Il mito della luna piena e il suo effetto sull’uomo

massimo.lai
Dr. Massimo Lai Psichiatra

La luna piena è un fenomeno naturale molto suggestivo che da sempre ha ispirato la cultura popolare ma anche artisti e filosofi, e in tempi più moderni romanzieri e cineasti.

Il folklore si è impadronito della luce suggestiva emanata dalla luna piena che illumina a giorno le tenebre dando spazio a leggende che si sono tramandate fino in epoca moderna. Con l’arrivo della corrente elettrica e l’illuminazione notturna queste leggende sono un po’ scemate rimanendo nella trama di film di serie B e horror movie.

In ambito medico, fin dall’antichità, alla luna è stato attribuita un’influenza su vari disturbi come malattie mentali, epilessia, cecità notturna e altre malattie.

Un tempo si pensava che dormire al chiaro di luna potesse causare la nictalopia, un difetto visivo caratterizzato da difficoltà all’adattamento al buio, che può arrivare fino alla cecità notturna. Si tratta di una malattia acquisita o genetica, tra cui una forma di ipovitaminosi A (carenza di Vitamina A), conosciuta fin dall’antichità perché diffusa in età infantile (vedi voce Wikipedia: nictalopia).

Anche l’epilessia ha suscitato da sempre un misto di interesse e paura. Anticamente si pensava che fosse scatenata dalle notti di plenilunio. In epoca moderna tuttavia delle ricerche mirate hanno dato risultati contrastanti che rimandano non ad un effetto diretto della luna, ma, semmai, della luminosità nello scatenamento di crisi epilettiche (Baxendale & Fisher, 2008); per altri autori anche quest’ipotesi è da scartare, al più la luna piena potrebbe avere un effetto sulle cosiddette peudocrisi, cioè le crisi non epilettiche (Benbadis et al., 2004).

Secondo altri infine il rapporto tra luna e epilessia esisterebbe eccome… (Polychronopoulos et al., 2006).

 

La luna piena influenza le turbe mentali?

Appartiene al linguaggio comune l’uso di lunatico (lunatic) che in termini familiari indica qualcuno di pericoloso, pazzo e imprevedibile. Si intende anche comunemente chi ha degli sbalzi d’umore (vedi voce Wikipedia: lunatic). “Avere la luna storta” significa essere di cattivo umore, irritabile, disforico.

Tali modi di dire, di derivazione popolare, non trovano riscontro nella moderna letteratura psichiatrica.

L’esempio più conosciuto legato alla luna è quello dell’uomo lupo o lupo mannaro (werewolf) e il fenomeno della licantropia (lycanthropy), mito di cui si è impadronito il folklore tramandando di padre in figlio storie di uomini che si trasformavano in lupi nei giorni di luna piena (vedi voce Wikipedia: Licantropia).

Tali esseri erano presenti anche nella letteratura medica in cui venivano descritti come forme psicotiche con delirio di trasformazione o forme isteriche con comportamenti che richiamavano la trasformazione o un comportamento animale.

Nella moderna letteratura psichiatrica non ve ne è quasi più traccia e il delirio di trasformazione è diventato abbastanza raro (Keck et al., 1988; Garlipp et al., 2004; Bou Khalil et al., 2012).

Nonostante questo le credenze che la luna abbia un’influenza sulla psiche umana rimane diffusa.

Nella letteratura psichiatrica tuttavia, nessuno studio scientifico è mai riuscito a mettere in relazione le fasi lunari con i disturbi psichiatrici (Raison et al., 1999; McLay et al., 2006).

In un recente studio pubblicato nel 2013 da ricercatori canadesi dell’Université de Laval questo dato viene confermato ulteriormente (Belleville et al., 2013). I ricercatori hanno esaminato i ricoveri nei servizi d’urgenza di due grandi ospedali canadesi e hanno confrontato i dati con le fasi dei cicli lunari senza trovare alcuna correlazione con i disturbi d’ansia smentendo la credenza popolare di un aumento dei disturbi psichiatrici durante le notti di luna piena.

Secondo gli autori dello studio tale credenza sarebbe diffusa oltre che a gran parte della popolazione, anche nell’80% degli infermieri e nel 63% dei medici (probabilmente canadesi o nordamericani).

Essi auspicano dunque che i professionisti della salute abbandonino tali credenze che trovano conferma solo nelle profezie che si autoavverano.

Una critica che può essere mossa a questo studio è che andrebbero ricercate e confrontate tutte le cause di ricovero per motivi psichiatrici mentre nello studio in questione anche se si parla di disturbi d’ansia, dell’umore e suicidio, i ricercatori hanno selezionato pazienti con dolore toracico e li hanno intervistati con l’aiuto di un’intervista strutturata per l’ansia. Questo ci sembra un limite che falsa le conclusioni dello studio.

Nonostante questo limite, 50 anni di ricerche in psichiatria non hanno messo in evidenza alcuna relazione tra fasi del ciclo lunare, in particolare la luna piena, e malattie mentali (Raison et al., 1999; McLay et al., 2006).

Tuttavia esiste un effetto che la luna piena potrebbe avere sul cervello umano…

 

Un ritmo circalunare

Dormito male? È la luna piena…”. Ve lo siete mai sentito dire?

