Aspirina: migliore prognosi del cancro del colon nell’anziano
L’incidenza del cancro del colon è purtroppo in aumento nei paesi occidentali e circa il 50% viene diagnosticato dopo il 70 anni.
Circa il 50% dei pazienti trattati, considerando tutti gli stadi di malattia, ha una recidiva del tumore e muore per la diffusione metastatica del tumore.
E’ quindi comprensibile come da sempre l’ attenzione sia rivolta non solo alla cura del tumore ma alla riduzione della ricomparsa dello stesso.
Le armi più efficaci a disposizione sono una tecnica chirurgica adeguata, radioterapia e chemioterapia con evidenza nota e confermata.
Nel paziente anziano tuttavia queste evidenza sono più deboli o mancano del tutto e le indicazioni alla terapia cosiddetta adiuvante sono meno codificate.
Da tempo è nota l’efficacia dell’ acido acetilsalicilico o aspirina nella prevenzione primaria di alcuni cancri, verosimilmente per la capacità di inibire un enzima noto come cox-2 che è attivo nella maggior parte dei tumori colorettali soprattutto in stadio avanzato e ha un ruolo importante nella carcinogenesi, e diffusione metastatica.
Un recente studio ha dimostrato che l’ assunzione di aspirina in pazienti trattati per carcinoma del colon retto in stadio I II o III è associata con una riduzione della mortalità in generale e specifica per il tumore, soprattutto nei tumori dove il Cox-2 è molto attivo.
Lo studio attuale olandese ha voluto invece studiare l’ effetto dell’aspirina specificamente nei pazienti anziani dopo diagnosi di tumore del colonretto.
Sono stati analizzati 536 pazienti ultrasettantenni ai quali era stato diagnosticato il cancro tra il 1998 ed il 2007 in Olanda. 107 pazienti, ovvero il 20% hanno assunto quotidianamente 80 mg di aspirina dopo la diagnosi mentre a 429 ovvero nell’ 80% non è stata somministrata.
I gruppi erano omogenei per caratteristiche dei pazienti, dei tumori ed eventuali patologie associate.
Al controllo in questi pazienti compreso tra 5 e12 anni dalla diagnosi, è emersa una sopravvivenza statisticamente significativa maggiore nel gruppo al quale è stata somministrata l’aspirina. Questo dato è stato confermato analizzando anche i gruppi di pazienti con patologie associate o in diversi stadi di malattia confermando la forte associazione.
Lo studio ha dei limiti metodologici in quanto retrospettico e non randomizzato tuttavia conferma dei dati precedentemente pubblicati e appare coerente con i dati già noti.
Un lavoro prospettico per confermare ulteriormente tali dati è già in corso in Asia e due sono programmati in Europa.