Figlia viziata del compagno

Salve,

il mio compagno, con il quale sto da quasi 6 anni,ha una figlia di 8 anni che conosco da 5. La bimba mi ha accettato da subito e io ho cercato di esser presente, ma in modo non invadente, nella sua vita. Non ho mai voluto né voglio figli, non è mio desiderio averne, e con la piccola del mio compagno sono più una compagna di giochi che una educatrice anche perché lei ha già una mamma ed un papà che dovrebbero pensare alla sua educazione, ma il problema è proprio questo.
Io vedo questo scricciolo trasformarsi man mano in una ragazzina sempre più vuota. Da una parte la mamma e la sua famiglia che le insegnano come valore cardine della vita la bellezza fisica. E quindi ecco questa bimba che fa di tutto continuamente per mettersi in mostra, che spinge i giochi di trucco e parrucco, classici delle femminucce, oltre ogni limite, che piange e si dispera violentemente se vede una bambina più bella di lei. Basterebbe questo a crearle problemi non indifferenti, ma anche il mio compagno e la sua famiglia fanno la loro parte,viziandola in modo esagerato. Lei si sente autorizzata a fare e avere tutto quello che vuole, risponde male, offendendo l'intera famiglia e invece di richiamarla le viene chiesto scusa. Parla in tono imperativo al padre ("ora tu fai questo, mi compri questo, mi compri quest'altro e basta!") e ancora non viene richiamata...
Io non so come comportarmi, perché da una parte mi dispiace proprio per la bimba, credo crescerà veramente male così, dall'altro da fastidio proprio a me, perché questi capricci che ormai sono manovrati per ottenere tutto e i sempre più frequenti momenti trascorsi insieme in cui si vive sotto la dittatura di una bimba di 8 anni che deve decidere cosa si mangia, quando, dove si va, che musica si ascolta e tutto tutto tutto... mi stanno creando problemi.
Mi è sorta una certa rabbia nei confronti del mio compagno, da una parte la delusione del non vederlo all'altezza, dall'altra la mancanza di riguardo anche per me che devo sopportare questa situazione in silenzio. E cosa dovrei fare? Dire al mio compagno che se continua così ha toppato come padre? A volte intervengo con le buone con lei, cercando di spiegarle di non fare come fa e instauriamo un mezzo dialogo costruttivo, poi appena si rende conto che i capricci con il padre e la famiglia sono la via più comoda riparte con cattiverie gratuite, pianti, minacce. Ho provato a volte a parlare con il mio compagno, prendendola molto alla larga, del fatto che la bimba fosse accontentata troppo e mi aveva anche dato ragione, ma poi punto e a capo, sempre la stessa storia.
Io sono veramente stanca, un paio di week end fa ho sbottato di brutto con lui dopo averla accompagnata dalla madre, senza potergli dire perché: dentro di me sapevo di esser incazzata perché ho sopportato 4 ore filate di capricci, e due giorni in cui non ho potuto fare una sola cosa che mi andava di fare. Rabbia e ansia e insofferenza crescono, non ce la faccio più così e non so cosa fare.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
"A volte intervengo con le buone con lei, cercando di spiegarle di non fare come fa e instauriamo un mezzo dialogo costruttivo, poi appena si rende conto che i capricci con il padre e la famiglia sono la via più comoda riparte con cattiverie gratuite, pianti, minacce. "

