Ossessioni e Morale: problema o soluzione?

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Sul fondo del nostro cervello, fondo proprio in senso anatomico, la parte che si chiama "nuclei della base", si svolge un'attività di controllo e risistemazione continua, simile a quello che in un computer è il lavoro "in background" dei processi automatici. Il cervello ciclicamente rivede le sue informazioni, o semplicemente per richiamare i suoi punti di partenza naturali, o per fissare ciò che sta imparando e ripartire dall'ultimo passo fatto, o per rivedere e cancellare alcune istruzioni o informazioni che sono state contraddette o devono essere aggiornate.

Una parte di questi pensieri sono irrisolti, e riguardano elementi che ci potrebbero paralizzare o tormentare se fossero pensieri costanti e dominanti, come ad esempio le domande aperte su "cosa c'è dopo la morte", "che senso ha la vita", "potrei morire da un momento all'altro", o semplicemente "è giusto quello che ho fatto", "qual'è la scelta migliore" e così via. Domande come queste sono automaticamente spente, e rimangono appunto sul fondale.

Quando invece risalgono e girano nel cervello cosciente diventano ossessioni, che temporaneamente possono essere elaborate come linee di pensiero, o addirittura teorie filosofiche, ma che sostanzialmente non approdano ad alcuna risposta, così come era nelle premesse di una domanda intuitivamente senza risposta. Le ossessioni quindi non sono pensieri che devono essere chiusi con una risposta, ma pensieri che devono essere oscurati con una non-domanda. La loro natura è questa, e quindi il meccanismo di controllo che le tiene oscurate o le chiude senza averle risolte è quello che va potenziato con le terapie. Quando questo non accade i pensieri ossessivi crescono e diventano un nuovo presupposto del ragionamento e del comportamento, che anziché permettere di procedere oltre costringe a star fermi senza muoversi o a retrocedere rinunciando alle proprie iniziative, in maniera da eliminare l'ossessione stessa.

Se l'adattamento normale sarebbe quello di procedere con un dubbio irrisolto ma oscurato momentaneamente, l'adattamento ossessivo è quello di aspettare la risposta e nel frattempo evitare l'ansia di non averla. Questo significa non vivere per non doversi angosciare, e genera infelicità.

Le risposte attraverso cui questo meccanismo è risolto o prevenuto corrispondono spesso agli schemi culturali dominanti, che nascono e si diffondono proprio per la loro capacità di controllare l'angoscia del dubbio e dell'insicurezza umana con risposte tanto assurde di per sé o relative quanto "funzionali" al contenimento dell'ansia. Una risposta all'ossessione non esiste, ma se una persona "crede" in maniera dogmatica che quella risposta sia giusta, ecco che la sua ossessione è risolta. Un dubbio morale, un dubbio su cosa sia bene o male fare, su cosa porti o meno fortuna, su cosa convenga o meno scegliere per attirare su di sé un destino migliore, per vedere dopo la morte un senso anziché la fine, sono tutti buoni motivi per aggrapparsi ad una risposta, una regola, un dogma, una fede.

Quando si aderisce ad un sistema di valori o di regole, la regola non serve fondamentalmente per essere rispettata, ma per controllare l'ansia dell'indefinito attraverso la fede. Chi aderisce ad un modello morale non necessariamente ne rispetta le regole, ma le riconsoce come regole valide. Alcuni sistemi morali molto diffusi ad esempio prevedono sia il riconoscimento di un bene e un male, sia un sistema di ravvedimento e come "normalità" di un continuo trasgredire per poi risistemare la tragressione con il successivo pentimento. Il valore di molti modelli morali con cui le persone superano momenti di crisi, ritrovano un senso alla vita, o semplicemente eliminano una situazione di angoscia, è quello di fissare una risposta sfuggendo ai principi della logica. Una rispota logica ad una ossessione infatti non funziona, è temporanea, ma tende ad aggravare l'ossessione stessa. Per questo le risposte "religiose" alle ossessioni sono più efficaci di quelle logiche. I sistemi di ragionamento sul senso della vita infatti producono in alternativa o riflessioni insoddisfacenti in termini intellettuali che indicano un senso gratificante (essere amati, essere stati creati, avere un destino, un fine, etc), oppure linee filosofiche che approdano al nichilismo morale, corrette sul piano logico ma insoddisfacente in termini di gratificazione, perché spingono ad una visione desolante del mondo.

