La Depersonalizzazione

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Dr. Alessio Congiu Psicologo, Psicoterapeuta

La depersonalizzazione esprime uno stato dissociativo che si manifesta con una generale alterazione della percezione di se stessi. Più nello specifico, la maggior parte delle persone che ha avuto esperienza diretta di questa condizione riporta di essersi sentita distaccata dalle proprie emozioni (es.,”Non riesco a provare niente”), dai propri pensieri (es., “Ho la testa ovattata”, “Mi sembra che i pensieri che mi passano per la mente non siano i miei”), o dalle sensazioni del proprio corpo (“Ho l’impressione che il corpo non sia il mio”).

 

È comune la sensazione di sentirsi spettatori in terza persona di se stessi, come se la propria volontà si limitasse ad una pura osservazione passiva di un corpo dotato di vita propria (“Ho la sensazione di non avere controllo dei miei movimenti e del mio eloquio”), aspetto quest’ultimo che spiega la natura dissociativa di questa condizione.

 

Anche la percezione del tempo può apparire alterata, lasciando colui che sperimenta la depersonalizzazione in uno spazio temporale globalmente rallentato. Nel complesso, tali alterazioni percettive vengono vissute in modo episodico, perdurando fino ad un massimo di qualche giorno. Ciononostante, il forte timore con cui si presenta può di fatto incrementare la permanenza della sintomatologia, specialmente laddove si presentasse un’ideazione catastrofica circa la presenza di tali alterazioni percettive (es., “Sto per impazzire!”, “È sicuramente il campanello d’allarme di un danno cerebrale irreversbile!”, “Sto perdendo il controllo!”).

 

Malgrado venga vissuta con grande spavento quando presente, la depersonalizzazione non rappresenta sempre una condizione patologica. In molte culture religiose orientali tale vissuto esprime al contrario una condizione desiderata, autoindotta intenzionalmente durante la meditazione attraverso una modificazione della respirazione.

 

Solitamente è associato a situazioni fortemente stressanti come pure all'utilizzo di sostanze psicotrope (es., cannabis) ed a condizioni molto intense di ansia, dove si pensa sia conseguente ad una condizione di iperventilazione; non a caso rientra tra i sintomi dell’episodio di Panico (intensa risposta di paura): 

  1. Battito cardiaco accelerato con intense palpitazioni (tachicardia)
  2. Sudorazione
  3. Tremori o contrazioni muscolari rapide ed involontarie (mioclonie)
  4. Respirazione affannosa (dispnea)
  5. Sensazione di soffocamento
  6. Dolore o fastidio al petto
  7. Nausea o dolori addominali
  8. Vertigini, sensazione di svenimento o di avere la testa leggera
  9. Brividi o sensazione di calore
  10. Intorpidimento dei muscoli e formicolii (parestesie)
  11. Sensazione di irrealtà (derealizzazione) o di essere distaccati dal proprio corpo (depersonalizzazione)
  12. Paura di perdere il controllo o “impazzire”
  13. Paura di morire

 

Qualora la depersonalizzazione fosse realmente imputabile alla presenza di una condizione ansiosa, potrebbe essere gestita efficacemente con una respirazione diaframmatica (es., 3 secondi per l’inspirazione e altri 3 secondi per l’espirazione), che agirebbe riducendo l’iperventilazione e la conseguente alterazione dei livelli di ossigeno a livello cerebrale a cui si associano tali alterazioni percettive.

 

Ciononostante, prima che la depersonalizzazione venga gestita come sintomo dissociativo/ansioso, sarebbe opportuno escludere la presenza di eventuali condizioni mediche rivolgendosi ad uno specialista. 

Data pubblicazione: 16 maggio 2019

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