Una fiaba per le ossessioni da Nuovo Cinema Paradiso
"Nuovo cinema paradiso" è un film diretto da Tornatore, e contiene una curiosa storiella presentata come "senza senso", che rimane un enigma nella mente del protagonista, finché troverà da solo una spiegazione. Il protagonista è un ragazzo che è innamorato di una coetanea di livello sociale più alto. Orfano di padre, il ragazzo si affeziona ad un signore che fa di mestiere il proiezionista del cinema di paese, che gli insegna il mestiere e gli racconterà questa storiella per suggerirgli il da farsi con la sua questione d'amore.
C'era una volta una principessa che era corteggiata da un giovane soldato del suo esercito. Per metterlo alla prova, senza promettergli niente gli disse che avrebbe dovuto dimostrarle quanto l'amava aspettandola per cento giorni e cento notti sotto la sua finestra. Lei lo avrebbe controllato ma soltanto allo scadere dell'ultimo giorno gli avrebbe detto se accettava di sposarlo o no. Il soldato aspetta giorno e notte sotto la finestra illuminata, la principessa si affaccia, controlla e senza dar nessun segnale ritorna dentro. Il soldato attende sotto la pioggia, la neve e il freddo dell'inverno. All'alba dell'ultimo giorno, quando ormai si faceva primavera, il soldato improvvisamente prende le sue cose, si alza e se ne va.
Il senso della storia è che, quando si attende una risposta che non arriva, forse è meglio azzerare tutto e andare a cercare risposte altrove, nel senso di andarle a cercare ad altre domande. Una dmoanda che richiede cento giorni per avere una risosta è soltanto una domanda che diviene troppo importante, pesante. Il soldato alla fine - quesa la soluzione dell'enigma - aveva pensato che se la principessa gli avesse detto di sì sarebbe stato l'uomo più felice della terra, ma se gli avesse detto di no avrebbe sofferto in maniera atroce dopo tutta quella attesa. Poiché nell'attesa questo dubbio era cresciuto a dismisura, alla fine decise di non voler sapere la risposta. Quindi attese per nulla. L'ossessione di costringe a perder tempo intorno ad una domanda, ma poi ti ricatta con il terrore di una risposta che ti farebbe rimanere male, ancora peggio di come credevi. Meglio allora mollare l'ossessione e cercare un'altra via. In fondo, le risposte alle cose importanti non possono venir fuori da un ragionamento infinito di cento giorni, anzi, alla fine ciò che arriva dopo cento giorni di attesa non ripaga dello sforzo, ma diviene il minimo dovuto.
Il ragazzo finirà per lasciar perdere la sua storia adolescenziale, e lascerà il paese per cercare fortuna, che troverà diventando un famoso regista. Dopo anni e anni tornerà al suo paese e rivisiterà il suo passato. Nel lasciare il paese il vecchio amico gli dice più o meno quello che già gli aveva detto con la storiella, e cioè di andar via e non tornare più, di non chiamare e di non chiedere neanche come stava lui. Di lasciarli perdere tutti e di pensare al suo futuro. Soltanto dopo sarebbe valsa la pena di tornare alle sue radici, di riprendere i discorsi interrotti, che invece in quel momento andavano lasciati perdere, lasciati senza risposta. La vita avrebbe dato le risposte, ma attraverso l'esperienza, e non attraverso domande infinite e irrisolvibili.