L'accettazione non è rassegnazione

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta

L'accettazione di sè intesa come approccio per affrontare le emozioni difficili e gli stati mentali di spiacevoli spesso viene fraintesa e confusa con la rassegnazione, così nella mia attività clinica di psicoterapeuta spesso mi sento rivolgere domande come queste:

 "Come posso accettare questo dolore?" 

"Vorrei che la mi tristezza diminuisse"

Queste reazioni riflettono una strategia sottostante che, anche se volta ad evitare o allontanare pensieri e sentimenti negativi, può essere estenuante poichè richide un massiccio impiego di energie però può funzionare, a volte può funzionare, quindi perché rischiare di utilizzare una strategia diversa e non familiare?

In questi momenti, piuttosto che rispondere direttamente a questa domanda, trovo utile ricordare a me stesso tre punti semplici:

1. Permettere alle emozioni negative di esistere nelle nostre vite, per il momento, non significa che abbiamo scelto di non agire.

Il concetto di accettazione intende descrivere la possibilità di sviluppare una relazione diversa con l'esperienza, che consente di darci il permesso di lasciarla esistere. Essere consapevoli significa regis-trare la presenza di un'emozione sgradevole o dolorosa prima di scegliere il modo in cui reagire. Ci vuole un vero impegno e comporta un orientamento intenzionale della nostra attenzione.

È fondamentale chiarire che "consentire" non equivale ad essere rassegnati, passivi o indifesi.

2. Negare che stiamo vivendo uno stato d'animo negativo è più rischioso per la tua salute mentale. 

L'opposto di consentire, ovvero rifiutare è in realtà piuttosto rischioso. Essere riluttanti a sperimentare pensieri, sensazioni o sensazioni negative è spesso il primo anello di una catena mentale che può in-durre a cronicizzare schemi mentali automatici, abituali e critici.

Possiamo osservarlo quando qualcuno dice: "Sono stupido per pensarla così" o "Dovrei essere ab-bastanza forte per farcela." Al contrario, spostando la posizione di base verso l'esperienza, da uno di "non volere" a uno di "apertura", consente a questa reazione a catena di risposte abituali, di inter-rompere il circolo vizioso fin dall’inizio del processo. Quindi, "Dovrei essere abbastanza forte" diven-ta: "Ah, la paura è qui" o "Mi sto giudicando!".

3. L'accettazione ti aiuta a superare ogni spiacevole esperienza. 

La relazione d'aiuto che si instaura tra lo psicoterapeuta e la persona offre un modo concreto per sperimentare la possibilità di "permettere e lasciare" che l'esperienze difficili.

Infatti, spesso le persone razionalmente "sanno" che potrebbe essere utile essere più amorevoli, premurosi e accettanti verso sé stessi e ciò che sentono, ma non hanno idea di come farlo. È improb-abile che queste esperienze non sono generate semplicemente da uno sforzo di volontà. Invece, richiedono di lavorare attraverso il corpo con ripetute pratiche nel tempo per notare le proprie sensa-zioni come l'ansia, può apparire come oppressione al petto, o la tristezza come pesantezza nelle spalle.

Portare attenzione / consapevolezza alle sensazioni che accompagnano le esperienze difficili offre la possibilità di imparare a relazionarsi in modo diverso a tali vissuti in ogni momento. Col tempo, questo lavoro attraverso il corpo consente di sperimentare, attraverso la propria pratica esperien-ziale, la possibilità di affrontare esperienze spiacevoli in modo diverso e non distruttivo.

Ci sono tre modi per iniziare per sperimentare la consapevolezza nella vita quotidiana:

1) Quando si comincia una nuova attività: ad esempio un incontro con 2 minuti di silenzio e attenzione al respiro.

2) Durante una situazione che stiamo vivendo orientare l'attenzione sul respiro o sulle sensazioni corporee percepite. Ad esempio mentre stiamo mangiando, ascoltando la musica, toccando il nostro vestito, guardando una fotografia ecc.

3) Oppure quando stai solo aspettando, tra le cose in programma (portando delicatamente l'attenzione sul respiro i suoni, le sensazioni, la vista o anche i pensieri mentre siamo fermi al semaforo rosso, alla fermata dell'autobus oppure in fila alla cassa del supermercato, o aspettando che arrivi qualcuno con cui abbiamo un appuntamento).

In queste situazioni, utilizza il respiro come "ancora" per la consapevolezza nel momento presente. Focalizza la consapevolezza sull'osservazione delle sensazioni provenienti dal respiro.

Consenti a te stesso di sentire il respiro mentre entra dalle narici ed esce dalla bocca e la pausa tra l'inspirazione e l'espirazione. Non cercare di controllare il respiro. Basta lasciarlo andare e veni-re. Porta la massima attenzione, il più completamente e continuamente possibile alla sensazione diret-ta del respiro.

 

Dopo un po', se lo desideri, quando hai stabilito la consapevolezza sulla sensazione del respiro, po-tresti allargare l'attenzione per includere tutte le sensazioni corporee insieme alla sensazione del respiro. Di nuovo, non provando a cambiare nulla. Permetti semplicemente a te stesso di sentire ed essere consapevole delle mutevoli sensazioni nel corpo. Concedendoti di sentire la tua vita in questo momento nella consapevolezza, la sincera consapevolezza di ciò che è qui in questo momento.

Ogni volta che ti senti perso o confuso o frustrato, riporta la consapevolezza alla sensazione del respiro. Potrebbe essere necessario farlo frequentemente, specialmente se sei alla prima esperienza.

L'importante è la qualità della consapevolezza che porti al momento presente. Un momento di consapevolezza, un respiro quando siamo veramente presenti, può essere abbastanza profondo.

 

Non ti resta che provare!

 

 

Data pubblicazione: 27 gennaio 2019

2 commenti

#1

Chiaro, utile, interessante! Condivido questo sguardo sul
mondo , che aiuta il cambiamento.. brava come sempre..! Magda M.

#2
Dr.ssa Sabrina Camplone
Dr.ssa Sabrina Camplone

Grazie Magda :)
Il respiro e il corpo hanno molto da raccontare a ciascuno di noi.

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