I sistemi più terapeutici rispetto ad ossessioni sono alla fine quelli paradossali, quelli cioè in cui le regole comportamentali sono in realtà non-regole, e il distacco dalla domanda è il fine ultimo dell'esercizio spirituale. In questo modo si ottiene un effetto di non-risposta all'ossessione ma nel contempo lo si fa attraverso una soddisfazione spirituale che rappresenta una sorta di risposta "sospesa". In altre parole ci si esercita a scacciare la domanda, o a farsi carico della risposta, senza possibilità di appoggiarsi a elementi esterni, con il risultato che ogni risposta è sostanzialmente soddisfacente, ma non necessaria. Quindi, conviene fare a meno della domanda.

La chiave del successo delle religioni o delle morali in generale sull'ansia del giusto e dello sbagliato non è tanto il fatto di dare una risposta all'ossessione in sé, quanto di saturare ossessioni diverse mediante rituali già predisposti, in maniera che il cervello sia saturo di ossessioni. In altre parole, una preghiera (che contiene e ripete regole e concetti morali) può far cessare un'ossessione che niente ha a che vedere con il contenuto della preghiera. Un dogma o comandamento ha una funzione antiossessiva non perché ad esempio dice "uccidere è sbagliato" ad una persona che è ossessionata da questo dubbio, ma perché satura il meccanismo rituale (anche solo come creazione di categorie mentali) del cervello ossessionato da questo o altri dubbi.

Lo stesso culto della morte, presente in tutti i sistemi religiosi, ha la funzione fondamentale di oscurare la presenza della morte come idea nella vita quotidiana. Anziché evitare il contatto con la morte, le religioni lo incorporano come elemento fondamentale, in maniera che sia ancor più chiaro di quanto non lo suggerisca il pensiero spontaneo della persona. In questo modo il cervello sviluppa automaticamente una forma di oscuramento della realtà della morte, il che consente di vivere spensieratamente.

Ovviamente, se c'è una predisposizione naturale all'ossessività, qualunque sistema, anche uno non logico come quello religioso, nel tempo tenderà a non bastare più, e quindi la persona rischierà di irrigidirsi su un sistema di regole che poi ad un certo punto non gli consente più comunque la tranquillità, in quel caso schiacciato tra l'ossessione e il "rituale" di rassicurazione ormai inefficace ma a cui è legato.

Data pubblicazione: 14 giugno 2012 Ultimo aggiornamento: 19 giugno 2012

35 commenti

#1
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Utente 171XXX

Che le religioni aiutino l'uomo a superare le sue paure è innegabile, tuttavia è una posizione ideologica anche questa direi, la posizione di chi, non credendo, pensa che la morale e le religioni siano un' "invenzione" dell'uomo.

#2
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Dr. Matteo Pacini

Più che posizione ideologica questo è il fenomeno, sono gli uomini a comunicare i contenuti delle proprie credenze. In questo non si distingue tra il credere nel trascendente o credere nella forza di valori umani come "la giustizia" o cose simili. Le dimensioni di fede non sono definite da un oggetto, ma da un principio di conoscenza fideistica, che è diversa dalla conoscenza empirica. Quindi ciò che è comunicabile in ogni caso resta su un piano della comunicazione umana. Non c'è modo di dimostrare che ciò in cui si crede sia qualcosa, è un atto di conoscenza fideistica, non si svolge su un piano di dimostrazione.

#3
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Ex utente

è interessante come vengono descritti tutti i meccanismi delle ossessioni.
L'altro giorno ho visto un film come tanti LUPO MANNARO AMERICANO A LONDRA.
Non feci caso a nessun significato ossessivo in particolare fino a quando il ragazzo che si trasformava in lupo entrò nel cinema dopo aver fatto diverse morti in città e inizio a dialogare con le persone che aveva fatto fuori sbranandole.
Lui cosciente del problema della sua trasformazione richiamo nella sua testa le vittime ed ognuna di queste gli diceva come si sarebbe dovuto uccidere ma in realtà era lui che lo pensava.
Ad un tratto il ragazzo lupo risponde ai fantasmi dicendo:"NON è POSSIBILE CHE VOI MI PARLIATE PERCHè SIETE MORTI"e questi a loro volta risposero:"NO, NOI SIAMO NON MORTI".
Praticamente quà l'ossessione è legata al senso di colpa per le vittime ed è un'arma adoppio taglio perchè chi ha un pensiero lupo mannaro=ossessione ha il senso di colpa verso una morale ma non solo la morale sociale ma anche la propria quindi il giudizio verso se stesso.
Molto spesso succede così anche nelle ossessioni, cioè chi soffre di questi pensieri che siano veri o meno ne fa un problema proprio morale ed anche sociale.