A noi capita di sentire dei pazienti esprimersi in questo modo, segno che sia credenza popolare, un modo di pensare e di dire.

Questo modo di dire tramandato dai padri e che si ritiene senza fondamento, soprattuto da quando l’avvento della corrente eletrrica ha cambiato le regole dell’illuminazione notturna, rendendo meno evidente l’effetto della luna piena, potrebbe in realtà avere un fondamento scientifico.

L’uomo ha sempre studiato l’effetto del ciclo solare sull’uomo e gli animali, ma etologi e biologi che studiano il comportamento animale si sono dedicati anche al comportamento notturno analizzando l’effetto ad esempio sulla predazione (Kronfeld-Schor et al., 2013). Secondo gli etologi esisterebbe anche un ritmo circalunare, oltre al ritmo circadiano, che regola alcuni comportamenti notturni negli animali.

Nell’uomo, nonostante sia appunto noto che la luna piena, con la maggiore luminosità notturna, possa influenzare negativamente la qualità del sonno, non era ancora stato studiato.

Studi aneddottici e osservazionali avevano messo in evidenza che la luna piena potesse avere un effetto negativo sul sonno (privazione del sonno) con conseguente scatenamento di fasi di eccitazione (chiamate ipomania o mania) (Raison et al., 1999; Röösli et al., 2006) ma si restava sempre nel campo delle ipotesi.

Sebbene ai giorni nostri con l’illuminazione elettrica questo fenomeno ciclico sul sonno sia meno evidente (anche se è evidente il corrispettivo eccitamento dovuto all’illuminazione elettrica), in condizioni sperimentali ricercatori Svizzeri hanno studiato il sonno con polisonnografia (registrazione notturna di diversi parametri: EEG, ECG, movimenti muscolari, saturazione ossigeno, livelli melatonina); essi hanno trovato che durante la luna piena, l’attività delta durante il sonno Non-REM, indicatore di sonno profondo, diminuiva del 30%, il tempo impiegato per addormentarsi aumentava di 5 minuti, e la durata totale di sonno registrata con l’EEG era inferiore di 20 minuti. Inoltre questi cambiamenti erano anche associati ad una minore qualità soggettiva del sonno ed infine ad una diminuzione dei livelli endogeni di melatonina (l’ormone del sonno).

Tutto questo in condizioni controllate fa concludere agli autori che la luna piena può avere un’influenza importante sulla struttura del sonno umano confermando le osservazioni empiriche dei nostri trisnonni (prima della corrente elettrica) (Cajochen et al., 2013).

Tuttavia questo studio, fanno sempre notare gli autori, si spinge oltre nell’ipotizzare un “ritmo circalunare” interiorizzato nei nostri cervelli in quanto, per le condizioni sperimentali dello studio, i soggetti studiati non erano entrati in contatto con la luce della luna ma dormivano in laboratorio. Si ipotizza quindi che l’effetto della luna sia mantenuto da ormoni interni che sincronizzerebbero il cervello alla luna piena (Cajochen et al., 2013).

Secondo una spiegazione evoluzionistica è possibile che i nostri antenati siano stati sensibilizzati a dormire poco durante le notti di luna piena per difendersi dai predatori e di conseguenza abbiano sviluppato questo meccanismo circalunare che è stato tramandato geneticamente fino ai giorni nostri in cui è meno utile per difendersi dai predatori (salvo per quei popoli che vivono ancora a contatto con la natura.

Sarebbe interessante identificare la localizzazione anatomica di questo orologio lunare nel nostro cervello per studiaro ed esaminare se ha degli affetti su altre funzioni cognitive e sull’umore (Cajochen et al., 2013).

 

Fonti

Data pubblicazione: 03 agosto 2013

3 commenti

#1
Dr.ssa Paola Dei
Dr.ssa Paola Dei

Articolo interessantissimo e ricco di suggestioni. La scienza ha ancora molte domande alle quali rispondere ma, grazie a Dio, ci sono medici intelligenti che se le pongono.
Ho dei pazienti che sono bravissimi a riconoscere da soli i diversi stati d'animo che mettono in relazione alle fasi lunari: luna calante, luna crescente, luna piena. Parlo di quelli più consapevoli che, quando vengono dalla campagna, portano con sé anche il lunario.
Ottime considerazioni.

#2
Dr. Massimo Lai
Dr. Massimo Lai

Ti ringrazio molto per l'apprezzamento e la testimonianza: il fatto che un fenomeno non sia provato non vuol dire che non esista o che non abbia significato per il paziente (che va comunque sempre ascoltato).

#3
Dr. Rosamaria Bruni
Dr. Rosamaria Bruni

Mi aggiungo ai commenti dei colleghi, confermando l' interesse per articolo suggestivo e in quanto catalizzatore di memorie ancestrali
e simbolismi presenti nell' immaginario colletivo come la licantropia argomento ricorrente di filmografia.
Certo la relazione con ilritmo circardiano e le fasi del sonno.
Aggiungo altresi' la relazione del plenilunio con la maturazione di ovvocistis di parassiti intestinali (ossiuriasis) non rara nei pazienti pediatrici.

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