Masturbazione maschile: ci sono metodi giusti e metodi sbagliati? La TMS
Molti utenti maschi, scrivono a noi clinici, per sincerarsi sulla normalità o disfunzionalità della pratica dell'autoerotismo. Si informano sulla possibile frequenza, convivenza all’interno di una vita sessuale/di coppia e, sulle modalità, sane, disfunzionali, soggettive, giuste o sbagliate.
Dalla caduta di capelli, alla dimensione del peccato di ancestrale memoria, alla censura di stampo cattolico, siamo passati ad una normalizzazione e soprattutto accettazione dell' auotoerotismo, come momento sano e ludico di incontro con la propria sessualità, come fase importante della crescita psico-sessuale e come training per la conoscenza dei soggettivi percorsi che portano al piacere sessuale.
Con questo articolo però, vorrei affrontare un altro aspetto relativo alla masturbazione maschile, che è quello della sua modalità.
Molti giovani, per educazione rigida ricevuta, per un aspetto estremamente moralistico e spesso sessuofobico, praticano l'autoerotismo, con delle modalità non proprio consone alla risposta sessuale.
Alcuni sviluppano forme di “autoerotismo alternativo”, come quello che consiste nell’assumere una posizione “prona”, a pancia in giù sfregando i propri genitali su tessuti o altro con lo scopo di raggiungere l’orgasmo. Questa modalità, nel loro immaginario e soprattutto nella loro coscienza, viene vissuta come sicuramente meno "voluta”, meno attiva e più passiva, tralasciando totalmente l’aspetto della manualità e delle sensazioni di intensità crescente.
Quando poi nel tempo, questi giovani uomini, saranno in procinto di vivere una possibile forma di intimità con una potenziale partner, si troveranno a fare i conti, con un passaggio da una dimensione di esclusivo “piacere solitario” a quello “condiviso”, ancor più complesso e difficoltoso.
La dimensione del piacere, dal punto di vista tattile, dell’intensità crescente, della modulazione manuale dei genitali, è ancor di più sconosciuta e spesso impossibile da raggiungere.
Le variabili che concorrono a questo blocco del piacere sono psichiche, relazionali e da cattivo apprendimento sessuale, infatti oltre alla capacità di lasciarsi andare all’altro\a, dovranno imparare altre forme di piacere genitalico, correlate a modalità del tutto inesplorate.
Cedere lo scettro del comando del piacere sessuale alla partner, alle sue mani, alle sue arti amatorie, alla sua psiche, al suo corpo, con “simbolismi e luoghi del piacere”, diventa difficile ed estremamente complesso.
Tra i pazienti che seguo per eiaculazione ritardata/anorgasmia, frequentemente nella loro storia clinica, la masturbazione avviene con modalità “non manuali” ed adeguarsi ad “altro”, come la partner e l' ambiente vaginale, diventa un percorso ad ostacoli, più le ovvie cause psichiche, intrapsichiche e relazionali, che correlano con l' anorgasmia dell' uomo.
Nella loro storia clinica, esiste un “apprendimento disfunzionale”, che ha strutturato una memoria corporea sia del piacere, che delle sue modalità.
Esiste una memoria corporea del piacere?
Sicuramente si.
Una sorta di apprendimento disfunzionale, ormai strutturato, che tende poi a compromettere e danneggiare la capacità di provare piacere in un rapporto sessuale. I genitali maschili infatti, "imparano" ad essere stimolati in modo sbagliato, con una forte pressione alla sua base anziché con lo scorrimento e la pressione del pene sulle pareti della vagina nella forma più naturale.
Questo disturbo, poco trattato nella letteratura andro-sessuologica italiana, viene molto approfondito in quella americana e prende il nome di TMS: “traumatic masturbation syndrome” (letteralmente: sindrome masturbatoria traumatica).
Il Dr. Wardell Pomeroy, famoso psico-sessuologo americano, blasonato sul piano scientifico e coautore di Kinsey, ha molto studiato questa sindrome, ed ha stimato che la masturbazione prona, si aggira intorno al 5-10%, una percentuale non affatto trascurabile.
Il Dr. Michael Perelman (2004), psichiatra ed urologo, della Cornell University, affronta questa problematica maschile, enfatizzando le conseguenze controproducenti sia per il mantenimento dell’eccitazione\erezione, che per la conseguente risposta orgasmica, spesso compromessa e\o assente ed ovvie conseguenze sulla possibilità di concepire naturalmente.
Cosa fare in questi casi?
Visita andrologica, per valutare se questa modalità di autoerotismo è compensatoria di qualche anomalia, una fimosi o un’impossibilità praticare la masturbazione ortodossa.
Valutare, in sede di visita andrologica, se avviene un corretto scorrimento del prepuzio sul glande, quindi se trattasi di un’ “abitudine compensatoria” di una problematica organica.
Escluse cause organiche, diventa indispensabile, effettuare una diagnosi clinica delle altre cause: psichiche, relazionali, sessuologiche, religiose, da cattivo apprendimento sessuale, ecc …..che concorrono all’insorgenza ed al mantenimento del disturbo sessuale, al fine di restituire al paziente la capacità di amare ancora, per una sessualità sana, ludica e vissuta con tutte le sue declinazioni e sfumature.