#4
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Utente 293XXX

Gent.mo dr. Pacini,
il fideismo non ha nulla a che vedere con la religione. In riferimento a quella cattolica, il suo caposaldo è proprio la copresenza di fede (che non significa fideismo) e ragione. Una non esclude l'altra, anzi la ragione è strumento per conoscere Dio. Dunque il principio della fede non è l'assenza di un oggetto, come lei dice, ma presuppone necessariamente un oggetto che è Dio, del quale il vero fedele ha fatto esperienza concreta sia in maniera sensibile che attraverso la ragione. Il fatto che questa esperienza non possa essere dimostrata ad un altro soggetto, ma solo descritta, non nega certo l'esistenza dell'oggetto di fede. Quanto alla morte, i riti e le convinzioni ad essa legate ( sempre in riferimento al cristianesimo) non hanno nulla a che vedere con lo scopo di essorcizzare l'evento e di renderlo accettabile come da lei spiegato. Cio che si crede sulla morte, sull'Aldilà, le preghiere di intercessione etc...derivano dalla dottrina insegnata da Cristo, poi confermata attraverso l'ampia letteratura mistica derivante dalle esperienze di santi, alcune delle quali sono state accompanate da segni e manifestazioni concrete ( che la invito a leggere, anche solo a scopo informativo). Tanto per fare un esempio, l'assenza del corpo di Cristo nel sepolcro dopo la morte e le sue successive apparizioni pubbliche ai cristiani sono fatti storicamente documentati. Che poi non ci si voglia credere è un'altra questione... come siamo liberi di mettere in dubbio qualsiasi altro fatto storico. Cordiali saluti.

#5
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Dr. Matteo Pacini

Gent.mo,

l'intervento non aveva a che fare con le posizioni rispetto alla fede ma con il ruolo psicoterapico delle pratiche religiose.
Per quanto riguarda la fede, essa non ha bisogno di prove scientifiche né di documenti storici. Chi crede non è interessato a sapere se Cristo è storicamente esistito. I documenti storici non documentano mai i dogmi della fede, soltanto elementi a cui si può riferire quel che è riportato nelle scritture, ma questo non aggiunge né cambia niente dell'aspetto religioso. In altre parole non esistono prove, ma dal punto di vista di crede questo non ha importanza, infatti mi sembra un falso problema quello di cercare le prove scientifiche dell'esistenza di Dio o di Cristo. Nessuno ne ha comunque mai portate. Rimangono due forme di conoscenza diverse che non richiedono l'una l'altra. Ognuno si sceglie quella che ritiene più utile a sé.

#6
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Utente 171XXX

Attenzione, prove scientifiche dell'esistenza di Dio non ne esistono, anche se vale anche vale anche il contrario (nessuno è mai riuscito a dimostrare che Dio non esiste). Prove scinetifichè sull'esistenza di Gesù Cristo ne esistono eccome, ne parla ampiamente Flavio Giuseppe ed altri. Altrimenti siamo costretti a negare l'esistenza di Giulio Cesare o Carlomagno. Diverso è il discorso sulla divinità di Cristo, li si è una questione di fede

#7
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Dr. Matteo Pacini

Ma le prove dell'esistenza di Gesù come personaggio storico non cambiano in alcun modo ciò che si può credere o non credere.

Che Dio esista non è mai stato provato anche perché è improvabile. L'oggetto non è definito. Idem per il fatto che non sia stato mai provato che non esiste. Il sospetto che esista sul piano scientifico non si pone. Ripeto, sono due forme di pensiero che procedono in maniera diversa. C'è anche chi crede nella scienza, non è uno scienziato migliore, anzi spesso si pone da solo dei limiti.

