Quando l'informazione sanitaria è controproducente: il fenomeno WHYSIATI
La ricerca autonoma di informazioni mediche online rappresenta oggi un fenomeno diffuso che può paradossalmente compromettere l'aderenza terapeutica e il rapporto medico-paziente.
Molti pazienti, infatti, sperimentano ansia e confusione dopo aver consultato motori di ricerca per sintomi o farmaci, spesso decidendo autonomamente di interrompere trattamenti prescritti dopo aver letto foglietti illustrativi o forum online.
Indice
Cos’è il WHYSIATI
Il fenomeno trova spiegazione nel bias cognitivo denominato WHYSIATI ("What You See Is All There Is"), concetto elaborato dal premio Nobel Daniel Kahneman.
Questo meccanismo neuropsicologico porta l'individuo a formulare giudizi basandosi esclusivamente sulle informazioni immediatamente disponibili, senza considerare dati mancanti o contesto clinico specifico.
Accade perché il cervello, per ottimizzare le risorse cognitive, tende a processare rapidamente le informazioni visibili senza interrogarsi sull’effettiva frequenza statistica degli eventi, sulla rilevanza del caso specifico o sull’autorevolezza delle fonti consultate.
In ambito sanitario, questa scorciatoia cognitiva può generare decisioni clinicamente inappropriate e potenzialmente pericolose.
Perché le informazioni mediche online creano confusione
Le informazioni sanitarie online presentano caratteristiche strutturali che amplificano l'effetto WHYSIATI.
I contenuti, infatti, spesso mettono in evidenza effetti collaterali rari, scritti al solo scopo di proteggersi legalmente.
Inoltre, usano un linguaggio medico difficile da capire e non forniscono informazioni complete sui reali rischi per il paziente.
Questa asimmetria informativa genera, di conseguenza, nel paziente una percezione distorta della realtà clinica, portando a comportamenti controproducenti, quali:
- Interruzione di terapie essenziali
- Frequenti cambi di trattamento
- Peggioramento dell'aderenza terapeutica
Attivazione del pensiero critico: il “Sistema 2”
La neuropsicologia cognitiva identifica nel "Sistema 2" di Kahneman la soluzione a questo bias.
Localizzato prevalentemente nel lobo frontale, questo sistema rappresenta il pensiero riflessivo e analitico di ogni individuo.
La sua attivazione richiede strategie specifiche quali la sospensione del giudizio immediato, la verifica delle fonti attraverso enti sanitari accreditati, la contestualizzazione statistica dei rischi e, cosa fondamentale, la consultazione medica specialistica.
Il professionista sanitario rimane, infatti, l'unico in grado di tradurre l'informazione tecnica nel contesto clinico individuale specifico.
WHYSIATI: implicazioni per la pratica clinica
La consapevolezza dell’esistenza del fenomeno WHYSIATI dovrebbe orientare la comunicazione medico-paziente verso un approccio più strutturato.
È essenziale fornire informazioni contestualizzate, utilizzare dati quantitativi comprensibili e incoraggiare il dialogo critico piuttosto che una ricerca autonoma non guidata.
La medicina basata sulle evidenze richiede competenze interpretative specifiche che il paziente non possiede.
Per questo, riconoscere questi limiti cognitivi rappresenta il primo passo verso decisioni terapeutiche consapevoli e clinicamente appropriate.
Per approfondire:Esiste l'empatia online?