Il pianeta degli uomini spenti: come le ossessioni portano alla deriva

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

l film, personalmente, l’ho trovato piuttosto lento, l’idea portante è rivelata e trattata solo nei dieci minuti finali, ma vale la pena di essere illustrata.

Una stirpe di esseri viventi proveniente da un pianeta ormai senza più risorse si rifugia dentro un’astronave gigantesca, nascosta dentro le forme esterne di un asteroide, e fa rotta verso la terra, che ha individuato come possibile nuovo terreno da colonizzare. Per questo ha approntato un meccanismo per garantirsi la sopravvivenza dentro l’astronave, e un dispositivo di attacco consistente in una flotta di dischi volanti che daranno l’assalto al momento opportuno. Invece, qualcosa va storto, forse “il tempo” calcolato male non permette agli alieni di sopravvivere, o forse l’ambiente stesso dell’astronave non è vitale come avevano calcolato. Di loro rimangono solo resti, e il sistema elettronico che hanno programmato per agire in autonomia, e che infatti continua a funzionare anche dopo che tutti sono morti, guidando l’asteroide ormai disabitato e i dischi volanti telecomandati.

I terrestri, in disaccordo sul da farsi, si dividono in due gruppi: i militari e lo scienziato, che scambiandosi anche le parti propendono ora per distruggere l’asteroide, ora per esplorarlo e tentare di capirci di più. Alla fine è lo scienziato a farsi incuriosire dall’asteroide, che, al di là dei suoi calcoli, sembra comportarsi come qualcosa che ha “una volontà”, un progetto che cambia nel tempo, cioè qualcosa di non calcolabile, come “i sentimenti umani”.

Una spedizione spaziale quindi atterra sull’asteroide e lo esplora, scoprendo il segreto della stirpe aliena ormai estinta. L’unica cosa non chiara è se esista un segreto nel segreto, qualcosa “da sapere” oltre a quello che appare. Lo scienziato, sacrificando la sua vita, rimane nell’asteroide per contemplare questa “verità”, mentre i militari, che non possono più rimandare, decidono di far esplodere l’asteroide. Chi entra nelle viscere della verità morirà con essa, mentre chi vuole vivere dovrà fare a meno di una verità definitiva.

Una discreta fiaba antiossessiva. L’ossessione è l’astronave, che non è bastata perché l’approdo di un’ossessione è sempre troppo lontano rispetto alla realtà. Si muore prima di avere la certezza, prima di raggiungere la perfezione, prima di conquistare l’immortalità. E così come la stirpe aliena, anche lo scienziato compie lo stesso errore, quello di volere la verità, e ci rimane chiuso dentro. Lo scienziato, così come fa chi è preso dall’ossessione, oscilla tra due decisioni: prima sostiene che secondo i suoi calcoli l’asteroide non entrerà in collisione con la terra; poi che va distrutto perché è si comporta in maniera non prevista; dopo ancora che non va distrutto ma conquistato ed esplorato. Le ossessioni sopravvivono alle risposte, così come il pianeta degli uomini spenti continua a viaggiare da solo dopo la morte dei suoi abitanti. Occupando sempre più spazio, spingono la vita mentale in un angolo, in letargo, e costringono il cervello a lavorare il 99% del tempo su questioni che non troveranno mai soluzione. Il commento sarcastico dei militari sulla morte del professore è “povero professore, al posto del cuore aveva una formula”. E’ la parte razionale, che cresce a dismisura nella rete delle ossessioni, e che ostacola il rapporto emotivo e intuitivo con la vita, quello per cui l’incertezza, il dubbio e gli elementi non conosciuti sono una benedizione, e non un difetto da sopprimere, in una ricerca suicida della verità definitiva.

Data pubblicazione: 23 febbraio 2013

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