#8
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Utente 293XXX

Gent.mo dr. Pacini,
è chiaro che il suo articolo avesse come oggetto la questione psicoterapica delle ossessioni e non la religione. Tuttavia lei argomenta sul ruolo della religione attraverso una visione che può sembrare universalmente valida per tutti i tipi di credo da parte di un agnostico o se riferita ad un credente-credulone, fideista, ma che di fatto non rispecchia il vissuto del vero cristiano. 'Quando si aderisce ad un sistema di valori o di regole, la regola non serve fondamentalmente per essere rispettata, ma per controllare l'ansia dell'indefinito attraverso la fede' o le teorie sulla morte funzionali ad esorcizzarla, non corrispondono al cristianesimo. Cioè, la religione sicuramente potrebbe essere vissuta in quest'ottica, ma non è il motivo per cui il cristianesimo nasce e non è il modo di viverla del cristiano. Le prove dell'esistenza di Cristo come personaggio storico sono FONDAMENTALI per la fede, imprenscindibili, non troverà un vero credente che ne possa fare a meno. Che poi l'esistenza della divinità di Cristo non possa essere scientificamente dimostrata siamo d'accordo ( qui si potrebbe aprire un capitolo sulla natura divina dei miracoli, ma non è la sede).La fede non è l'adesione ad una favola finalizzata a sedare le ansie che scaturiscono dalle domande irrisolte ma nasce da un evento storico,dalla conoscenza dei testi scritti che ne parlano, e da un incontro con Cristo nel proprio intimo, incontro che ha tutte le caratteristiche di quello amoroso, e che trasforma la propria vita. Per il resto, nulla da eccepire sulla descrizione del meccanismo ossessivo e del suo spegnimento. Un altro aspetto interessante, visto che si parla di religione, sarebbe quello dellla cooperazione psichiatra- esorcista; ho letto parecchie documentazioni di questo tipo che hanno coinvolto psichiatri non credenti, i cui pazienti affetti da anni da disturbi senza risposta alla terapia, sono guariti dopo esorcismi. Interessanti i fenomeni ( rari) dell'espressione del paziente in lingue esistenti ma a lui sconosciute o dell'espulsione orale di oggetti durante le preghiere prima della guarigione. Chiudo commentando la sua affermazione: "Rimangono due forme di conoscenza diverse che non richiedono l'una l'altra. Ognuno si sceglie quella che ritiene più utile a sé." La fede non si sceglie in maniera funzionale, come se fosse un lavoro o uno stile di moda da seguire. E' una risposta a quell'infinito che bussa alla porta di tutti i cuori, anche di quelli che scelgono l'altra via.. Quanto all'utilità, costa lacrime e sangue in realtà e, quanto alla morte, in virtù del giudizio e delle sue conseguenze, non solo non la esorcizza necessariamente, ma spesso porta a sofferenza per il destino di tante anime che non si salvano. Mi congratulo per la sua professionalità e per il servizio che svolge in questo sito. Le auguro la fede. Cordiali saluti.

#9
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Utente 171XXX

approfitto della preparazione dell utente 293071 per una considerazione: prala di sofferenza per tante anime che non si salvano: ecco, a me da credente e da buon ossessivo questo interrogativo mi ha sempre un po tormentato: il mio prof di religione, citando un teologo di cui non ricordo il nome (mi aiuti Lei), affermava che il cristiano deve sperare che l'inferno sia vuoto : come si concilia l'idea di una punizione infinita, con la finitezza della nostra vita, e con l'idea di un dio misericordioso?

