto guadagnato si volatilizza non mi preoccupo per l sua magrezza a nche il fratello è così perché sono bimbi che mangiano di gusto e di tutto senza scegliere troppo !
Però addio kiletto!😘
Topino bello 😍, buon appetito quando avra’ fame!
Vi posto io mio capitolo di la mia storia...storia di una RFS
Natale e ultimo dell'anno di ormai.... 9 anni fa.
269. Laura ha scritto:
Con mio marito ieri abbiamo ricordato i momenti dopo l'intervento, con una bimba di due anni e l'altra solo di 1 mese. E ci siamo chiesti: ma come abbiamo fatto a sopportare tutto e a fare in modo che loro siano rimaste serene?...Mi dico sempre che comunque siamo molto fortunati, siamo uniti ed abbiamo tenuto a galla la barca durante la tempesta. L'equipaggio qualche volta è stato sull'orlo dell'ammutinamento, si sono allagati alcuni scompartimenti ma...ne siamo venuti fuori!
Anche se mio marito potrebbe aggiungere "con qualche turba psicologica in più!"...Ma d'altronde anche dopo il parto ha detto all'ostetrica "Io vi ho portato una moglie dolce e gentile e me ne avete restituita un'altra (cattiva!) !"
))
E poi come dice Francesca...un passo alla volta ed io aggiungerei lo sguardo fisso sul presente: oggi va bene (= la cura sta funzionando, l'intervento è finito, il controllo è andato bene...), del domani non so nulla, quindi non me ne preoccupo.
Infine mi permetto un consiglio: non lasciatevi "paralizzare" dalla malattia, continuate a fare le cose di prima, vedere gli amici, lavorare ecc. Io l'ultimo mese di cura sono stata "immobile": ero stanca, le bimbe sempre malate (l'inverno in questi casi non aiuta...) mi avevano ritardato due volte il secondo ciclo di chemio, ero esausta e non riuscivo a reagire. Poi sono partita x il mare con marito e bimbe, una fatica bestiale stare dietro a tutti con poche forze ma...sono rinata!
Avevo fatto una lista bella lunga da ragazzina che sarà sepolta in qualche cassetto segreto nella casa dei miei genitori. Seguendo il filo di Francesca ci sto pensando ed aggiungerei :
avere un piccolo orto
provare il deltaplano o la mongolfiera (anche se potrei morire di paura, ho le vertigini dal 1 piano...)
andare a NewYork
vedere le cascate Vittoria e i grandi animali africani in Africa (... in generale viaggiare!)
conoscere il Papa
imparare a suonare la chitarra [già tentato... ]
cambiare lavoro e occuparmi di cucina in allegria
fare la traversata atlantica in barca a vela
una volta l'anno fare un piccolo viaggio con tutte le "mie donne" (le mie bimbe, mia mamma e mia sorella)
avere più tempo x gli amici: chiuderci insieme in un casale per 2 giorni a parlare, cantare,cucinare mangiare...guardando fuori un campo di grano maturo con i papaveri come non se ne vedono più da tempo...
saper gioire davvero di quello che ho, addormentandomi la sera felice senza preoccuparmi del domani
22 dicembre
“La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
MERAVIGLIOSO Negramaro
Ci troviamo a Gragnola finalmente, aperitivo a un solo bar, non abbiamo più lo stomaco di una volta e ci sono i bimbi, un solo aperitivo quindi.
E’ tanto tempo che non si fa un pranzo insieme e finalmente siamo qui, siamo sempre noi, certo cambiati ma ancora noi, la nostra amicizia, il nostro legame, gli amici di una vita.
Ci sono tutti, il Ciuffo, il Gabe, la Silvia e Mattia.
ad un certo punto ci siamo messi a parlare di vacanze e io sono partita in quarta già ad organizzare, la Silvia ha riso e ha detto: “Bentornata tra noi, sei sempre la solita Fra!” Sono stata contenta. Le vacanze insieme a loro sono belle, dobbiamo impegnarci ragazzi ed organizzare magari anche solo due giorni, così anche i bambini stanno insieme, perché questa lontananza è brutta e non ci dobbiamo perdere.
