Far crescere l'autostima: coerenza e consapevolezza da coltivare

g.giunco
Dr. Gabriella Giunco Psicologo, Psicoterapeuta

Lo faccio per potermi guardare allo specchio la mattina”, questa la risposta data da un mio collega anni fa. Il responsabile del servizio gli aveva chiesto perché si ostinasse a lavorare considerato che era ricco di famiglia e avrebbe potuto limitarsi a gestire i beni di casa.

Lui rispose con quelle sole parole. Non servì altro.

Potersi guardare allo specchio, essere fieri di sé, per lui era legato al fare qualcosa di “buono” per mostrarsi degno di stima ai propri occhi. I propri occhi, non quelli degli altri. Una distinzione molto più sottile e meno ovvia di quanto spesso siamo portati a pensare.

Possiamo fare lo sforzo d'ascoltarci ed ammettere che abbiamo vissuto momenti in cui guardare il nostro viso in quello specchio, attivatore della nostra consapevolezza di noi stessi, è stato più facile o difficile di quanto lo sia oggi.

Non siamo ciò che facciamo, ma non riusciamo ad avere un’idea positiva di noi stessi se agiamo contro i nostri valori o per pigrizia rinunciamo ad essi: in altri termini, non siamo ciò che facciamo, ma se agiamo contro il nostro sé più profondo, stiamo male e addio sguardo sereno allo specchio.

Non importa se ci giudichiamo consapevolmente o meno, la nostra opinione di noi stessi è intaccata ogni volta che ci tradiamo, esattamente come gode di ogni nostra scelta coerente, che ci fa davvero vivere meglio. Non a caso, uno dei peggiori nemici dell’autostima e del vivere bene è dirsi “tanto lo saprò soltanto io”: noi siamo il nostro giudice più spietato.

Al contrario, fare qualcosa di concreto per alimentare una buona autostima significa agire in modo coerente con i propri valori e la propria visione del mondo, fare qualcosa che esprime ciò che siamo laddove più ci interessa essere noi stessi: per qualcuno può essere il lavoro, per altri la famiglia, gli amici, o un hobby, per altri ancora raggiungere/mantenere un buon equilibrio tra la sfera privata e lavorativa.

Si tratta di porre le basi per un circolo virtuoso a più livelli: serve una buona autostima per decidere che vale la pena ascoltare i nostri bisogni e impegnarci per soddisfarli, allo stesso modo ascoltarci ed iniziare a dare più valore ai nostri bisogni ci porterà ad azioni coerenti che a loro volta aumenteranno la nostra autostima.

Tutto questo senza contare l’impatto della qualità della nostra autostima sulla qualità delle nostre relazioni: non ho mai conosciuto persone pienamente assertive con una bassa autostima. Un’autostima efficace ci permette di costruire rapporti pienamente adulti: ci salva sia dal vivere gli altri come minaccia, sia dal considerarli esclusivamente come fonte dei riconoscimenti che non sappiamo farci da soli, sia dall’usarli come mezzi per i nostri scopi– non ci sentiamo un vaso di coccio tra vasi di ferro, né bambini a caccia d’approvazione per sentirsi degni d’amore, né strumenti per gli scopi di altri.

Un’altra ragione per migliorare la nostra autostima? Ci permette di riconoscere le qualità degli altri senza sentircene impoveriti, ed è così che ci alleggerisce dalla pesantezza di invidie davvero inutili. 

Non dimentichiamo, infine, che l’autostima è un ingrediente indispensabile della nostra autorealizzazione. Una ragione in più per lavorare seriamente sull' autostima, dato che l'autostima è una cosa seria e non viene "dopo" l'affrontare i propri sintomi, ansie e difficoltà, nè si può rimandare il prendersene cura a "quando le cose andranno bene", come se fosse la ciliegina sulla torta dell'autorealizzazione personale. L'autostima é qualcosa di fertile che viene "prima e durante" e permette di affrontare meglio problemi e sfide, pratiche, relazionali, esistenziali: umane.

 

Data pubblicazione: 25 settembre 2012

Autore

g.giunco
Dr. Gabriella Giunco Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2005 presso Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 14219.

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