#10
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Utente 293XXX

Gent.mo, rispondo volentieri alla sua domanda, ma prima vorrei scusarmi con il dr.Pacini nel caso in cui significasse abusare di questo spazio.
Il teologo in questione è Von Balthasar. Sperare che l'inferno sia vuoto non significa sostenere che lo sia; quell'affermazione destò molto scalpore e polemiche tanto che l'autore dovette più volte ribadire come fosse stata totalmente fraintesa e decontestualizzata, affermando che non voleva dire che l'infermo fosse vuoto. Può leggere qui come andarono i fatti: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/200421
La presenza di molte anime all'inferno è ampiamente documentata dalla letteratura mistica. Sono molti i santi ai quali il Signore ha mostrato l'inferno o portato in quel luogo, indicando la natura del tormento delle anime ( la lontananza da Dio dopo la sua visione) e i peccati per i quali si trovavano lì (quello della carne è stato sempre riferito come quello che conduce più anime all'inferno). Può leggere questi trattati anche on line e riguardano santi come S.Teresa D'Avila, S.Brigida, S.CAterina da Siena, S.Veronica Giuliani, SAlfonso Maria de Liguori, S.Giovanni Bosco, S.Faustina Kowalsa...etc, nonchè laici come i pastorelli di Fatima e attualmente i veggenti di Medugorje ( quest'ultimi ancora in fase di approvazione).
Ancor più ampia è la letteratura che riferisce di episodi ( riconosciuti dalla Chiesa cattolica)nei quali anime dannate hanno fatto visita a santi o laici (attenzione, non con l'invocazione, pratica proibita). Una raccolta on line è quella del libro'venuti dall'aldilà. Del resto un inferno vuoto si scontra con quanto scritto nel Vangelo: che senso avrebbe avuto per Cristo dire di dare da mangiar all'affamato, di coprire il nudo, di credere in lui...se poi alla fine il destino è lo stesso per tutti?
Ora, mi chiedi se il giudizio non si scontra con la misericordia di Dio. Nient'affatto. Certamente Dio nel momento successivo alla morte compie un giudizio, ma fino all'ultimo istante prima della morte aspetta il nostro pentimento per morire in Grazia. In questo caso il giudizio non potrà che essere un abbraccio d'amore.
Dio non condanna nessuno. E' la persona che volontariamente sceglie in vita di rifiutare Dio e di separarsi da lui. Dio non obbliga al suo amore. Ciò che porta all'inferno non è certo il peccato (la misericordia di Dio copre in un attimo anche il più terribile), ma l'impenitenza finale. Si danna chi fino alla fine rifuta di pentirsi. Per questo è importante la Confessione sincera, frequente,, vissuta serenamente e senza vergognarsi o nascondere peccati. Dio può concedere la possibilità di pentirsi all'ultimo anche a chi non ha la possibilità di avere un confessore vicino,ma ora non vorrei dilungarmi ed entrare in un territorio che spetta ai Sacerdoti.
Come più volte è stato rivelato: Chi si danna sa di dannarsi, cioè sa che sta rifiutando Dio deliberatamente. Per ulteriori chiarimenti le consiglio questo sito nel quale un esimio teologo domenicano risonde a domande di fede ,tra le quali quelle come la sua, peraltro pubbliche: http://www.amicidomenicani.it/sacerdote.php
Quanto all'aspetto ossessivo: un soggetto ossessivo potrebbe entrare nel vortice di ossessioni religiose. Rimuginazioni continue sull'aver confessato bene un peccato, confessioni continue fatte solo per scrupolo, terrore continuo di dannarsi nonostante la propria condotta integerrima, preghiere per annullare ansie o dubbi, compulsioni di vario tipo per annullare pensieri involontari come bestemmie o blasfemie.Si arriva a vedere Dio come un giudice in attesa di coglierci in fallo, quale non è. Questa è patologia e prima sono intervenuta proprio per distinguere questa condotta da quella di chi si confessa e prega non per un fine utilitaristico ma solo per ralizzare un incontro d'amore con lo sposo che è Cristo. Qualora queste ossessioni si verificassero, è inutille alimentarle con condotte religiose compulsive che non fanno che portare allo sfinimento se non alla disperazione. Dio non vuole questo. Come dice il dr. Pacini è necessario spegnerle alla radice, non dare risposte. Esulando dalla questione psicoterapica che non mi compete, mi permetto di consigliare di attuare una condotta contraria. Ossia coltivare la conoscenza dell'amore di Dio: contemplare la natura, il sorriso di un bambino, il grazie di una vecchietta a cui abbiamo fatto un piacere, pregare con parole di amore verso di Lui per incontrarlo nell'animo...lì c'è Dio quale egli è. Questa è la vera fede: confessione, preghiera, Eucarestia, sono incontri d'amore. Una lettura che consiglio per conoscere l'amore di Dio e' il diario di Santa Faustina Kowaslka: la misericordia di Dio nella mia anima.
Un caro saluto e mille scuse per essere stata prolissa.

