La sempiterna questione delle dimensioni del pene: aiuto!

e.conti
Dr. Enrico Conti Urologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Andrologo

C’è poco da fare, il pene viene esibito. Questo è un dato antropologico che ha riscontri in culture anche lontane, attarverso atteggiamenti più o meno maliziosi. Gli ufficiali meglio dotati di Napoleone Bonaparte ostentavano “l’attrezzatura” genitale attraverso pantaloni particolarmente attillati, così come i giovanotti in jeans stretti negli anni 70.

 

Il galateo dell’esposizione dell’organo è particolarmente evidente all’interno degli spogliatoi dove i peni più grandi rimangono vistosamente all’aria, senza troppa premura di rientrare nelle pieghe di un accapatoio o nell’anonimato della biancheria intima. I peni meno sviluppati, e quindi presumibilmente più timorosi, vengono appositamente stiracchiati dai proprietari almeno una volta durante la breve esposizione aerea, prima e dopo la doccia, certamente per meglio figurare quasi a voler dire: Ehi, non sono mica tutto qui! Questo gesto che accompagna il pene all’uscita dallo slip, deve essere talmente connaturato alla natura maschile che è di comune osservazione anche negli studi medici andro-urologici.

 

Sembrerebbe quindi che il problema delle dimensioni del pene è ubiquo, almeno pari all’importanza dello sviluppo di un bel parco di corna nei mammiferi come il cervo, da ostentare come segno di virilità di fronte al branco delle femmine. Ma le cose stanno proprio così?

 

Nei mammiferi certi caratteri sessuali (Mai però il pene) sono importanti, al punto che i maschi più dotati (anche se magari solo di corna!) si accoppiano di più e quindi hanno più speranze di vedere una loro progenie. Per noi umani il pene è come le corna del cervo?

 

A mia conoscenza non esistono studi che dimostrino come gli uomini con peni più lunghi, abbiano relazioni proporzionalmente più stabili e lunghe o semplicemente abbiano più figli. Se cosi fosse stato, la natura avrebbe favorito la selezione di una popolazione maschile con pene particolarmente ed omogeneamente sviluppato. Invece no, le cose tra gli umani sono un pò più complesse, tanto che la curva gaussiana della lunghezza peniena si estende tra i 10 e i 20 cm nel 95% degli individui (caucasici), quindi la natura sembrerebbe favorire piuttosto quelle che noi definiamo “dimensioni medie”. Ovviamente – direte – il successo del maschio umano con le femmine è basato su fattori complessi, in cui le dimensioni del pene hanno una importanza fondamentalmente secondaria. Giusto.

 

Nel campo delle fantasie sessuali però spesso “grande” è sinonimo di “bello”: vi ricordate la mega-tetta nel film di Woody Allen “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso..”? Era semplicemente la presa in giro di un certo tipo di ideazione erotica molto comune basata appunto sul “grande”. Non deve stupire quindi che in molte delle fantasie femminili vi sia il mega-pene, ma questo non significa affatto che schiere di uomini debbano sentirsi dei perdenti perchè non ce l’hanno abbastanza grosso. La fragilità maschile sulle dimensioni del pene è invece purtroppo evidente.

 

In questo come in altri forum le domande e le rischieste di certezze sulle dimensioni del pene si ripropongono costantemente: sono quasi un lamento di fondo, una espressione di una fragilità maschile in cerca di consolazione. Verrebbe da dire che non se ne può più, ma a mio avviso siamo di fronte ad un fenomeno di interesse antropologico degno di attenzione. Certamente credo, non tanto per le risposte chirurgiche o similari che possiamo fornire (che pure in casi estremi si debbono proporre!) , quanto per il suo significato di disagio, che penso vada curato per quello che è, puntando sul rafforzamento dell’identità maschile oggi alquanto malferma e basata su falsi miti.

E’ altresì importante (e urgente) che nel mondo medico si definiscano delle modalità di approccio e risposta al fenomeno degne di questo nome.

 



Data pubblicazione: 15 marzo 2011

Autore

e.conti
Dr. Enrico Conti Urologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Andrologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1985 presso Roma - La Sapienza.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Cuneo tesserino n° 3669.

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5 commenti

#2
Dr.ssa Paola Scalco
Dr.ssa Paola Scalco

A mio avviso mentre la mega-tetta rientra indubbiamente tra i miti maschili, non mi pare che allo stesso modo esista per altrettante donne la fantasia del mega-pene...
Anche le situazioni da te riportate (spogliatoio, visita andrologica) riguardano in fondo esibizioni di "grandezza e potenza" rivolte agli altri uomini, non alle donne.
Condivido in pieno che considerare il proprio pene come uno dei principali (se non il principale) pilastro della propria identità sessuale comporti spesso non pochi guai ai maschietti: chissà che penserebbero se sapessero che il loro "cuginetto" gorilla ha una lunghezza media in erezione di 3,2 centimetri e, presumibilmente, nessun calo dell'autostima....

#3
Dr. Enrico Conti
Dr. Enrico Conti

Il sesso tra i primati come il gorilla è anche molto veloce, al fine di poter garantire la procreazione anche in un ambiente potenzialmente ostile come quello dell'orda, dove la concorrenza è forte, ma le femmine umane hanno perso l'estro, hanno acquisito la capacità di avere orgasmi e si sono rese sessualmente disponibili da decine se non centinaia di migliaia d'anni: nessun paragone con lo scimmione è quindi possibile...

#4
Dr.ssa Paola Scalco
Dr.ssa Paola Scalco

E meno male! Lungi da me fare paragoni tra scimmioni e uomini...il mio intento era semplicemente quello di sdrammatizzare con una battuta, magari riuscita male...
In ogni caso, in base alla mia esperienza professionale, ciò che volevo dire era solo che rispetto a questo "problema" il sistema motivazionale interpersonale sottostante che più spesso mi pare sia riscontrabile è quello agonistico (derivante appunto dal confronto vero o temuto con altri uomini), più che quello della sessualità (col pensiero rivolto alle donne, alle quali per altro interessano molto di più altre doti che non le dimensioni, come anche tu hai ben evidenziato).

#5
Dr. Enrico Conti
Dr. Enrico Conti

Cara Paola, era chiaro che la Tua era una battuta. Mi viene il dubbio che la mia risposta non fosse altrettanto percepibile come ironica! Sono completamente d'accordo che il problema maschile sia perlopiù di tipo agonistico come lo hai definito (sindrome da spogliatoio eccetera), ma non v'è dubbio che una percentuale forse piccola ma comunque significativa delle donne attribuiscano alle dimensioni del pene un valore "aggiunto". Siccome viviamo inoltre in un'epoca fortemente agonistica, questo aspetto può contribuire alla insicurezza di maschi, di per sè sani e normali, ma intrinsecamente assai fragili. Penso che qualche dubbio medicina e psicologia se lo debbano porre sull'approccio a questo problema. noi chirurghi ad esempio abbiamo la tendenza a proporre allungamenti di peni vari, ma forse sarebbe il caso di agire più su ampliamenti di cervello, per usare un eufemismo.

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