Lettera di Addio al Prof. Vincenzo Disanto
LETTERA DI ADDIO AL Prof. VINCENZO DISANTO (letta durante il rito funebre tenutosi c/o la Chiesa di Santa Maria della Salute dell’Ospedale Miulli il 11/04/2013 alle ore 11.30)
Oggi è un giorno molto triste per tutti noi. Il tanto amato Professor Disanto ci ha lasciato ed è salito serenamente al cielo. Il suo passaggio terreno di certo ha lasciato un evidente ed indelebile segno che sicuramente si perpetuerà nel tempo. Ricorderemo sempre i suoi grandi insegnamenti, la sua totale dedizione alla medicina ed al continuo aggiornamento professionale, la sua continua progettualità e visione futuristica come se il tempo che passava in fretta non avesse alcuna influenza sul suo modo di agire. Tanto che quest’anno , prima che la malattia lo assalisse, aveva già progettato con il solito entusiasmo di tenere un corso di chirurgia laparoscopica nella lontana Cina.
Il professore, uomo di poche parole, schivo, non desideroso di essere al centro dell’attenzione, severo nei suoi atteggiamenti specie con chi con lui quotidianamente collaborava, nascondeva una profonda umanità da pochi conosciuta dimostrata sul campo con i fatti, con la professionalità nell’accogliere a braccia aperte tutti i tipi di malati appartenenti a qualsiasi ceto sociale senza adoperare alcuna distinzione, salvaguardando quotidianamente la dignità dell’uomo: Il suo motto era “il malato deve essere al centro delle nostre attenzioni”.
Per noi è sempre stato un ottimo padre di famiglia, più che un Direttore a volte un po’ severo, ma sempre pronto a risollevarci nei momenti di sconforto.
Guarda caso oggi la Chiesa Cattolica, e secondo me anche questo è un segno divino, festeggia San Bonifacio Santo Martire patrono della Polonia intrepido sostenitore della dignità dell’uomo, difensore dei piccoli e dei poveri.
In quest’ultimo anno il professore ha lottato contro la sua malattia come il suo solito con grande tenacia sino a sconfiggerla totalmente. Purtroppo però negli ultimi mesi sono subentrate complicazioni che gli hanno tolto prima l’uso della parola e poi progressivamente le forze. In questi mesi il professore ha vissuto con molta dignità la sua malattia cercando di non farla pesare su alcuno, cercando di reagire giorno per giorno con tutte le sue forze al decadimento delle sue condizioni cliniche, cercando allo stesso tempo una pace spirituale. Quotidianamente insieme alla caposala Tina e a don Giuseppe recitavamo la preghiera mattutina e lui accettava di buon grado questa abitudine intentando, finchè ha potuto, il segno della croce, un gesto che sicuramente gli avrà fatto guadagnare la salita diretta in paradiso. In questo modo si è così spento lentamente, dolcemente e serenamente nella sua casa come se il tutto fosse stato predestinato e forse da lui progettato.
Quel che più ci ha fatto piacere è quello di ospitare il professore non in una stanza di Ospedale, ma in una stanza della sua casa accolto ed accudito da una grande famiglia che lui per primo ha sempre voluto che fosse amalgamata: la grande famiglia del Miulli. Così lui la chiamava.
In questi giorni della sua permanenza al Miulli sono rimasto sorpreso dall’andirivieni dimesso, composto, decoroso, silenzioso, quasi impercettibile di tutte le persone che lo conoscevano, senza mai accalcarsi, senza mai creargli molestia, diretto solo a porgergli un semplice saluto ed augurargli una pronta guarigione.
In questo momento così doloroso per noi terreni caro professore potremo garantirti che tutti noi, io compreso, faremo tesoro dei tuoi insegnamenti perpetuando ciò che tu hai sapientemente iniziato.
Grazie Professore. Rimarrai sempre nel mio cuore.