L'artrosi del ginocchio e dell'anca
L’artrosi è una patologia degenerativa che colpisce la cartilagine che riveste le nostre ossa, in particolare le superfici articolari. È da considerarsi come un invecchiamento precoce del tessuto osseo, che diventa patologico quando causa deformità e dolore. Le sedi più frequenti sono le ginocchia e le anche, per ovvie ragioni gravitazionali. Le persone sovrappeso e con stile di vita sedentario sono le più esposte. Mi dispiace per le lettrici femminili ma il sesso forte è per ragioni ormonali anche il più esposto. Esistono inoltre altri fattori di rischio, come gli esiti traumatici ed infettivi, la radioterapia e patologie congenite dell’apparato scheletrico.
- Qual è il primo approccio alla patologia?
Il primo approccio non deve mai essere aggressivo, anche perché non sempre troviamo una corrispondenza tra i sintomi riferiti dal paziente ed il quadro radiografico. Il trattamento dipende sempre dall’entità dei sintomi e dal grado radiografico di artrosi, dalle limitazioni riferite dal paziente ed anche dalle sue aspettative e stile di vita, attività lavorativa, hobby ecc.
- Le infiltrazioni articolari possono aiutare il paziente?
Le infiltrazioni articolari, con cortisone o acido jaluronico, possono sicuramente essere utili, soprattutto nelle fasi iniziali della patologia o in quei pazienti con malattia avanzata ma che non vogliono sottoporsi ad intervento chirurgico. Certo non possono garantire i risultati di un intervento, ma possono comunque alleviare il dolore e migliorare la performance del paziente. Hanno una grande utilità ed efficacia soprattutto nel ginocchio, meno nell’anca.
- Chi sono i pazienti candidati alla chirurgia?
La scelta del paziente candidato alla chirurgia è sicuramente il compito più difficile. La decisione deriva da una attenta valutazione clinica e radiografica, deve essere condivisa da medico e paziente e deve cercare di soddisfarne le aspettative, migliorandone il dolore e la qualità della vita.
- Che cosa si intende per protesi mini-invasiva del ginocchio?
In realtà più che di protesi è più giusto parlare di chirurgia mini-invasiva, che deve essere intesa come una filosofia, una attitudine chirurgica volta al risparmio dei tessuti nobili del nostro organismo, cercando di sacrificarli al minimo, utilizzando delle vie di accesso specifiche e delle protesi mini-invasive. Ad esempio, nel caso del ginocchio si possono utilizzare le protesi monocompartimentali, che sostituiscono il solo compartimento danneggiato, considerando che ce ne sono ben tre e che spesso vengono utilizzate protesi totali anche quando solo uno di questi risulta compromesso. In casi selezionati l’intervento può anche essere eseguito in contemporanea ad entrambe le ginocchia.
- Quali sono i vantaggi della protesi monocompartimentale rispetto alla protesi totale?
Sicuramente riduzione dei tempi chirurgici e delle perdite ematiche, con una probabilità di ricevere trasfusioni di sangue pari allo zero %, recupero funzionale più rapido con possibilità di riprendere la propria autonomia in circa 20 giorni. Ai miei pazienti faccio sempre l’esempio del gommista: perché devo cambiare 4 gomme se solo 2 sono consumate?
- La mini-invasività può essere applicata anche alla protesi dell’anca?
Sicuramente si. La stessa filosofia la ritroviamo nell’anca, dove attraverso la via posterolaterale mini-invasiva sacrifichiamo al minimo i muscoli glutei, che vengono poi reinseriti alla loro sede di origine. Qui non esistono protesi monocompartimentali ma si usano protesi d’anca con steli corti ed a conservazione del collo femorale. Anche qui, in casi selezionati, l’intervento può essere eseguito in contemporanea.