Al tavolo si parla di bambini, a loro è nato da poco Giorgio. Leonardo e Tommi giocano avanti e indietro per il corridoio, fortuna che questa è una sala piccola dove ci siamo noi e solo due altri tavolini.
A un certo punto mi viene un caldo! Sarà che c’è il camino acceso e io sono lì vicino, mi scopro la testa, tanto sono tra amici e i capelli stanno ritornando. Il Ciuffo mi dice che uscirà il prossimo film di Ozpetek, sa che è il mio regista preferito, dopo Clint, naturalmente, io sono sulla luna, non so niente e dico che non devo perderlo assolutamente, a costo di chiamare due baby sitter che ci guardino i pupi.
Continuo a sentire un gran caldo e mi sembra di soffocare, penso a che maglietta ho messo sotto, se è troppo scollata, se è troppo aderente, non mi ricordo più. Vabbè tanto sono tra amici. Mi tolgo il maglione e mi sento come Valeria Golino in quel film, credo che sia “Caos calmo” quando si toglie tutto. Mi sono sentita tutti gli sguardi addosso o forse è stata la mia impressione, comunque non vedo nulla di particolare negli occhi degli altri e anzi si continua a chiacchierare, sorridere e scherzare, come sempre.
Penso a Re Artù e penso che questo potrebbe essere un posto che gli piace, un agriturismo tranquillo ai piedi del castello dell’Aquila: gli animali, le mucche, i cavalli e anche un asinello, una stanza raccolta, soltanto tre tavoli, il camino acceso, il mangiare buono e genuino.
Glielo devo dire di venire qui, in Lunigiana, la prossima vacanza che farà.
La Lunigiana è bella!
Mi viene in mente quello che mi ha detto Paola tempo fa, a proposito di Re Artù, lei mi spiega il perché e il per come delle cose che io provo, è la mia parte razionale.
Ecco a proposito di Re Artù filosofeggia sul fatto che il chirurgo del seno non è un chirurgo qualsiasi perché il seno è quello che rappresenta la femminilità, la maternità, la sessualità. Io provo a ribadire che in fondo mia mamma aveva avuto una vita normale, mio babbo l’aveva amata lo stesso e lei aveva amato il suo chirurgo che però non aveva messo le due pietre. Quando è morto l’ho vista piangere, cosa rara. Anche lei come Ada, era presente al funerale del suo chirurgo, molti anni dopo la sua diagnosi e “i cinque anni di vita nei casi come il tuo, Carla.” Gli aveva detto il suo chirurgo “…ma io le statistiche me le faccio da me ed ho visto donne che ancora vivono adesso dopo vent’anni dalla diagnosi.” Bravo dott. Belli, anche Lei era uno che mandava ASF le statistiche! Mia mamma era stata anche a Milano, dove proponevano una quadrectomia. Diceva che là si era sentita un numero, così aveva scelto di farsi operare vicino casa, dal chirurgo che conosceva da una vita e che su di lei aveva fatto un intervento radicale.
“Fra non è la stessa cosa. I nostri genitori non hanno vissuto la libertà sessuale che abbiamo noi. Questi due bei seni che ti ha ricostruito, sui quali mai potrei dirti una bugia, sono quello che ti permette di sentirti normale di fronte ai tuoi figli, non avere il terrore che ti mettano la mano sul seno e il reggiseno sprofondi nel niente, al mare dove potrai mettere il tuo costume come tutte e davanti ai tuoi alunni e ai genitori dei tuoi alunni.”
E’ impossibile discutere con Paola, lei ha sempre ragione!
