Tumore della mente: la depressione
Da alcuni è definita male oscuro, quasi a volerne esorcizzare la presenza. Strisciante e poco visibile quando c’è, poco presa in considerazione quando potrebbe esserci. Come i tumori. “Non sarà mica depressione?” “No, ma che dici!” Meglio non prendere in considerazione l’ipotesi, non sia mai che a pensarci poi arrivi davvero.
Parlando per immagini, fra depressione e tumori sono possibili alcune importanti analogie.
Anzitutto quella appena detta: la pericolosità di entrambe le malattie le avvicina nella nostra mente all’idea della morte. In televisione si ascoltano spesso casi di persone depresse o presunte tali che compiono omicidi-suicidi, perciò nell’immaginario collettivo l’esito nefasto della depressione è sempre quello: la morte. Come i tumori. Pur avendo fatto la scienza medica e quella psicologica progressi notevoli, è difficile smuovere nella gente una convinzione basata su una paura così atavica e radicata. Tutto ciò che riguarda la morte dev’essere rimandato il più possibile, messo fra parentesi. Neanche menzionato, come il diavolo, perché solo a dirne il nome potrebbe arrivare.
La seconda analogia fra depressione e tumori sta nella progressione implacabile con cui entrambe queste malattie avanzano, quando lasciate a se stesse. Proprio come il tumore trasforma e degrada il tessuto malato, aggredendolo e distruggendolo dall’interno, la depressione si appropria della risorsa psichica fondamentale senza cui l’individuo non può andare avanti: la motivazione. Il rischio più grosso della depressione è la rinuncia, l’inazione. Poco a poco si perde la voglia di andare a lavorare, di divertirsi, di amare e alla fine si fa fatica persino ad alzarsi dal letto la mattina. Come un malato di tumore all’ultimo stadio, il depresso grave ha perso la speranza di poter invertire il processo distruttivo, ancora peggio, ha perso l’interesse di guarire. Si lascia andare alla deriva, abbandonandosi alla sofferenza senza scorgere alcuna via d’uscita. Si sente ormai un peso anche per gli altri. Per una persona sana è difficile capire come si possa arrivare al suicidio, ma mettendosi nei panni di chi ha perduto ogni stimolo e il senso stesso della vita, l’estremo gesto diventa non solo comprensibile, ma l’unica strada logicamente percorribile per mettere fine alla fonte di ogni sofferenza: la vita stessa.
La terza analogia è per fortuna di segno positivo. Così come gli eminenti oncologi ci ricordano, come il Prof. Veronesi che ogni tanto vediamo in Tv con il suo piglio combattivo e ottimista, la lotta ai tumori ha visto il numero delle vittorie spostarsi nel tempo nettamente in favore del paziente. Allo stesso modo, dalla depressione si può uscire. Aiutati dai rimedi farmacologici da un lato, come gli antidepressivi Ssri dell’ultima generazione e dalle cure psicoterapeutiche dall’altro, molte persone depresse riescono oggi ad aver ragione di questo male.
Oltre alle analogie, esiste anche un legame immediato che unisce tumori e depressione: chi è affetto da tumore può cadere in forme di depressione più o meno gravi.
Perciò, alle prime avvisaglie di perdita di motivazione, di abbattimento o rinuncia, non aspettate inutilmente. Fatevi vedere almeno dal vostro medico di base. Meglio ancora, richiedete una visita specialista da uno psichiatra o un consulto da uno psicologo e fugate ogni dubbio.
(si ringrazia il Dr. Salvo Catania per la cortese revisione)