Cinema e psichiatria: Matrix, il viaggio verso la coscienza di malattia
Neo (il protagonista) è un personaggio schivo, introverso, ha pochi amici, preferisce non uscire e passare il suo tempo, come hacker, a craccare i programmi al computer. Ha sempre avuto la sensazione che nel mondo intorno a lui qualcosa non funzionasse come doveva, ha sempre avuto la sensazione, il sospetto, che qualcosa intorno a lui non andasse. Tutto funzionava nella solita routine, che passa sempre con quella sensazione di chi sulla soglia non sa se entrare o rimanere fuori. La sua vita “tranquilla” viene scossa un giorno quando qualcosa inizia a cambiare, come improvvisamente succede a chi si risveglia all’improvviso da un sogno, come succede a chi all’improvviso inizia a dubitare della verità che detiene, della verità che pensava che esistessero intorno a lui. Sogno e realtà iniziano a fondersi, confondersi in una atmosfera fatta di allucinazioni/illusioni dove l’individuo Neo perde progressivamente la sicurezza del suo mondo verso una profonda incomprensione, destabilizzazione. Ecco che iniziano ad entrare nella sua vita delle persone “ guida” che cercano di dare un senso ai suoi sospetti, che cercano di illuminarlo verso quello che dovrà fare per liberare le sue catene da Matrix.
« Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. »
Allora il mondo che prima riteneva di conoscere diventa “strano”, Neo inizia a non capire cosa sta veramente succedendo ed in una atmosfera fatta di allucinazioni (la bocca che improvvisamente scompare), deliri (agenti che sanno tutto di lui e lo perseguitano), dissociazione (non riesce più a distinguere se è sogno o realtà quello che sta vivendo) e ansia, incontra la persona che sta cercando da una vita, Morpheus.
Inizia così la discesa, che poi è una vera e propria risalita della coscienza, verso una più profonda conoscenza del sé, verso una più profonda conoscenza della propria “malattia”. La scelta della pillola rossa, la scelta di una vita diversa, rappresenta in effetti l’accettazione che qualcosa dentro di sé ed all’esterno non sia davvero realtà, quella realtà che aveva sempre ritenuto essere reale e vera. Raggiunge infine la “verità”, la “verità” che davanti agli occhi e dentro di sé aveva sempre vissuto una sua “proiezione”.
Il risveglio infine è brusco, fatto di on/off, ma quando gli occhi infine si aprono, le parole rendono, il giungere della luce, definitiva la liberazione. Dalla vecchia vita, fatta di menzogne, finalmente ha raggiunto la libertà e la definitiva propria capacità di autodeterminazione: “Welcome to the real world”.