DA UN’ALTRA META’ DEL CANCRO di Paola Boni
…..Poi, bando all'ipocrisia, sostenuta da un sano egoismo che spera arrivi un futuro non troppo lontano in cui l'esperienza di dolore che ti ha travolta non si impossessi più di altre vite, neanche delle più malvagie. E chissà se in un mondo liberato dalla malattia resterà comunque la necessità per ognuno di noi di riconoscere sintomi, porre rimedi e creare espedienti per vivere appieno. Amiche di cuore e di pancia, non potrebbe essere altrimenti. Così continuano infiniti il mio affetto, la mia stima, il desiderio di contemplare e vedere insieme giocare i nostri figli e poter dire fra molto tempo "noi c'eravamo, anche se un po' stanche, e ci siamo ancora, col sorriso". E che quella maledetta telefonata non sia più neanche un ricordo. Tutto questo ho provato, vissuto e condiviso accompagnando sottobraccio, a volte restando anche un passo più indietro, un'amica durante il suo percorso di malattia. Una maratona lunga, estenuante, a tratti apparentemente senza fine, su una strada impervia, sterrata e purtroppo trafficata. Ora arriva il percorso della ri-nascita, la strada sembra asfaltata e priva di curve (difficile scrivere con le dita che fanno le corna!), e si accettano anche passaggi da chi non si conosce pur di rendere il viaggio indimenticabile e sorprendente.
GIORNO DI NATALE
“Tutti abbiamo un compito speciale,
ricordare al mondo che è Natale.
Se mettiamo ali al nostro cuore,
saremo angeli che portano amore.
Tommaso
Sarà il più bel Natale finora trascorso,
e così è stato, tutto è al suo posto,
L’albero, al suo posto come quando ero bambina, fatto da sempre dall’Anto, ma questa volta aiutata da Tommi, sotto l’albero i regali, la tavola imbandita.
Mi guardo intorno, Giò con la sua espressione dolce, Tommi che canta la canzoncina della recita, improvvisamente ricordata la vigilia o forse prima non era il caso, Tommi è fatto così, è uno serio, lui.
Alla scuola materna hanno realizzato un albero sul tronco c’era scritto: Natale è…
Tommi ha risposto: “quando si illuminano le luci.”
Secondo me è una frase poeticissima.
Tommi è uno serio ed è anche un poeta. Una notte guarda fuori e dice: “Mamma... gli occhi della notte ci stanno guardando…”
Lo sguardo tra me ed Ale, mio babbo che racconta le sue storie lontane, l’Anto che contenta guarda i bambini, le piacciono un sacco, Massi e la Mariarosa che ad agosto si sposeranno e parliamo di vestiti da sposa e io tiro fuori la foto del mio.
La Rosanna, elegante e sorridente, Augusto, che prende in braccio e si coccola Giovanni, pronuncia il suo nome e chissà se quel nome fa ancora male.
1 gennaio 2014
Fatto! L’anno vecchio è andato!
Ho trovato, rovistando nei miei cassetti le mutande rosse, mi stanno un po’ larghe, ma pazienza. Le ho messe ugualmente, per scaramanzia, questo mi ha fatto voglia di comprare almeno tre completini intimi rossi.
Ho preparato una cenetta con i fiocchi, aggiungendo però listarelle di buccia di limone e curcuma in quasi tutti i piatti.
Cena veramente buona ma sudata tantissimo visto che avevo i due piccoli attaccati uno ad una gamba, l’altro all’altra gamba, piagnucolanti e bisognosi di coccole.
Sono un po’ influenzati poverini, e in questi giorni mi rendo conto di quanto sia dura non avere nessuno che ti dà una mano.
Alle 24 in punto ero pronta con il mio piatto vecchio a mandare finalmente ASF l’anno che è passato, dando il benvenuto al nuovo.