Mostrare concretamente al suo compagno che ci può essere un modo diverso di entrare in relazione con la bambina mi sembra un modo efficace per avviare un confronto e coinvolgerlo in questa direzione.
Sicuramente la situazione pesa anche a lui ma forse ha bisogno di un riferimento che gli offra un'alternativa da seguire.
Inoltre sarebbe affrontare il discorso esplicitamente in modo da evidenziare la ricaduta sul rapporto di coppia, l'importante è far arrivare al suo compagno la disponibilità ad affrontare insieme la situazione in modo che alla bambina arrivi lo stesso messaggio.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente, la chiara esposizione dei fatti e degli stati d'animo che li accompagnano mi fa pensare che lei stessa sia un'educatrice, o una persona il cui buon senso sostituisce le competenze specifiche. Ha perfettamente ragione: la bambina rischia di crescere con cattive abitudini che le faranno incontrare sempre più spesso persone che la rifiutano. Ora sta succedendo con lei, la partner del padre, domani saranno i compagni di scuola e i maestri, gli amici, il marito, e, se ci saranno, anche i figli. Arrivata all'adolescenza, potrebbero rifiutarla esasperati quegli stessi genitori che adesso se la stanno costruendo così, e che la ragazzina non solo stritolerà per divertimento, ma per disprezzo della loro pavida debolezza, che certo non rappresenta una protezione, come lo sarebbe invece una serena e ferma autorevolezza. Il fenomeno di un addestramento al negativo (vincono i capricci e non le buone maniere; il bimbo è l'indiscusso centro dell'attenzione; gli si fa credere che gli altri non contano nulla etc.) avviene tanto più spesso quando i genitori si sono separati in maniera non consensuale, e il povero bambino diventa, malgrado l'apparente dolcezza, il loro campo di battaglia. E' come se i genitori, e se non hanno cervello anche i nonni e altri parenti, volessero far notare al bambino che col papà sta meglio che con la mamma, e viceversa, scambiando questo "meglio" per il vizio, il capriccio isterico, la prevaricazione sugli adulti. Ancora peggio quando uno dei genitori si sente in colpa: a quel punto l'arroganza del figlio diventa insopportabile, perché gli viene fatto credere che è stato privato di qualcosa cui aveva diritto e lo deve recuperare con la prepotenza e l'arbitrio. A chi guarda dall'esterno, tutto questo appare stupefacente: ma come, dici che vuoi bene a tuo figlio, e poi fai in modo di renderlo antipatico a tutti?
A questo punto lei cosa può fare, cara utente? Parlare chiarissimo. Far leggere al suo compagno la sua lettera, la mia risposta, e quella di altri specialisti, se ce ne saranno. Se c'è un appunto che mi sentirei di farle, riguarda la parte finale della sua lettera, dove dice di aver sbottato col suo compagno "senza potergli dire perché: dentro di me sapevo di esser incazzata perché ho sopportato 4 ore filate di capricci, e due giorni in cui non ho potuto fare una sola cosa che mi andava di fare". E perché mai non ha voluto esporre queste osservazioni giuste e vere? Si sta facendo contagiare dal metodo di alimentare i capricci e le prevaricazioni, in questo caso quelli del suo compagno verso di lei? Non mi sembra, infatti, né gentile né cavalleresco che quest'uomo abbia ignorato per due giorni i suoi desideri. In questo modo lei stessa non aiuta la vostra relazione, e soprattutto non aiuta la piccola. Apprezzo molto il fatto che non voglia intromettersi in una veste falsa di pseudo-mamma nella sua educazione, ma altrettanto apprezzo il fatto che lei voglia bene alla bambina e cerchi di instaurare un dialogo. Ancora di più, mi sembra doveroso per ogni adulto di buon senso che frequenta con affetto un piccolino il contribuire alla sua educazione e il cercare di sottrarlo a manipolazioni deleterie. Immagino che se il suo compagno, preso da raptus, picchiasse la bambina, lei si precipiterebbe a difenderla. Ebbene, difenderla da un'educazione che le aliena la simpatia del resto del mondo e che le farà disprezzare la debolezza degli adulti che dovrebbero educarla e proteggerla, le sembra meno necessario? Agli estremi, si rivolga ad un/a psicologo/a per un colloquio che restituisca al suo compagno il giusto senso delle responsabilità, e il timone di padre. Su questo tema, tra l'altro, per il bene della piccola il dialogo tra i genitori dovrebbe sempre essere aperto. Le faccio i miei auguri; ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com