#11
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Utente 293XXX

Gent.mo, rispondo volentieri alla sua domanda, ma prima vorrei scusarmi con il dr.Pacini nel caso in cui significasse abusare di questo spazio.
Il teologo in questione è Von Balthasar. Sperare che l'inferno sia vuoto non significa sostenere che lo sia; quell'affermazione destò molto scalpore e polemiche tanto che l'autore dovette più volte ribadire come fosse stata totalmente fraintesa e decontestualizzata, affermando che non voleva dire che l'infermo fosse vuoto. Può leggere qui come andarono i fatti: http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/200421
La presenza di molte anime all'inferno è ampiamente documentata dalla letteratura mistica. Sono molti i santi ai quali il Signore ha mostrato l'inferno o portato in quel luogo, indicando la natura del tormento delle anime ( la lontananza da Dio dopo la sua visione) e i peccati per i quali si trovavano lì (quello della carne è stato sempre riferito come quello che conduce più anime all'inferno). Può leggere questi trattati anche on line e riguardano santi come S.Teresa D'Avila, S.Brigida, S.CAterina da Siena, S.Veronica Giuliani, SAlfonso Maria de Liguori, S.Giovanni Bosco, S.Faustina Kowalsa...etc, nonchè laici come i pastorelli di Fatima e attualmente i veggenti di Medugorje ( quest'ultimo ancora in fase di approvazione, vista la non avvenuta cessazione delle apparizioni).
Ancor più ampia è la letteratura che riferisce di episodi ( riconosciuti dalla Chiesa cattolica)nei quali anime dannate hanno fatto visita a santi o laici (attenzione, non con l'invocazione, pratica proibita). Una raccolta on line è quella del libro'venuti dall'aldilà'. Del resto un inferno vuoto si scontra con quanto scritto nel Vangelo: che senso avrebbe avuto per Cristo dire di dare da mangiar all'affamato, di coprire il nudo, di credere in lui...se poi alla fine il destino è lo stesso per tutti?
Ora, mi chiedi se il giudizio non si scontra con la misericordia di Dio. Nient'affatto. Certamente Dio nel momento successivo alla morte compie un giudizio, ma fino all'ultimo istante prima della morte aspetta il nostro pentimento per morire in Grazia. In questo caso il giudizio non potrà che essere un abbraccio d'amore.
Dio non condanna nessuno. E' la persona che volontariamente sceglie in vita di rifiutare Dio e di separarsi da lui. Dio non obbliga al suo amore. Ciò che porta all'inferno non è certo il peccato (la misericordia di Dio copre in un attimo anche il più terribile), ma l'impenitenza finale. Si danna chi fino alla fine rifuta di pentirsi. Per questo è importante la Confessione sincera, frequente,, vissuta serenamente e senza vergognarsi o nascondere peccati. Dio può concedere la possibilità di pentirsi all'ultimo anche a chi non ha la possibilità di avere un confessore vicino,ma ora non vorrei dilungarmi ed entrare in un territorio che spetta ai Sacerdoti.
Come più volte è stato rivelato: Chi si danna sa di dannarsi, cioè sa che sta rifiutando Dio deliberatamente. Per ulteriori chiarimenti le consiglio questo sito nel quale un esimio teologo domenicano risonde a domande di fede ,tra le quali quelle come la sua, peraltro pubbliche: http://www.amicidomenicani.it/sacerdote.php
Quanto all'aspetto ossessivo: un soggetto ossessivo potrebbe entrare nel vortice di ossessioni religiose. Rimuginazioni continue sull'aver confessato bene un peccato, confessioni continue fatte solo per scrupolo, terrore continuo di dannarsi nonostante la propria condotta integerrima, preghiere per annullare ansie o dubbi, compulsioni di vario tipo per annullare pensieri involontari come bestemmie o blasfemie.Si arriva a vedere Dio come un giudice in attesa di coglierci in fallo, quale non è. Questa è patologia e prima sono intervenuta proprio per distinguere questa condotta da quella di chi si confessa e prega non per un fine utilitaristico ma solo per ralizzare un incontro d'amore con lo sposo che è Cristo. Qualora queste ossessioni si verificassero, è inutille alimentarle con condotte religiose compulsive che non fanno che portare allo sfinimento se non alla disperazione. Dio non vuole questo. Come dice il dr. Pacini è necessario spegnerle alla radice, non dare risposte. Esulando dalla questione psicoterapica che non mi compete, mi permetto di consigliare di attuare una condotta contraria. Ossia coltivare la conoscenza dell'amore di Dio: contemplare la natura, il sorriso di un bambino, il grazie di una vecchietta a cui abbiamo fatto un piacere, pregare con parole di amore verso di Lui per incontrarlo nell'animo...lì c'è Dio quale egli è. Questa è la vera fede: confessione, preghiera, Eucarestia, sono incontri d'amore. Una lettura che consiglio per conoscere l'amore di Dio e' il diario di Santa Faustina Kowaslka:' La misericordia di Dio nella mia anima', nel quale parla anche dell'immagine e della festa della Divina Misericordia, voluta da Gesu', che abbiamo celebrato domenica scorsa, Istituita da Giovanni Paolo II , molto devoto di questa santa.
Un caro saluto e mille scuse per essere stata prolissa.

#12
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grazie signora per le utili informazioni di cui approfitterò senz'altro, e mi affido alla comprensione del dr. Pacini per aver abusato del suo blog!

#13
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Utente 266XXX

Eccellente articolo, che mi ha fatto comprendere molte cose della mia stessa situazione psicologica. Soffro spessissimo di crisi ossessive e debbo dire che mi ritrovo completamente in quanto scritto. Non auguro queste crisi a nessuno perché, lungi dal rivelarsi salutari "dubbi di fede", tengono la mente bloccata, fanno solo perdere tempo ed energie e paradossalmente lasciano più dubbiosi, spaventati e frustrati di prima. Agli utenti che indicano quali "prove dell'aldilà e dell'esistenza del castigo eterno" le (presunte) visioni di alcuni mistici cattolici, vorrei ricordare come la natura psicopatologica di molte di tali manifestazioni sia stata ampiamente studiata e documentata. E' notorio (e pacificamente accettato anche da larga parte della Chiesa) come S. Caterina da Siena e S. Teresa d'Avila soffrissero di anoressia e/o di altri disturbi nervosi spesso dovuti alle mortificazioni corporali e alla durezza della vita monastico-claustrale. Questi disturbi creavano modificazioni fisiologiche, percettive, emotive e comportamentali che a loro volta determinavano l'insorgere dell'esperienza mistico-estatica. E' il fenomeno delle c.d. "Sante anoressiche", su cui sono stati versati fiumi d'inchiostro. Purtroppo molte di queste "visioni" vengono riportate da centinaia di siti internet in maniera totalmente decontestualizzata e senza gli opportuni inquadramenti storici, teologici e scientifici . Tutto ciò a mio avviso contribuisce solo all'insorgere di angosce e psicosi, soprattutto nelle menti più fragili e sensibili. Vi lascio con una citazione del filosofo e scienziato Bertrand Russell : << Questa dottrina dell'inferno e della punizione eterna mi sembra piuttosto una dottrina di crudeltà, una dottrina che ha introdotto la crudeltà nel mondo, e che ha dato al mondo generazioni e generazioni di crudeli torture >>.
Saluto e ringrazio il dott. Pacini per il suo utilissimo articolo e mi scuso con tutti gli altri utenti se mi sono dilungato.