Ma poi devo mandarlo tutto tutto ASF questo vecchio anno? Guardo indietro e mi dico: “ma no!” Un po’ gli sono affezionata, sarà la mia insana abitudine a non buttare mai via niente? Si nel senso, che è cominciato male, a letto con contrazioni nel terrore di partorire prima del previsto, poi quando ho tirato un sospiro di sollievo tutto quello che è successo, ma penso anche a tutte le cose belle: prima di tutto non sono morta, anzi al momento sono viva, vivissima; poi questa esperienza, perché di esperienza si tratta, non di battaglia , di lotta, ma di esperienza, Anita direbbe avventura, ma per me è troppo dire avventura, comunque questa esperienza mi ha portato a scoprire una nuova me, che mi piace tantissimo, diversa, a volte opposta a quella che ero e questa me non la ferma più nessuno, non devo giustificare il mio cambiamento, se, per dire, un giorno sono sca--ata mi considero in diritto di esserlo e anche per gli altri è così.
Se sono un po’ “fuori di seno” bè chi ne ha più diritto di me?
Se mi dimentico le cose, sai com’è i neuroni, dopo la cura….
Devo dire che un po’ ci gioco su, però mi viene in mente Michela e il suo “come trasformare un problema in opportunità...”
Questa esperienza mi ha portato sul pullman della vita, con tante altre ragazze come me e i nostri pensieri, quello che scriviamo non è mai banale e scontato, scalda il cuore, ti rende più ricco.
Questa esperienza mi ha sensibilizzato, mi ha fatto scoprire la mia umanità che ogni tanto si nascondeva dietro a paure inesistenti, l’umanità che non ho avuto paura, questa volta a esternare, mi ha legato profondamente ai medici che mi hanno curato e a quelli che ho incontrato perché erano sul mio percorso.
E’ mezzanotte e io nel bel mezzo di botti, fuochi artificiali e urla festose spacco il mio piatto, mando ASF soltanto il mio dolore, la mia angoscia, i miei pianti, la mia tristezza, gli attacchi di panico, i nodi alla gola.
Non mando neanche più ASF il granchio non so perché, o forse sì.
E il nuovo anno? Mi affaccio al nuovo anno, speranzosa, però non più baldanzosa come facevo una volta, un po’ impaurita, pensando a come sarà, chi mi dice che sarà meglio di questo?
E allora penso che lo accolgo con un benvenuto e mi dico che non so come sarà, non so quello che mi succederà, spero di avere un po’ di tregua, ma so di certo come voglio vivere e come voglio essere e già che ci sono allungo un po’ la mia lista della spesa.
STRASCICI
“Ho pensieri blu cobalto
Mentre cado cadi tu
Io che un tempo ero altro
Ora vedo a macchie blu
Blu e ti sembra d'impazzire
Blu e vorresti solo urlare
Blu.”
BLU COBALTO Negramaro
Riprendersi psicologicamente, sembra facile… perché la malattia, soprattutto il cancro al seno, lascia strascici psicologici notevoli. Di tutta la mia…. Avventura…c’è una cosa che faccio fatica ad ingoiare, e siccome non sono più quella di prima e questo diario lo scrivo anche un po’ per vendetta, sputo questo grosso rospo che ho in gola, così non mi farà più male.
Questo rospo si chiama psichiatria.
Dopo la scoperta del cancro e la mia conseguente fuori di testuggine, molto amata sul blog ma, lo ammetto, difficile da gestire nella vita reale, finisco in psichiatria. Poco male, ma non voglio prendere quelle goccetto, prima di tutto perché ho paura che contrasti con la cura, poi perché prendo già troppi farmaci e io non amo i farmaci (chemio a parte), poi perché non mi voglio sentire così: ho due figli, la mia mente è sempre stata molto più brillante del mio corpo. Ora è il contrario. Scopro intanto che: con la dieta di Berrino ho messo su un bel fisichino (Berri ti amo tanto anche te). Casa –parco, parco- casa con due pesi leggero-pesante, pesante-leggero, il mio fisico nonostante tutto è ok, è la mia testa che fa cilecca: non mi ricordo le cose, mi capitano strani episodi, per esempio: quando sono andata a Milano dal paramecio, sono entrata in black out totale, torno in oncologia a farmi misurare ma la mia onco non c’è, mi misura un dottore e dice che la cura sta funzionando, che si è leggermente ridotto, io sono convinta che questo dottore si chiami Salvatore e un giorno parlando con l’infermiera dico “Si il dott. Salvatore.” “Qui non c’è nessun dott. che si chiama così!” Sto impazzendo. Sicuramente ho qualcosa alla testa!
