Amfetamine, MDMA e nuove droghe eccitanti: disturbi psichiatrici persistenti
Le amfetamine sono una droga diffusa in diversi paesi, non sempre con le stesse modalità d’uso. In alcuni paesi le amfetamine sono una delle principali droghe di abuso per via endovenosa o inalatoria, mentre in altri l’uso è per bocca e riservato ad ambienti festaioli. La MDMA o ecstasy è conosciuta come protagonista di una "moda" degli anni ’90, ma non si tratta di una sostanza nuova (fu sintetizzata nei primi anni del 1900) né è nuova come droga (era già popolare negli anni ’70), mentre nuovo è il contesto.
L’uso produce sostanzialmente uno stato di aumentata energia, ridotto bisogno di riposo e sonno, euforia e sensazione di vicinanza emotiva agli altri, spavalderia, impulsività.
L’ecstasy è una sostanza con un potere neurotossico. Nella formulazione per bocca non tende a indurre facilmente una dipendenza, ed è invece responsabile di danni funzionali e strutturali al sistema nervoso. Le persone che la utilizzano la considerano una sostanza che si può gestire senza perdere il controllo, ma non considerano adeguatamente il rischio di danno da semplice uso, rischio che è maggiore quando l’uso è ripetuto a breve distanza o in dosi consecutive. L’effetto di dosi ripetute è cumulativo, inizialmente può essere reversibile, tuttavia anche se i sintomi del "down" scompaiono, il ripetersi del consumo può gradualmente esaurire la capacità del cervello di riequilibrarsi, oppure promuovere dei cambiamenti della funzione cerebrale che poi si mantengono anche dopo aver cessato l’uso da mesi.
Gli effetti a lungo termine, cioè in persone che non fanno attualmente più uso, sono depressione, insonnia, depersonalizzazione e flashbacks. Tra gli effetti frequenti a lungo termine sono riportati anche sintomi come dolore alla schiena, rigidità al collo, rigidità articolare con impaccio nei movimenti, mal di testa ricorrenti, crampi addominali.
Il fenomeno del flashback è un esempio di come la conseguenza dell’uso non è solo un possibile danno di segno opposto agli effetti immediati della sostanza (depressione opposta all’euforia, ansia opposta alla disinibizione, depersonalizzazione opposta alla sensazione di grande e facile coinvolgimento). Alcuni fenomeni vedono il cervello riprodurre alcuni effetti come se avesse "imparato" un’attività modellata su quella dell’ecstasy.
Più rare sono le psicosi. Sono comunque riportati casi di psicosi a lungo termine in persone senza familiarità per psicosi.
Rispetto al modello classico di psicosi, le psicosi da MDMA possono avere connotati leggermente diversi, iniziando come disturbi con sintomi somatici e un cambiamento del carattere verso un umore più cupo, svogliato, con una sensazione persistente di essere "cambiati", non più come prima, estranei alla propria vita, ai propri interessi, preoccupati di non star bene. A questo può aggiungersi in seguito in una parte delle persone una componente psicotica vera e propria, con deliri di riferimento (che gli altri facciano riferimento a noi, in genere in senso negativo), di persecuzione, di cambiamento corporeo (aver perso funzioni, sentirsi parti del corpo rigide, gonfie, immobili o spostate, storte etc). A differenza delle psicosi classiche, questi deliri possono svilupparsi senza alterazioni dell’umore evidenti, o con alterazioni minori, senza agitazione.
Complessivamente, si possono distinguere fenomeni corrispondenti ad una sorta di "down" prolungato, e sintomi corrispondenti invece ad una intossicazione prolungata (psicotici), forse però uniti da un meccanismo comune.
Il trattamento di questi quadri fa riferimento sia al tipo di sintomi presentati, sia al meccanismo d’azione che media la tossicità dell’MDMA.
Creighton et al., 1991, Br J Psychiatry
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Cohen, 1995 - Prog Neuro-Psychopharmacol Biol Psychiatry