Fobie: saperne di più per vivere meglio

valentina.valentini
Dr.ssa Valentina Valentini Psicologo, Psicoterapeuta

La caratteristica essenziale della fobia è una evidente e costante paura di un oggetto o una circostanza specifica, detta stimolo fobico. “L'esposizione allo stimolo fobico provoca un'immediata risposta ansiosa" DSM IV

Confrontandomi con colleghi del territorio nazionale, proprio in questi giorni condividevamo un’esperienza lavorativa comune: l’aumento di richieste d’aiuto per disturbo fobico, meglio conosciuto come fobie. La confusione che si respira rispetto a questo tipo di disturbi e i disturbi d’ ansia e di attacco di panico, mi sprona a fare un po’ di chiarezza.

La caratteristica essenziale della fobia è una evidente e costante paura di un oggetto o una circostanza specifica, detta stimolo fobico.

L'esposizione allo stimolo fobico provoca un'immediata risposta ansiosa. Questa risposta può prendere la forma di un attacco di panico causato dalla situazione o sensibile alla situazione. Per adolescenti e adulti questa paura è eccessiva o irragionevole, mentre questo può non essere il caso nei bambini. Più spesso lo stimolo fobico viene evitato, ma talvolta sopportato nel timore
(DSM-IV Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Editino,1994; Masson 1995 Printed in Italy).

La vera difficoltà per chi soffre di questo tipo di problematica, non è solo la paura, ma anche l’evitamento e l’ansia anticipatoria che precedono il momento di affrontare lo stimolo fobico. Ciò significa che c’è una grande interferenza con la routine quotidiana, il funzionamento lavorativo o la vita sociale della persona, e spesso l'individuo si sente afflitto dalla presenza della fobia.

Questo tipo di difficoltà è troppo spesso invalidante per chi ne soffre, se si pensa che la persona prova una paura marcata, persistente, e eccessiva quando è in presenza dello stimolo, ma anche solo quando si aspetta di affrontare, un oggetto o una situazione specifici. Ciò significa che chi ne soffre potrebbe sentirsi ansioso già solo al pensiero di affrontare la situazione o l’oggetto fobico.

I tipi di “fobia specifica” differiscono per oggetto della paura o dell’evitamento: il DSM IV distingue cinque categorie:

Tipo Animali in cui rientrano le fobie rivolte sia ad animali che insetti ed esordisce solitamente durante l’infanzia.

Tipo Ambiente Naturale, a cui fanno riferimento le fobie di elementi dell’ambiente naturale come ad esempio temporali, altezza, acqua con esordio generalmente nell'infanzia.

Tipo Sangue-Iniezioni-Ferite, in questo caso la paura è provocata dalla vista del sangue o di una ferita, o dal ricevere un'iniezione o altre procedure mediche invasive.

Tipo Situazionale che descrive le paure provocate da una situazioni specifiche, come trasporti pubblici, tunnel, ponti, ascensori, volare, guidare, o luoghi chiusi. Questo tipo di fobie ha l’esordio in due fasce d’età: uno nell'infanzia e un altro verso i 25 anni.

Altro Tipo se la fobia non rientra in nessuna dell categoria elencate, come ad esempio la paura o l'evitamento di situazioni che potrebbero portare a soffocare, vomitare o contrarre una malattia; la fobia dello "spazio" e il timore nei bambini dei rumori forti o dei personaggi in maschera.

Tra questi tipi di fobie, secondo recenti ricerche, quello più frequente sembra essere il Tipo Situazionale, a seguire Ambiente naturale; Sangue-Iniezioni-Ferite; e infine Animali.

Spesso capita che in una persona è presente più di un sottotipo di Fobia Specifica, o anche più fobie dello stesso sottotipo, per esempio un bambino potrebbe avere una fobia specifica di tipo Animali rivolta a cani e insetti.

Quando una persona che soffre di queste problematiche si avvicina allo stimolo fobico, sente immediatamente ansia e paura, a volte sentono anche la possibilità di perdere il controllo, di avere il panico e di svenire e questo può succedere anche al solo pensiero del confronto con lo stimolo fobico. Il contenimento di persone familiari che lo rassicurano spesso non basta, anzi a volte aumenta l’intensità dell’ansia o della paura. A seconda del livello di ansia, di paura e del tempo che si dedica al pensiero dello stimolo fobico ci sono differenti gravità di questo disturbo.

La persona che soffre di una fobia specifica, spesso limita le sue esperienze e vincola la propria vita quotidiana alla possibilità di non confrontarsi con quel tipo di stimolo. In questo circolo vizioso spesso rientrano anche i familiari, che in un modo o nell’altro cercano di farla stare meglio.

Per esempio nel caso di un bambino che ha una fobia del Tipo Animale, nello specifico la paura arriva confrontandosi con un cane, è possibile che se il fratellino vuole un cane i genitori non lo prendano per non far star male il bambino, o che lo prendano sperando di far passare la fobia al bambino, in ogni caso, tutta l’organizzazione metterebbe, comunque, al centro di quella scelta non più la possibilità o meno di prendere il cane o il desiderio del fratellino, ma solamente la fobia specifica del bambino.

Questo tipo di circolo spesso crea un equilibrio familiare, che ha come stabilizzatore un comportamento problematico, che rischia di diventare centrale nelle relazioni familiari anche allargate. È chiaro che relazioni che hanno come fulcro un comportamento problematico, rischiano di diventare anch’esse sofferenti e di portare altri disturbi all’interno della famiglia.

 

Ma cosa si può fare per superare questo tipo di problematiche e vivere meglio?

Molte fobie specifiche non causano problemi così invalidanti e per star meglio è consigliabile una serie di colloqui psicologici diretti a contenere l’ansia e a cercare la causa di quel tipo specifico di fobia, per promuovere il benessere di quella persona.

Quando, invece, le fobie diventano particolarmente invalidanti e compromettono la vita relazionale e sociale del soggetto e della sua famiglia o gli provocano un elevato livello di sofferenza, è necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

Le psicoterapie individuali che hanno migliori riscontri per questo tipo di disturbo sono le terapie cognitivo comportamentale, che lavorano per lo più a rompere il "circolo vizioso" dell’evitamento o dell’ansia, attraverso tecniche di riduzione dell’attivazione emotiva che consentano alla persona di affrontare le situazioni temute.

A questo tipo di terapia è utile affiancare una terapia familiare sistemico relazionale, che lavora in particolare sui meccanismi interni alla famiglia che permettono il mantenimento del sintomo, ovvero quei meccanismi che supportano il ripetersi nel tempo del comportamento problematico.

Data pubblicazione: 15 marzo 2012

Autore

valentina.valentini
Dr.ssa Valentina Valentini Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2005 presso Seconda Università di Napoli .
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Campania tesserino n° 0.

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