Un’altra volta: chiamo la mia onco perché si, il mio nodulo si è ingrandito (me lo sono misurata con un metro da sarta e risulta 6 cm), lei mi dà appuntamento, (povera donna, quanto l’ho fatta impazzire! Mi spiace) in contemporanea scrivo sul blog e racconto della mia misurazione casalinga. Arrivo all’appuntamento e la mia onco mi dice: “Allora 6 cm, con il metro da sarta? “Lì per lì non ci faccio caso, senza dubbio gliel’ho detto perché parlo e straparlo, mi succede anche questa cosa qui, perdere completamente il controllo, i freni inibitori, e io odio questa cosa, ma proprio io che nella mia vita precedente, sono stata “quasi” sempre controllata?!
Poi mi sorge il dubbio che stia leggendo il blog. Ma no! E’ quasi impossibile trovarlo questo blog.
Peccato che poi Salvo ci dice che lo stanno seguendo in circa 300000 persone. Allora io divento piccola piccola, e mi vergogno un po’ di quello che ho scritto, di quello che ho detto, di quello che mi è successo. Sono davvero un piccolo scarafaggio impaurito e imbarazzato.
Insomma vado in psichiatria per cercare di recuperare il senno perduto, ma non è il posto giusto, forse devo cercare sulla Luna.
Qui, evidentemente non sono preparati ad una oncologica fuori di seno come me.
La signorina naso dritto, so tutto io, mi chiede di raccontare, poi in un modo che mi risulta poco empatico (ma forse è solo perché qui non vorrei starci, non mi merito anche la psichiatria) dichiara: “Sul fatto che lei sia forte non c’è alcun dubbio, ma ora vedo che sta piangendo.”
“Mi scusi, ma piangere non è l’espressione di un’emozione? Non va bene piangere, non fa bene? A chi? A me o a lei, che si deve sorbire le mie lacrime e forse non sa come affrontarle?”
Poi chiede “I rapporti interpersonali?” Io dico: “Durante la malattia mi sono un po’ isolata, ma ora che sono stata liberata dal male, va molto, molto meglio!”
Ci penso. In realtà è molto più complesso, è difficile raccontare tutto in una risposta ad una domanda e la mia risposta è sempre quella sbagliata.
Allora: mi è caduta in testa questa tegola e io di conseguenza rimango un po’ stordita.
Tutti, tutti, tutti, mi vogliono aiutare, c’è tanta gente intorno a me, ma io vedo offuscato, sono mezza svenuta, e allora mi aggrappo alle persone più vicine e alle prime che mi hanno soccorso, a quelle che mi sembrano più “adatte”, mi ci aggrappo che non appena si vogliono un attimo liberare di me, io le tengo un po’ più forte (un po’ come quando affoghi e qualcuno ti viene a salvare). Comunque è andata più o meno così. Tutti mi hanno voluto bene ed hanno fatto qualcosa per me. Io mi sono aggrappata a pochi. Qualcuno ha capito ed è riuscito a starmi vicino rispettando i miei silenzi, ora che sto meglio ho ripreso a frequentare queste persone e il rapporto è più intenso.
So che per alcuni non è stato piacevole essere stato quasi sbattuto fuori dalla mia vita, ma è stata un po’ una questione d’istinto, avevo bisogno, in quei momenti di quelle persone che avevo scelto. Qualcuno non si è fatto sbattere fuori e mi è venuto a trovare spesso come Barbara, anche se a volte non avevo voglia, ma poi vederla, sentire i suoi racconti della scuola, le letterine dei miei alunni, ha riportato un raggio di sole nel mio grigio quotidiano. Con qualcun altro il legame è rimasto immutato, gli amici di sempre, con cui si parla di cose serie e di stupidaggini, anche se ora non ne ho voglia.
