Protesi peniene: un trattamento per pochi?

e.conti
Dr. Enrico Conti Urologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Andrologo

E’ stimato che la disfunzione erettile riguarda circa 3 000 000 di uomini in Italia. Certamente molti di questi non sono alla ricerca di alcun tipo di trattamento per questo problema, ciononostante a fronte di milioni di compresse tra Cialis, Levitra e Viagra, gli interventi chirurgici di impianto protesico sono solo 600-700 all’anno. Perché?

L’impianto protesico è la terapia standard della Disfunzione Erettile cosiddetta END-Stage (cioé che non risponde ormai ad alcun farmaco, sia esso orale o iniettivo): negli ultimi anni il numero di uomini in età “sessualmente attiva”, ma con Disfunzione Erettile grave, è aumentato notevolmente, soprattutto a causa della diffusione della chirurgia del tumore di prostata (prostatectomia radicale), a partire dal 1990.

Questi uomini si vanno ad aggiungere alla coorte di quelli che soffrono dello stesso problema per altre cause (Induratio Penis Plastica, diabete, malattie vascolari), eppure la chirurgia della Didfunzione Erettile resta appannaggio di pochi.

Le ragioni di questo fenomeno sono complesse: intanto la Chirurgia protesica non è diffusa in maniera capillare e viene praticata in considerevoli numeri solo in pochi centri.

Gli ospedali pubblici (o privati convenzionati) che forniscono questo tipo di servizio sono circa un quarto del totale e quasi tutti nelle regioni del centro-nord, poichè il costo delle protesi scoraggia le amministrazioni (ed i chirurghi...).

Oltre agli aspetti tecnici ve ne sono altri, legati alla accettazione del trattamento chirurgico da parte dei pazienti: intanto il candidato all’impianto protesico sà che la sua sessualità perderà un importante componente di “spontaneità”, anche se è pur sempre meglio questo che niente. I chirurghi sono inoltre spesso poco convincenti nel propugnare questa terapia, poichè tendono a sottovalutare la paura del paziente di fare un salto nel territorio buio e inesplorato di un sesso “artificioso”.

Nei centri con maggiore esperienza, si cerca di superare questo problema offrendo un articolato supporto di tipo psico-sessuologico e facendo incontrare il potenziale candidato all’impianto di protesi con qualcuno che è già stato operato e che può trasmettere il proprio vissuto di paziente senza filtri: questa procedura permette di umanizzare e rendere immediatamente percepibile una esperienza che altrimenti resta nella maggior parte dei casi... temibile.

 



Data pubblicazione: 13 marzo 2011

Autore

e.conti
Dr. Enrico Conti Urologo, Endocrinologo, Chirurgo generale, Andrologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1985 presso Roma - La Sapienza.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Cuneo tesserino n° 3669.

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2 commenti

#1
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Enrico,
le tue osservazioni su questa strategia terapeutica chirurgica sono corrette e condivisibili, soprattutto i fattori economici, gli aspetti psicologici da te accennati come anche la non capacità, da parte di molti colleghi, a proporre in modo chiaro, convincente e preciso questa possibile soluzione ad un problema sessuale non infrequente e che in alcuni casi è l'unica capace di essere oggi risolutiva.

#2
Dr. Enrico Conti
Dr. Enrico Conti

Grazie per il Tuo comento: speriamo che l'attuale congiuntura economica non peggiori le già poco rosee prospettive!

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