#14
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Ex utente

Quel teologo domenicano di quel sito (Amici Domenicani) dà delle risposte agghiaccianti. io credo che se fosse per lui, ritirerebbe fuori tutta la santa inquisizione e le crociate. ora non so se lui rispecchi realmente il vero aspetto della Chiesa Cattolica. io spero vivamente di no. mai sentite frasi più omofobe, intolleranti e di rigidità dogmatiche come quelle di Padre Angelo Bellon. sul serio chi solo si fa coscientemente una "pippa" va automaticamente all'inferno? e gli omosessuali? mi pare di capire che per lui sono tutti dei potenziali indemoniati e/o appestati, sempre con il rischi che vadano a finire all'inferno, pure se rimangono casti e puri. io credo che di questo passo (e se la Chiesa non si riforma un pochino) alla fine di questo secolo i laici saranno la maggioranza nel mondo. questo, a prescindere che uno sia credente o meno

#15
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Utente 425XXX

salve chi mi da un consiglio?io ho la paura e l'ossessione che i batteri sono animali ,con una loro vita sociale,me li immagino che giocano,si divertono e amano e quindi se li uccido vado all inferno

#16
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Dr. Matteo Pacini

In che senso un consiglio ? Qualcuno l'ha già valutata per questo. Poiché scrive qui presumo che o pensi o le abbiano detto che si tratta di un'ossessione, cosa in effetti verosimile.

#17
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Utente 425XXX

cioe' io mi immagino i batteri come degli animali che hanno una loro vita sociale,sentimenti,giocano e quindi non mi sento giusto ad ammazzarli.poi non so come muoiono,cioe' se io cammino li schiaccio o loro sopravvivono?quando accendo un fuocherello nel mio camino dove ci sono dei batteri presumo io li uccido ?che sono batteri ?simili ai vegetali o qualcosa di piu?sono arrivato a pensare di mettermi in un letto e stare li e non muovermi per non ucciderli

#18
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Dr. Matteo Pacini

Sì, questo l'aveva già detto. Ma non ha detto se è stato già diagnosticato o trattato o no.

#19
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Utente 425XXX

si depressione con doc

#20
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mi puo aiutare lei?

#21
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Dr. Matteo Pacini

In che senso la posso aiutare ? Lei ha quindi ricevuto una diagnosi di depressione/doc. La cosa torna. Sta seguendo una cura ?

#22
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non seguo una cura,,lei e' uno specialista?

#23
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Dr. Matteo Pacini

Sì. Con una diagnosi così strano che nessuno le abbia proposto una cura, perché ce ne sono, e presumo fosse andato appositamente a farsi visitare per avere un parere anche su una cura.

#24
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Utente 425XXX

in pratica sono vegano per etica e un giorno pensando ai batteri e acari che sono esseri viventi ho smesso di vivere,perche ogni azione che facciamo penso che ne uccidiamo e io mi sento in colpa.ora quella sui batteri sta passando perche una persona mi ha spiegato che sono come cellule giusto?ma gli acari?che sono animaletti e penso a ogni volta che cammina,o mi siedo su un materasso li uccido,non riesco piu a vivere sto nel letto ore e mi alzo solo per i bisogni essenziali

#25
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Dr. Matteo Pacini

Perché continua a ripetere il problema. Non le verrà certo data rassicurazione come se fosse una domanda come un'altra. Lei deve farsi curare, non passare il tempo a discutere di questa cosa. Non se ne esce con un ragionamento, ma eliminando questa domanda, a questi livelli perlomeno.
Non ha risposto alla domanda sulla terapia: non le è mai stata proposta una cura per il disturbo ossessivo ?