Degli altri, ho quasi paura, mi dispiaccio che mi vedano in questo stato. A qualcuno che non conoscevo bene mi sono legata di più. Mi viene in mente Max, il collega di Ale, , che veniva a farmi le punture quando i miei suoceri tornano a Viano. Lui è uno sportivo, nomina uno sport e lui l’ha fatto, perfino la pesca al tonno. Prima della pet di controllo quindi arriva, fa i complimenti a Tommi e mi chiede come sto. Io sono molto preoccupata di questa pet che devo fare, lui mi guarda dritto e mi spiega che bisogna fare come gli sportivi, cioè concentrarsi sulla meta, sull’obiettivo, considerare la pet come un ostacolo da superare. Qual è la tua meta? La mia meta è l’operazione, devo assolutamente arrivare all’operazione e in piena forma fisica. Dico che mi sto allenando, infatti vado al parco con i bimbi e faccio tanti tanti giri di parco, ma che è difficile, che è come scalare una montagna.
Fatta la pet gli ho mandato un messaggio e lui mi ha risposto: “Dai che arriviamo lassù sulla cima e poi la montagna la buttiamo giù!”
L’Elena per esempio, una cugina ritrovata, è figlia della sorella dell’Anto ed ha la mia età. Viene a guardarmi i bambini quando i miei suoceri tornano al paese. La cosa positiva di questa malattia è che ci ha fatto ritrovare.
Comunque ora i rapporti interpersonali vanno meglio. Diciamo che non sono più uno scarafaggio, ma un colibrì e che guardandomi allo specchio non mi vedo più un deportato in un campo di concentramento, ma un monaco buddista, non dimenticandomi della luce (grazie Fiorella!).
La psichiatra mi consegna un foglio dove c’è scritta la diagnosi. Ma come mezz’ora neanche di colloquio e pensi di aver capito tutto di me? Quando non sai niente di niente!
La volta successiva mi riceve un altro dottore, questo mi è simpatico.
Parliamo un po’, racconto, sono calma e serena, mi aiuta il blog, gli chiedo che cosa significa quello che c’è scritto nel foglio, (naturalmente io lo so, me lo sono fatta spiegare dal dott. Calì, che è psicoterapeuta, con quattro p@. e!), e poi chiedo “Secondo lei, è giusta questa diagnosi?” sono pestifera, tremenda, vorrei strapparlo quel foglio, davanti a naso dritto e dirle: “Non sono questa, io. Non sono questa!”
“Mi sembra che apparentemente lei stia meglio, sarà certo merito delle gocce.”
Mi verrebbe da fargli una bella pernacchia o la linguaccia.
Io non le sto prendendo le vostre gocce.
Mi rinvia a gennaio, mese di controlli, in cui, secondo lui dovrei entrare più in ansia e naturalmente
Chiamarlo se ho bisogno prima, per qualsiasi motivo. E’ gentile.
Grazie tante della vostra gentilezza. Ho tanti progetti, una lunga lista di desideri da realizzare, non ho tempo e nessuna voglia di venire qui dentro, non siete preparati per aiutare le oncologiche, (e aggiungo, nella mia lista della spesa: fondare un’associazione dove creare dei gruppi di auto-mutuo aiuto, come il mio sul blog, ma chissà quante scartoffie e quanti soldi ci vogliono. Meglio! I sogni a lungo termine sono quelli che ti fanno campare di più!).
Non tornerò qui perché questo posto, così pulito, ordinato e preciso, mi mette il brivido, sono abituata a casa mia dove il casino regna sovrano, ma c’è tanto tanto colore, mi piacerebbe, piuttosto che qui, anzi essere in piazza Jem el fna a Marrakesh in mezzo a tutta quella polvere, sotto il cielo stellato nel deserto del Ciad con il dott. Salvo, nel giardinetto della mia onco e perfino nella stalla di Re Artù.
Starò sull’autobus della vita insieme a tutte e tutti i miei compagni di avventura, perché la vita sì, è un’avventura e il cancro soltanto un’esperienza da cui si può trarre un profondo insegnamento.