#26
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Utente 425XXX

si depakin e seroquel ma non li ho più presi,mi hanno fatto ingrassare...che significa che ripeto il problema ,io cerco una risposta,spero rassicurante

#27
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Dr. Matteo Pacini

Scusi ma vedo che neanche legge le risposte. La soluzione al problema avendo una risposta rassicurante ? No, cercare la risposta è il problema. Va curato questo.
Però questo l'ho scritto prima, e come se niente fosse mi spiega che cerca risposte... Allora a che serve commentare ?
Ora la cura non è assolutamente quella per una depressione o per un doc, per cui non torna. La diagnosi è evidentemente diversa, oppure la terapia non c'entra niente.

#28
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Utente 425XXX

ho risposto,mi ha chiesto se facevo una cura per il doc,ed e' si,terapia più farmaci.
non so se ho capito bene quello che ha scritto,ma la risposta che cerco io e' se e' giusto uccidere involontariamente gli acari o no?che sono acari esseri senzienti o no?questo mi ripeto ogni giorno

#29
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Dr. Matteo Pacini

Non le ho detto che non ha risposto.
Ho detto che non legge le risposte. Ora l'ha letta, ma non sembra aver capito.
Ripete ancora il contenuto della sua paura. Non altro.
La cura del doc non funziona con le risposte alle ossessioni. Spero che così sia sufficientemente chiaro.

La cura però non era per un doc, questo rimane un dato di fatto.

#30
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Utente 425XXX

e che avrei io secondo lei?

#31
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Dr. Matteo Pacini

E che posso saperne ? Mica si fanno diagnosi su un blog.
Lei ha detto quella diagnosi, che in effetti torna con i discorsi che ci ha presentato.
Però poi la cura non corrisponde a quella diagnosi. Questo si è detto. Non ho idea del perché di questa incongruenza. La cura è per un disturbo bipolare.

#32
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Utente 425XXX

non so, vorrei trovare qualcuno che mi spiega qualcosa su queste mie idee soltanto

#33
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Dr. Matteo Pacini

Non c'è nulla da spiegare. Ha già spiegato tutto Lei nella prima cosa che ha scritto. Vanno curate, già detto.

#34
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Utente 433XXX

Innanzitutto voglio fare le mie congratulazioni il dottor Pacini per l'articolo punto concordo pienamente con quanto sopraccitato, e inoltre ho vissuto in prima persona questa esperienza nei confronti della religione e dei meccanismi ansiosi che essa costantemente cerca di placare ed eliminare. Veramente dal punto di vista scientifico è un articolo assai interessante, molto illuminante, chiarifica tanti comportamenti e meccanismi che soggiacciono al fenomeno religioso punto per quanto riguarda la questione religione pienamente convinto di quanto viene affermato nell'articolo dal dottore. Riguarda i tanti commenti degli altri utenti, ci tengo a dire che una persona seguace di una religione non è migliore di una persona non religiosa, ma tengo a far notare che il sentimento morale e innestato in ciascun essere vivente indipendentemente dalla forma religiosa a cui si crede, a cui si è legati. Anzi, la struttura morale di ciascuno diventa è dovuta principalmente e indubbiamente al contesto in cui si cresce e all'interno del quale si sviluppano le relazioni genitoriali. Un cristiano non è migliore di un buddista o viceversa e né tantomeno un induista è migliore di un qualunque altro seguace religioso, E né le persone religiose sono migliori degli atei e viceversa. Soprattutto non si spiega perché la sessualità che è un qualcosa di innato nell'essere umano e in tutti gli altri esseri viventi debba essere vissuta nell' uomo con sensi di colpa, con disperazione, angoscia, con quel senso, quello stato di vergogna, di peccato... Vorrei proprio capire cos'è questa "grazia"...
Ancora complimenti per l'articolo del dottore, e con tutto rispetto per i credenti, religiosi... ma il fenomeno della vita e dell'uomo sono talmente grandi e ricadono nell'universale (e non nel particolare), che né le religioni né ogni altro aspetto relativo al contesto culturale di un popolo possono schematizzare l'esistenza umana. Cioè la sessualità è un qualcosa di biologico e universale, differenziato e schematizzato dell'Islam, dal cristianesimo e via discorrendo... Anzi, le religioni non fanno altro che alimentare il meccanismo ansiogena di cui parla il dottore nel suddetto articolo.

#35
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Ex utente

Io proporrei di rileggere la Bibbia ,credo che in pochi l'abbiamo capita .
La morale per come viene intesa al giorno d'oggi è uno scempio a quanto viene spesso ricordato da chi la studia .Non è questa che va di pari passo con la fede ,anche se aiuta , ma occorre be altro.

Ciao

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